Il miglior alimento per il lattante è il
latte materno. In mancanza di questo, è possibile ricorrere a
latte formulato di origine animale o vegetale.
Questo tipo di alimentazione è ideale
fino al 6° mese di vita, dopodiché il bambino ha bisogno di integrarla con un’alimentazione complementare. Lo
svezzamento, che in casi particolari può essere anticipato fino al 4° mese di vita, non si sostituisce all’allattamento, che va proseguito, ma lo completa.
A quest’età, il lattante presenta determinate necessità nutrizionali che vanno garantite con un
corretto svezzamento personalizzato a seconda del bambino, della sua crescita, della sua storia clinica e familiare, nel rispetto delle differenze culturali e religiose.
Si tratta di un momento delicato per il bambino e la famiglia: lo svezzamento indirizzerà i gusti, le preferenze e la salute del bambino.
“Per questi motivi – spiega il
Dott. Marco Nuara,
Pediatra esperto in
Allergologia dell’
Unità Operativa di Neonatologia e Patologia Neonatale di
Humanitas San Pio X – raccomando ai genitori di confrontarsi con il pediatra di fiducia al fine di definire il modo migliore per alimentare il proprio figlio”.
I bambini possono mangiare quello che mangiano i genitori?
I bambini devono mangiare a tavola con tutti gli altri membri della famiglia e devono poter prendere il cibo dal piatto dei genitori, portarlo alla bocca e assaggiarlo: devono poter essere liberi di sperimentare, di conoscere nuovi profumi, sapori e consistenze.
“Ci tengo a sottolineare –
continua il Dott. Nuara – che questi assaggi non rappresentano un vero e proprio pasto e non è detto che garantiscano l’apporto di tutti i nutrienti necessari al bambino”.
Inoltre, le necessità nutrizionali degli adulti e dei bambini sono molto diverse. È consigliabile, pertanto, che i bambini seguano una dieta adatta ad un soggetto in fase di crescita.
È necessario dare le pappe durante lo svezzamento?
Un pasto equilibrato e omogeneo, preparato secondo le indicazioni del pediatra, garantisce l’apporto di tutti i nutrienti necessari al bambino.
“Non disperate –
prosegue il Dott. Nuara – se vostro figlio non gradisce questo o quell’alimento; non forzatelo, non salate né zuccherate il cibo: provate, invece, a riproporlo dopo qualche giorno, magari in modo diverso”.
Il bambino inizialmente mangerà imboccato dal genitore, ma presto chiederà di poter usare da solo il cucchiaino e bisognerà lasciarglielo fare.
“Comprendo –
spiega il medico – la frustrazione del genitore nel vedere il cibo spalmato ovunque a fine pasto, ma lasciate che il bambino si diverta a mangiare!”.
L’utilizzo delle farine (crema di riso, mais e tapioca, crema multi cereali) può essere sostituito da riso o pastina, l’uso di liofilizzati e omogeneizzati da prodotti freschi, facendo però molta attenzione alla provenienza dei prodotti, meglio se certificati BIO.
Quando è possibile introdurre gli alimenti più allergizzanti?
Non esiste, attualmente alcuna evidenza scientifica per cui sia meglio ritardare l’introduzione degli alimenti più frequentemente responsabili di allergia alimentare.
Al contrario, l’introduzione precoce di nuovi alimenti in corso di allattamento al seno garantirebbe un minor rischio di sensibilizzazione.
“L’ideale –
suggerisce il Dott. Nuara – sarebbe introdurre i nuovi alimenti uno per volta, ogni 3-4 giorni, e adoperare maggior cautela in caso di bambini con dermatite atopica, allergia o storia familiare di allergia e in allattamento artificiale”.
Un lattante può seguire una dieta vegetariana/vegana?
“Sicuramente si, proseguendo, però, con l’assunzione di un latte formulato di origine vegetale e facendosi seguire da un pediatra esperto o da un nutrizionista che consiglierà i cibi da offrire, le combinazioni alimentari atte a garantire tutti i nutrienti necessari nelle quantità adeguate e l’eventuale necessità di integrazioni”.
Quando è possibile passare al latte vaccino?
Il latte vaccino potrà essere introdotto non prima dei 12 mesi di età. Sarà il pediatra a determinare se sia meglio proseguire con un latte di proseguimento, meno proteico, o con il latte vaccino fresco intero, a seconda del consumo giornaliero e della crescita del bambino.
“Raccomando –
conclude il Dott. Nuara – di evitare il “fai da te” e di eseguire sempre i
controlli auxologici necessari a verificare l’adeguata crescita del bambino”.