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La prevenzione del tumore alla prostata passa anche attraverso l’alimentazione

Il tumore alla prostata è tra i più diffusi a livello maschile ma può essere curato se diagnosticato per tempo. In Italia, il 70% degli uomini cui è stato diagnosticato un tumore di questo tipo riesce a sconfiggere la malattia grazie alla diagnosi precoce.

Abbiamo chiesto al dottor Emanuele Micheli, responsabile dell’Unità Operativa di Urologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, quali sono le cause e come è possibile prevenire questa malattia

Da che cosa può essere causato il tumore alla prostata?

«Le cause del tumore alla prostata non sono del tutto chiare. Quello che si sa è che questo tumore è provocato da una mutazione del DNA delle cellule che ha come conseguenza una proliferazione anomala delle stesse che, accumulandosi, contribuiscono alla formazione del tumore».

Chi è più a rischio di contrarre questa patologia?

«Il primo fattore di rischio è l’età. L’età media dei nostri pazienti è di circa 65 anni ed è difficile che questo tumore si manifesti sotto i 45 anni. Poi c’è la familiarità: gli uomini che hanno familiari di primo grado che hanno avuto un tumore di questo tipo hanno il doppio delle possibilità di esserne vittime rispetto a chi non ha avuto malati in famiglia. Altri fattori sono l’obesità e l’osservanza di una dieta troppo ricca di grassi saturi».

L’alimentazione è quindi importante per la prevenzione del tumore alla prostata?

«Sì. Dal punto di vista preventivo, in questo caso, è utile consumare cibi che contengono sostanze antiossidanti come la vitamina A, la vitamina E, il selenio, lo zinco e il manganese. Largo dunque a pomodori, broccoli, agrumi e noci e bene vanno anche le carni rosse e i cereali integrali. Da mangiare con moderazione, invece, sono gli alimenti che possono irritare la prostata come il caffè, il cioccolato, i superalcolici e i frutti di mare. Da questo punto di vista è importante tenere sotto costante controllo la funzionalità del proprio intestino, che deve essere regolare: stipsi cronica o diarrea possono scatenare fenomeni irritativi in grado di coinvolgere, oltre all’intestino, appunto anche la prostata».

Dal punto di vista preventivo può fare bene un po’ di attività sportiva?

«Sì, perché aiuta a favorire la circolazione sanguigna, anche a livello pelvico. Il consiglio è di praticare un’attività sportiva moderata ma costante, come può essere una camminata di circa 30 minuti ogni giorno. Non ci sono controindicazioni all’uso della bicicletta tranne nei casi in cui ci siano in atto prostatiti. In questo caso è meglio evitare “la sella” per non provocare microtraumi perineali che potrebbero peggiorare i processi infiammatori prostatici».

A partire da quale età è meglio cominciare a sottoporsi a visite di controllo?

«Il consiglio è di sottoporsi a una prima visita urologica di controllo attorno ai 40-45 anni. Ma anche prima, se si è soggetti “a rischio”. Dai 50 anni in poi è bene sottoporsi a una visita urologica annuale e fare un esame del sangue ogni anno per verificare il dosaggio del PSA, proteina che quando si presenta a livelli aumentati può indicare che c’è presenza di un tumore».