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Nuovi orari ambulatoriali

Nuovi orari ambulatori in Humanitas San Pio X.

A partire da maggio 2016 è possibile usufruire dei servizi ambulatoriali fino alle ore 20.00.

Nuovi Orari

Ambulatori

dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 20.00 e il sabato dalle 08.00 alle 14.00

Servizio Diagnostica per immagini (TAC e Risonanze)

dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 20.00 e il sabato dalle 08.00 alle 14.00

Punto Prelievi SSN

dal lunedì al venerdì dalle 7.00 alle 10.00 e il sabato dalle 08.00 alle 12.00

Punto Prelievi Privati

dal lunedì al venerdì dalle 07.30 alle 14.00 e il sabato dalle 08.00 alle 11.00

 

All’interno della Struttura è disponibile l’opuscolo Pronto Pio per consultare numeri di telefono e orari.

 

Obesità, 9 consigli per riconoscerla e affrontarla

L’obesità è una malattia caratterizzata da un accumulo patologico di grasso corporeo che porta a conseguenze importanti per lo stato di salute e la qualità della vita. L’obesità è un problema di salute pubblica a livello mondiale e incide sulla durata della vita perché può portare all’insorgere di disturbi quali pressione alta, diabete mellito, apnee notturne e patologie cardiovascolari.

Il Dott. Ezio Lattuada, Responsabile del Centro di Chirurgia della Grande Obesità e Malattie Metaboliche di Humanitas San Pio X ci aiuta a rispondere alle domande più frequenti che riguardano questa malattia.

Essere sovrappeso può portare alla comparsa di alcuni disturbi?

Si, il sovrappeso è spesso correlato a problemi di salute, tra cui:

  • Problemi cardiaci e infarto
  • Pressione alta
  • Diabete
  • Cancro
  • Colecisti e calcoli biliari
  • Osteoartrite
  • Gotta
  • Problemi respiratori, come apnee del sonno e asma

“Numerosi studi clinici hanno evidenziato – afferma il Dott. Ezio Lattuada – che la gravità delle malattie correlate all’obesità sono direttamente proporzionali all’eccesso ponderale ed incidono negativamente sulla qualità di vita del paziente obeso”.

Come sapere se si è in sovrappeso?

Viene definita obesità un eccesso di grasso corporeo totale. Per la misurazione dell’obesità viene comunemente utilizzato l’Indice di Massa Corporea (BMI) che calcola il peso in relazione all’altezza. Viene considerata obesa una persona il cui indice di massa corporea è pari o superiore a 30.

Tutto il grasso è cattivo?

Una certa quantità di grassi all’interno della dieta è necessaria per la salute. Ma, è importante evitare quelli saturi e privilegiare quelli non saturi, come i grassi provenienti dal grano, dalle nocciole o dalle fonti vegetali.

“Generalmente, i grassi di origine animale – spiega il Dott. Lattuada – sono quelli che aumentano i livelli della colesterolemia ed in particolare del colesterolo LDL, che può danneggiare le pareti delle arterie”.

Quali step seguire per perdere peso?

Per perdere definitivamente peso è importante:

  • Educare se stessi ad abitudini alimentari più sane
  • Avere un obiettivo realistico
  • Formulare un piano alimentare strutturato con un medico e un dietologo e ricevere un adeguato follow-up.
  • Fare esercizio fisico

“È sbagliato – continua il Dott. Lattuada – pensare di dimagrire stabilmente con i digiuni forzati, bisogna invece fare attenzione alla scelta degli alimenti, riducendo in particolare i cibi ipercalorici e bisogna soprattutto aumentare l’attività fisica”.

Quale sport praticare?

Non importa quale tipo di sport o attività fisica verrà praticata; sport, esercizio, faccende domestiche o attività legate al lavoro portano tutte a dei benefici.

Negli ultimi anni, vengono privilegiati gli esercizi di routine per la riduzione e il mantenimento del peso.

Alcune pubblicità mostrano come un solo macchinario possa far lavorare tutto il corpo e raggiungere, così, i risultati di cui si ha bisogno. Comunque, molti di questi attrezzi potrebbero essere d’aiuto solo per specifiche condizioni, come quelle cardiovascolari. Inoltre, questi macchinari permettono un numero limitato di esercizi e non vanno bene per tutti i casi.

Per scegliere un programma mirato alle proprie esigenze, è consigliabile rivolgersi al proprio medico o ad un trainer sportivo certificato.

Quanta attività fisica svolgere?

Gli studi dimostrano che anche le persone più sedentarie possono raggiungere risultati significativi con solo 30 minuti o più di attività fisica al giorno.

Per maggiori benefici, gli esperti suggeriscono 30 minuti di attività aerobica di media intensità, 3 volte a settimana, più esercizio anaerobico come potenziamento muscolare e stretching due volte alla settimana.

Se si è stati inattivi per molto tempo, è consigliabile iniziare con attività meno faticose, come camminata o nuoto a ritmo regolare così da non stressare il corpo. Una volta raggiunta una migliore forma fisica è bene aumentare gradualmente il carico di attività.

“Le persone obese non devono perdere occasioni per aumentare l’attività fisica; devono cercare – continua il Dott. Ezio Lattuada – di utilizzare meno possibile gli ascensori, l’automobile o la moto e privilegiare le scale, i mezzi pubblici e delle salutari camminate)

L’effetto “yo-yo” può essere dannoso?

La continua perdita e ripresa di peso viene definita effetto “yo-yo”. La perdita di peso può essere graduale o più sostanziosa; tuttavia, alcuni esperti sostengono che l’effetto yo-yo sia dannoso per la salute e che, per le persone affette da obesità, sia meglio mantenere cercare di mantenere un peso stabile. Tuttavia, non ci sono prove evidenti a sostegno di queste affermazioni. La maggior parte delle ricerche sull’obesità, infatti, dimostrano come gli individui affetti da questa patologia facciano più tentativi prima di riuscire a perdere peso con successo.

“L’effetto “yo-yo” è dannoso – afferma il Dott. Lattuada – perché solitamente il paziente tende nel tempo ad un aumento progressivo del peso; questo determina una condizione di frustrazione e delusione che non lo aiutano ad un controllo ottimale delle proprie abitudini alimentari ed alla fine il paziente raggiunge livelli di obesità grave, con BMI superiore a 40.  Quando l’eccesso ponderale raggiunge questi livelli si deve, talvolta, ricorrere ad interventi chirurgici per l’obesità grave”.

Come evitare le diete “alla moda”?

Molte diete alla moda hanno le seguenti caratteristiche:

  • Promettono risultati veloci
  • Consigliano un singolo prodotto o regime alimentare
  • Raccomandano tesi basate su un singolo studio
  • Sostengono tesi confutate da organizzazioni scientifiche affidabili
  • Stilano una lista di cibi “buoni” o “cattivi”
  • Raccomandano prodotti da vendere
  • Raccomandano studi non verificati da altre ricerche
  • Sostengono studi che non prendono in considerazione il singolo individuo, ma un gruppo di persone
  • Eliminano uno o più di cinque gruppi alimentari.

È importante riconoscere ed evitare una dieta alla moda privilegiando, invece, un’alimentazione sana e varia.

Come prevenire il recupero del peso perso?

Per prevenire il recupero del peso è consigliabile:

  • una perdita di peso regolare e costante. Chi perde peso lentamente facendo più esercizio, infatti, tende a non recuperare i kg persi.
  • Assumere meno calorie riducendo il consumo dei grassi al 30% o meno del totale delle calorie giornaliere assunte.
  • Non saltare i pasti
  • Consumare snack poveri di grasso e con poche calorie, come frutta e verdura. Gli spuntini, infatti, hanno un grosso impatto sul totale delle calorie assunte.
  • Scegliere cibi ricchi di fibre come pane di grano, cereali, pasta, riso, frutta e verdura. Questi cibi permettono di assumere minori quantità di calorie, ma saziandosi prima.
  • Mantenere un diario giornaliero del cibo assunto. È utile scrivere tutto quello che si è mangiato o bevuto, ma è anche importante essere onesti e accurati altrimenti il diario non potrà essere d’aiuto.
  • Non escludere gruppi di alimenti per assicurarsi di assumere tutti i nutrienti di cui si ha bisogno.

“Una riduzione stabile dell’eccesso ponderale – conclude il Dott. Ezio Lattuada – può essere ottenuta solo grazie ad un cambiamento radicale del proprio comportamento che prevede: un aumento consistente dell’esercizio fisico, un diverso atteggiamento nei confronti del cibo, la scelta razionale degli alimenti. Questi obiettivi possono essere ottenuti grazie al supporto di un team multidisciplinare che comprenda dietologo e psicologo”.

 

Vaccinazioni in età pediatrica: domande e risposte

Le vaccinazioni proteggono i bambini da una serie di patologie potenzialmente pericolose per la vita, tra cui difterite, morbillo, poliomielite e pertosse. Se oggi queste patologie possono essere considerate rare è grazie al lavoro svolto dai vaccini.

Immunità naturale o vaccini?

Un’infezione naturale può stimolare maggiormente il sistema immunitario rispetto al vaccino, ma ci sono dei rischi. Per esempio, una semplice varicella potrebbe portare allo sviluppo di polmonite, la poliomielite potrebbe essere causa di una paralisi permanente, una normale parotite potrebbe condurre a sordità e un’infezione da Haemophilus influenzae di tipo B potrebbe portare a danni cerebrali.

Lo scopo delle vaccinazioni è quello di prevenire queste patologie e di conseguenza le potenziali complicazioni correlate.

I vaccini sono causa di autismo?

I vaccini non causano autismo. Nonostante i numerosi dibattiti sull’argomento, la letteratura scientifica è unanime nel ritenere che non esista un rapporto causa-effetto tra vaccini e autismo. L’unico studio che nel 1998 ipotizzò una correlazione fu poi ritirato in quanto falsificato.

Gli effetti collaterali dei vaccini possono essere dannosi per la salute?

Come tutti i farmaci, anche i vaccini possono avere effetti collaterali. Solitamente, questi effetti sono di lieve entità come febbre e dolore nel sito di inoculo. Talvolta i vaccini possono provocare cefalea, spossatezza o perdita di appetito. Solo molto raramente il bambino manifesta reazioni allergiche o sintomi neurologici. Il rischio che un vaccino possa causare danni permanenti è molto basso (circa 1:1’000’000), di gran lunga inferiore al beneficio.

Per precauzione non vengono sottoposti a vaccinazione i bambini allergici a specifici componenti del vaccino. Ugualmente, nel caso in cui il bambino sviluppasse una reazione allergica post-vaccinale, non verranno proposte altre dosi del medesimo vaccino.

Perché i vaccini vengono somministrati così presto?

Gli anticorpi che la mamma trasmette al figlio attraverso la placenta – spiega il Dott. Marco Nuara Pediatra esperto in Allergologia dell’Unità Operativa di Neonatologia e Patologia Neonatale di Humanitas San Pio X – possono proteggere il bambino nei primi mesi di vita, ma poi si esauriscono, lasciando il bambino indifeso e con un sistema immunitario immaturo. Gli anticorpi trasmessi con il latte materno aiutano il bambino a difendersi dalle infezioni, ma non sono in grado di proteggerlo da quelle più gravi. Per questo motivo è raccomandabile vaccinare i bambini nel primo anno di vita: perché più fragili e maggiormente a rischio di complicanze”.

Il genitore deve scegliere a quali vaccinazioni sottoporre il bambino?

L’obbligatorietà di alcuni vaccini li rende invisi a taluni genitori che li vedono come una costrizione e non una grande opportunità per tutelare i propri figli; altri genitori invece considerano i vaccini non obbligatori meno importanti. Personalmente – aggiunge il Dott. Nuara – consiglio di eseguire tutti quelli raccomandati”.

Nel caso le vaccinazioni non vengano eseguite o vengano somministrare in modo incompleto,  il bambino rimane vulnerabile a patologie potenzialmente gravi per la salute che potrebbero essere evitate.

“Bisognerebbe inoltre tener presente – continua il Dott. Nuara – che esistono persone che non possono eseguire le vaccinazioni o che sono immunodepresse, per le quali alcune infezioni ritenute ‘banali’ possono diventare fatali. Per queste persone l’unica protezione è rappresentata dalla ‘immunità di gregge’ cioè dalla scarsa circolazione dell’infezione virale o batterica: questo risultato si può ottenere se almeno il 95% della popolazione è vaccinato. Con l’attuale calo dell’adesione vaccinale alcune patologie prevenibili potrebbero tornare ad essere comuni e a mietere vittime”.

Per qualsiasi dubbio relativo ai vaccini è consigliabile confrontarsi con il proprio pediatra di fiducia.

Screening prenatale e falsi miti

Spesso, la gravidanza è accompagnata da un mix di emozioni. In particolare, durante il periodo di attesa potrebbero sopraggiungere momenti di ansia.

Per alcune donne, l’ansia si manifesta nel dover effettuare uno screening  prenatale, test che identifica un rischio di anomalie cromosomiche prima della nascita.

La paura è comprensibile, ma sfatiamo alcuni miti con l’aiuto della Dott.ssa Marinella Dell’Avanzo, Aiuto Dirigente dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia di Humanitas San Pio X.

5 miti sullo screening prenatale

 

“È sempre necessario effettuare uno screening  prenatale”

Alcuni test, come ad esempio l’ecografia e lo screening del siero materno, possono essere effettuati da tutte le donne in attesa.

Ma, se si ha più di 35 anni, se l’ecografia e gli esami del sangue presentano valori alterati o se si ha una storia familiare di difetti congeniti alla nascita o disordini cromosomici, la gravidanza può essere considerata ad alto rischio ed è, quindi, consigliabile procedere con  lo screening prenatale o esami invasivi.

“È importante – spiega la Dott.ssa Dell’Avanzo – fare  un “counseling” prenatale durante il primo trimestre di gravidanza  così che la coppia scelga consapevolmente l’indagine invasiva o non secondo la propria etica”

 “Tutti gli screening sono invasivi”

Alcuni test prenatali, come l’amniocentesi e la villocentesi, sono invasivi e, se vengono effettuati ,esiste un rischio di aborto spontaneo (1%). Ma, grazie ai test più recenti e, non invasivi, molte donne non sentiranno il bisogno di eseguirli.

Le nuove tecnologie, infatti, permettono di individuare il rischio presunto di anomalie cromosomiche semplicemente con il prelievo di sangue materno. Meglio se tale prelievo è accompagnato contemporaneamente da un ecografia.

Attualmente, lo screening prenatale identifica gravidanze a rischio per il numero dei cromosomi, come ad esempio: trisomia 13, trisomia 18, trisomia 21 (Sindrome di Down) e disordini della differenziazione sessuale (esempio sindrome di Turner).

“In futuro – aggiunge la Dott.ssa Dell’Avanzo – ci auguriamo che con un semplice prelievo ematico si possa ottenere il cariotipo“.

“Tutte le anomalie cromosomiche portano alla malattia”

Non tutte le anomalie sono gravi come la trisomia 13 o la trisomia 18.

Tutti gli individui, infatti, presentano delle varianti all’interno del proprio patrimonio genetico e cromosomico. Alcune di queste variazioni, comunque, potrebbero incrementare il rischio di avere particolari anomalie.

“Non tutte le anomalie cromosomiche portano a gravi malattie. Ad esempio – spiega la Dott.ssa – la Sindrome di Turner (45XO) non sempre comporta gravi deficit intellettivi.”

“Un risultato negativo significa un bambino sano”

No, i test di oggi sono più precisi e in grado di individuare più anomalie rispetto al passato, ma alcuni disordini potrebbero non essere rilevati.

La Detection Rate per quanto riguarda la Sindrome di Down mediante il test del Dna è intorno al 99%.

“I test statistici – aggiunge la Dott.ssa –  hanno tutti un rischio di falsi positivi e falsi negativi”

“Il risultato di un test statistico può aiutare a scegliere”

L’informazione di un test statistico (sia Bi test o Test al Dna) può aiutare a gestire la gravidanza con la coppia.

Per esempio, se il test per la ricerca del rischio inerente alla Sindrome di Down risulta elevato, il medico consulente offrirà alla coppia l’opzione di sottoporsi ad esami  invasivi.

 

Tutto questo può spaventare una futura mamma, ma la prevenzione è importante e ,le informazioni più corrette possibili, possono aiutare a scegliere un percorso personalizzato per i futuri genitori.

 

Vasino, quando è il momento giusto?

Insegnare al proprio bambino come usare il vasino può essere motivo di stress per molti genitori che lo vorrebbero autonomo dal pannolino il prima possibile.

Si tratta di una importante conquista che aiuta il bambino ad acquisire maggiore sicurezza e autonomia. Il ruolo dei genitori – spiega il Dott. Marco Nuara, Pediatra esperto in Allergologia dell’Unità Operativa di Neonatologia e Patologia Neonatale di Humanitas San Pio X– è fondamentale per supportare con entusiasmo questi progressi facendo attenzione che le proprie aspettative non siano causa di forzature e delusioni.”

Nonostante non ci sia un’età stabilita per imparare ad utilizzare il vasino, è maggiormente probabile avere successo verso i 3 anni del bambino.

Vedere i genitori o i fratelli maggiori utilizzare la toilette può essere da stimolo per il desiderio di imitazione del bambino. Una volta che la famiglia ritenga i tempi maturi per l’introduzione del vasino – continua il Dott. Nuara – sarà necessario che tutti coloro che si prendono cura del bambino perseguano l’obiettivo con costanza e uniformità al fine di non confonderlo.”

Gli ‘inconvenienti’ e bagnare il letto la notte potrebbero comunque presentarsi fino ai 5 anni e oltre.

Perché è bene non imporre l’utilizzo precoce del vasino?

Insegnare a un bambino l’uso del vasino richiede tempo e pazienza. Precorrere i tempi imponendo  al bambino un comportamento più maturo può causare dei problemi, tra cui:

Problemi alla vescica

Molti bambini imparano precocemente a controllare lo stimolo e a non bagnarsi, ma questo non significa che abbiano acquisito la capacità di recarsi in bagno quando necessario. Togliere il pannolino precocemente può indurre il bambino a trattenere i bisogni troppo a lungo favorendo episodi di minzione involontaria (enuresi) e infezioni del tratto urinario. I bambini dovrebbero urinare 5 o 6 volte durante il giorno, ogni due o tre ore: sarebbe utile guidarli verso l’abitudine di sedere sul vasino dopo il risveglio, i pasti, le merende e prima del sonno.

Stress

Insegnare ad utilizzare il vasino troppo presto può essere più faticoso di quanto lo sarebbe normalmente. Forzare il bambino a fare qualcosa per cui non è pronto gli procura ansia e frustrazione, le quali possono avere degli effetti negativi sullo sviluppo e sul rapporto genitori-figlio.

Imparare ad utilizzare il vasino è un processo naturale che normalmente si compie entro i 4 anni. Se a 5 anni il bambino presentasse ancora difficoltà ad andare in bagno è invece necessario consultare il pediatra o rivolgersi allo specialista urologo pediatrico.

Pisolino: sì o no?

Quanto dovrebbe durare un pisolino?

Per recuperare il sonno perduto, molti adulti preferiscono fare un pisolino che potrebbe non essere sempre una cattiva abitudine.

Nonostante la maggior parte degli adulti, infatti, vorrebbero riuscire a dormire almeno 8 ore ogni notte, la realtà è che di solito le ore diventano 5-6, o anche meno.

Perché, quando e quanto a lungo si necessita realmente di un pisolino?

Ci sono diversi tipi di riposo:

  • Programmato; introdurre un pisolino quotidiano durante l’arco della giornata, per recuperare una nottata spesa dietro studio o lavoro o dopo un weekend trascorso, può aiutare a mantenere l’attenzione senza sentirsi eccessivamente assonnati.
  • D’emergenza; il pisolino “d’emergenza” è il più comune nella nostra società. Può essere utile quando ci si sente troppo assonnati per guidare o troppo stanchi per lavorare con macchinari pericolosi. Continui riposi d’emergenza, però, potrebbero essere il segnale che la notte non si riposa abbastanza.
  • Abituale; se fatto ogni giorno alla stessa ora, il pisolino diventa abitudinario. Questo è solito per i bambini che, normalmente, dormono molto più dei genitori, ma un pisolino di questo genere può avere benefici anche per gli adulti. L’importante è che il riposo sia breve. Un recente studio, infatti, ha dimostrato che 10 minuti sono sufficienti a ridurre la sonnolenza e incrementare l’attività cognitiva. Dormire a lungo e troppo spesso, al contrario, può portare a conseguenze negative come la sensazione di stordimento e disorientamento che si prova, generalmente, al risveglio da un sonno profondo. Limitare la durata del pisolino a 10 – 15 minuti rende più facile riprendere l’attività quotidiana dopo il risveglio.

“Spesso accade che ad incidere sul bisogno di fare un pisolino non sia la durata del sonno, ma la sua scarsa qualità – spiega il Dott. Fabrizio Salamanca, Referente del Centro per la Diagnosi e la Cura della Roncopatia di Humanitas San Pio X – Pur dormendo 8 o più ore, infatti, il sonno può comunque non risultare ristoratore; è il caso di chi soffre di apnee ostruttive del sonno (OSAS) o russamento patologico che causa micro risvegli incoscienti che non permettono di raggiungere un sonno profondo.”

Per capire se si soffre di una delle seguenti patologie è importante sottoporsi ad una Polisonnografia notturna e ad una visita specialistica in centri specializzati.

Prevenzione femminile: tutto esaurito

Grande successo per l’iniziativa di prevenzione sviluppata dal Programma Bollini Rosa di Onda e alla quale ha aderito Humanitas San Pio X.

Posti esauriti, infatti, per le visite ginecologiche e senologiche svolte dai nostri Professionisti.

Ricordiamo che il servizio verrà effettuato gratuitamente dal 22 al 28 aprile nei seguenti giorni e orari:

Visita ginecologica

Nei giorni 19 – 22 – 26 – 29 aprile 2016

Dalle 09:15 alle 12:15.

Visita di prevenzione senologica

Nei giorni 18 – 20 – 27 – 29 aprile 2016

Il 18 aprile dalle 09:00 alle 12:00; nelle altre date dalle 14:30 alle 17:30.

Prevenzione gratuita: Giornata Nazionale per la Salute della Mano

Le patologie della mano e del polso possono interessare tutti e non solo chi fa delle mani lo strumento del proprio lavoro quotidiano. In Humanitas San Pio X è attiva l’Unità Operativa di Chirurgia della Mano e Microchirurgia Ricostruttiva formata da un’equipe altamente specializzata ed esclusivamente dedicata, nata per trattare tutte le patologie che possono affliggere una parte del corpo così importante e complessa e limitare l’attività giornaliera.

Proprio alla salute della mano sarà dedicata una giornata di prevenzione gratuita, sabato 7 maggio 2016, promossa dai nostri specialisti e rivolta a tutti coloro che desiderino ricevere un controllo dello stato di salute delle proprie mani, oltre a un parere sulle strategie di prevenzione, diagnosi e cura da adottare per ogni singolo caso.

Responsabili dell’Unità Operativa, il Dottor Loris Pegoli, ortopedico, e il Dottor Giorgio Pivato, chirurgo plastico, entrambi con una lunga esperienza alle spalle nel trattamento delle patologie della mano e che, tramite la società scientifica ISSPORTH, rappresentano un punto di riferimento internazionale per la traumatologia sportiva della mani.

Informazioni giornata della mano

Per iscriversi è necessaria la registrazione chiamando allo 02/69517000 dal lunedì al venerdì, dalle 09.00 alle 16.30.

Le visite si svolgeranno dalle 08.30 alle 12.30 presso l’ambulatorio al 1° piano della nostra Struttura, in Via Francesco Nava 31, Milano.

Successo di presenze per l’Open Day del Punto Nascita

Sabato 19 marzo, presso l’Ospedale Humanitas San Pio X, si è tenuto l’Open Day del Punto Nascita. Tanti i futuri genitori – e nonni – che hanno voluto incontrare gli specialisti e vedere da vicino le sale parto, il nido e le stanze di degenza dedicate alla maternità. L’assistenza one to one, la possibilità di partoanalgesia h24, l’ambulatorio ostetrico post parto ad accesso diretto sono alcune delle possibilità a disposizione delle future mamme che decidono di partorire in San Pio X.

Il dott. Gianluca Bellafante, responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia, la dott.ssa Paola Marangione, responsabile della Neonatologia, la coordinatrice ostetrica Stefania Del Duca e il responsabile del Servizio di Anestesia dott. Massimo Runza hanno presentato le caratteristiche del percorso e risposto alle domande dei futuri genitori.

Per informazioni sul corso pre parto è possibile contattare le ostetriche chiamando il numero 02 6951.7421 dalle ore 9.00 alle ore 13.00 dal lunedì al venerdì.

 

Consulta qui la Carta dei Servizi del Punto Nascita

 

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