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Parkinson: la sua cura richiede una gestione integrata e multidisciplinare

Il Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune, preceduta solo dall’Alzheimer. Nella sola Italia se ne stimano oltre 300mila casi, che sono destinati a raddoppiarsi intorno all’anno 2040. I dati della provincia di Bergamo mostrano un incremento significativo di pazienti osservati, da circa 3.106 nel 2012 a oltre 4.200 nel 2024.

La Giornata Nazionale Parkinson 2025

In occasione della Giornata Nazionale Parkinson, che ricorre l’ultimo sabato di ogni novembre – nel 2025 sarà il 29 novembre – ed è promossa da Fondazione LIMPE, il dottor Jean Marc Melgari, specialista dell’Unità Operativa di Neurologia di Humanitas Gavazzeni diretta dalla dottoressa Paola Merlo e referente del Centro Parkinson in Humanitas Gavazzeni, richiama l’attenzione sul tema: «Questi numeri impongono una seria riflessione, considerando la reale dimensione di un problema che impatta sulla qualità della vita di migliaia di pazienti. Ognuno diverso dal punto di vista clinico e psicologico».

Il Parkinson causa la morte progressiva dei neuroni di alcune aree del cervello responsabili della produzione di dopamina, neurotrasmettitore che permette il controllo del movimento. La sua carenza porta a sintomi cardine: lentezza nei movimenti, rigidità muscolare, tremore a riposo, instabilità.

La malattia determina sintomi non motori: riduzione dell’olfatto, della deglutizione, stitichezza, alterazioni urinarie, pressione arteriosa. Una particolare attenzione meritano poi i disturbi del sonno e la depressione.

Il Parkinson ha un andamento progressivo e ingravescente che, generalmente, coinvolge un lato del corpo per poi estendersi bilateralmente.

Cura del Parkinson, è determinante il trattamento farmacologico

Dal punto di vista terapeutico, determinante è il trattamento farmacologico, che ha la funzione di aumentare i livelli di dopamina utile, di sostituirsi a essa o di riequilibrare le alterazioni dei circuiti conseguenti alla degenerazione.

Nei casi in cui con questi primi trattamenti non si ottenga un’ottimizzazione clinica, si può ricorrere a terapie avanzate che consistono in infusione sottocute o nell’intestino di farmaci come apomorfina, levodopa/carbidopa gel, mediante piccole pompe portatili. In alternativa, possono essere disposti interventi volti a modulare i circuiti cerebrali alterati con piccoli elettrodi inseriti neurochirurgicamente – la cosiddetta DBS-Stimolazione Cerebrale Profonda – o mediante ultrasuoni focalizzati.

Riabilitazione e logopedia completano il trattamento del Parkinson

«Fondamentale resta comunque la gestione integrata e multidisciplinare della patologia – conclude il dottor Melgari – che si completa con riabilitazione e logopedia, ma anche con il coinvolgimento dell’associazionismo e delle istituzioni locali. A Bergamo il progetto con ATS “CIRCE”, attualmente in corso, è una rappresentazione esemplare del percorso corretto».

Per un approccio clinico efficace è essenziale quindi valorizzare due principi: la multidisciplinarietà e la trasformazione del concetto di cura, dalla sola terapia a un modello innovativo fondato su una rete integrata di eccellenza.

Neurofisiopatologia
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