Che cosa è il tumore alla vescica?
Nella maggior parte dei casi, il tumore alla vescica – l’organo che ha il compito di raccogliere l’urina filtrata dai reni – ha inizio nelle cellule, dette transizionali, che compongono il suo rivestimento interno.
Il tumore alla vescica si presenta quando alcune cellule della vescica smettono di funzionare in modo corretto e cominciano a crescere e a dividersi in modo del tutto incontrollato, arrivando a formare il tumore.
Esistono diversi tipi di tumori alla vescica:
- il carcinoma a cellule di transizione, il più diffuso, che nasce nelle cellule che compongono il rivestimento interno dell’organo;
- il carcinoma squamoso primitivo, più raro, che colpisce le cellule squamose e sembra particolarmente legato alle infezioni da parassiti
- l’adenocarcinoma, molto raro, che ha inizio nelle cellule delle ghiandole presenti nella vescica.
Tra i fattori che possono contribuire ad aumentare il rischio di tumore alla vescica ci sono:
- l’età: si tratta di un tumore raro prima dei 40 anni
- il sesso: gli uomini sono considerati più a rischio
- il fumo, a causa delle sostanze chimiche che si accumulano nell’urina dei fumatori
- la familiarità: presenza di casi di tumore alla vescica in famiglia
- la popolazione caucasica risulta essere la più colpita delle altre
Il tumore alla vescica rappresenta circa il 3 per cento di tutti i tumori e colpisce in particolare gli uomini (tre volte di più delle donne) di età compresa tra i 60 e i 70 anni.
Corrono maggiori rischi i fumatori e coloro che seguono un’alimentazione troppo ricca di fritture e grassi. Alcune categorie professionali sono più esposte di altre, come quelle dei lavoratori dell’industria tessile, dei coloranti, della gomma e del cuoio, che espongono le persone a sostanze pericolose, come le amine aromatiche e nitrosamine. Non esiste una specifica strategia di prevenzione del tumore della vescica, se non la “non esposizione” ai suddetti fattori di rischio.
Quali sono le cause del tumore alla vescica?
Le cause di questo tumore non sono del tutto chiare, esiste però una relazione con il fumo, le infezioni urinarie da parassiti, l’esposizione a radiazioni o a sostanze chimiche.
Quali sono i sintomi del tumore alla vescica?
I sintomi del tumore alla vescica sono molto simili a quelli di altre malattie che colpiscono l’apparato urinario. Si va dalle presenza di sangue nelle urine alla sensazione di bruciore alla vescica quando si preme sull’addome, dalla difficoltà a urinare alla facilità con cui si contraggono infezioni.
Il Percorso diagnostico-terapeutico per il tumore della vescica in Humanitas Gavazzeni
Presso Humanitas Gavazzeni, il tumore della vescica viene affrontato attraverso un approccio multidisciplinare che integra competenze urologiche, oncologiche, radiologiche, anatomopatologiche, di medicina nucleare e radioterapiche. L’obiettivo è garantire una diagnosi rapida, una stadiazione accurata e un percorso terapeutico personalizzato, in linea con il profilo clinico e biologico di ogni paziente, con l’obiettivo di offrire allo stesso paziente un percorso assistenziale completo e personalizzato, che coniuga rigore scientifico, innovazione tecnologica e attenzione alla qualità di vita.
Come può essere individuato il tumore alla vescica?
Diagnostica Endoscopica Avanzata
La valutazione iniziale del tumore alla vescica si avvale di tecnologie endoscopiche avanzate, che consentono una migliore caratterizzazione delle lesioni vescicali in fase precoce:
- Narrow Band Imaging (NBI): tecnologia ottica che utilizza filtri a lunghezze d’onda selettive per evidenziare il pattern vascolare della mucosa, aumentando il contrasto tra tessuti sani e aree sospette. Consente di rilevare più facilmente lesioni piatte e forme preneoplastiche.
- diagnosi fotodinamica (PDD) con Hexvix®: prevede l’instillazione intravescicale di una sostanza fotosensibile che viene assorbita selettivamente dalle cellule neoplastiche. Dopo circa un’ora, durante la cistoscopia, si utilizza una luce blu che fa brillare di rosso le cellule tumorali, rendendo visibili lesioni altrimenti non identificabili con la luce bianca convenzionale.
Queste tecniche contribuiscono a:
- migliorare il tasso di rilevazione delle neoplasie non muscolo-invasive (NMIBC)
- aumentare l’accuratezza della resezione endoscopica
- definire protocolli terapeutici e di follow-up mirati
Risonanza Magnetica Multiparametrica (mpMRI) della Vescica
La risonanza magnetica multiparametrica (mpMRI) rappresenta uno strumento integrativo utile per la valutazione accurata delle neoplasie vescicali, specialmente nei casi in cui si sospetti un interessamento del muscolo detrusore.
Grazie all’impiego di sequenze morfologiche e funzionali, la mpMRI consente una più accurata definizione della profondità di infiltrazione tumorale e dell’eventuale estensione extravescicale.
L’interpretazione delle immagini si basa sul sistema VI-RADS (Vesical Imaging Reporting and Data System), che assegna un punteggio da 1 (invasione del muscolo molto improbabile) a 5 (altamente probabile), contribuendo alla stratificazione del rischio e la pianificazione terapeutica.
Come si può curare il tumore alla vescica?
Nel trattamento della neoplasia vescicale non muscolo-invasiva (NMIBC) l’obiettivo primario è la preservazione della vescica attraverso terapie locali mirate. La scelta del trattamento si basa sul grado di rischio di progressione e recidiva:
- BCG (Bacillo di Calmette-Guérin): considerato il trattamento di riferimento per le neoplasie non muscolo-invasive di alto grado e per il carcinoma in situ. Agisce stimolando una risposta immunitaria locale a livello della mucosa vescicale. È generalmente somministrato secondo uno schema di induzione (6 settimane consecutive) seguito da cicli di mantenimento
- Mitomicina C: chemioterapico endovescicale ad azione citotossica, indicato per i tumori a basso e intermedio rischio. Può essere somministrato anche in modalità “one-shot” entro le 24 ore successive alla resezione endoscopica per ridurre il rischio di recidiva locale, oppure in cicli settimanali o mensili per trattamenti di induzione e mantenimento.
Terapie Device-Assisted
Tra le tecnologie avanzate a supporto della terapia endovescicale, un ruolo rilevante è svolto dalle metodiche device-assisted, che migliorano l’efficacia del trattamento farmacologico aumentandone la penetrazione e la biodisponibilità:
- EMDA® (Electromotive Drug Administration): consiste nella somministrazione di Mitomicina C in combinazione con una corrente elettrica a bassa intensità, che facilita il trasporto del farmaco attraverso la mucosa vescicale.
Questa tecnica si è dimostrata utile in diverse situazioni cliniche, in particolare come terapia di salvataggio nei pazienti ad alto rischio con controindicazioni al BCG o refrattari a precedenti trattamenti.
Studi clinici ne confermano l’efficacia nel ridurre le recidive e prolungare i tempi alla progressione. Inoltre, la tollerabilità è generalmente buona, con un profilo di effetti collaterali accettabile, rendendola un’opzione strategica in pazienti fragili o selezionati.
Terapia Trimodale e preservazione della vescica
La terapia trimodale (TMT) rappresenta una possibile alternativa conservativa alla cistectomia radicale in pazienti accuratamente selezionati con carcinoma uroteliale della vescicale muscolo-invasivo. La scelta di questo approccio avviene esclusivamente dopo valutazione collegiale multidisciplinare, e solo quanto siano soddisfatti alcuni criteri clinici, radiologici, funzionali.
La terapia trimodale prevede l’associazione di:
- resezione endoscopica completa della neoplasia (TURB)
- radioterapia a fasci esterni con tecnica conformazionale o a intensità modulata (IMRT)
- chemioterapia concomitante con funzione radiosensibilizzante.
Questa strategia è indicata nei casi in cui la neoplasia sia unifocale, completamente resecabile, senza idronefrosi né coinvolgimento del collo vescicale. Tuttavia, non rappresenta l’approccio standard e va considerata in modo selettivo, tenendo conto delle preferenze del paziente e della fattibilità clinica.
Il follow-up clinico e strumentale deve essere rigoroso per garantire l’efficacia del trattamento e identificare precocemente eventuali recidive o progressioni.
Trattamento chirurgico del tumore muscolo-invasivo
La cistectomia radicale robot-assistita rappresenta il trattamento standard per i tumori della vescica muscolo-invasivi o per le forme ad alto rischio refrattarie ai trattamenti conservativi. È un intervento complesso che viene eseguito nell’ambito del programma Robotic Cystectomy in Humanitas Gavazzeni, gestito da una Bladder Unit multidisciplinare, che garantisce valutazione integrata, pianificazione personalizzata e follow-up strutturato.
In Humanitas Gavazzeni, per il trattamento del tumore della vescica è oggi operativo il robot Da Vinci Single Port, che consente ai chirurghi di effettuare interventi utilizzando una sola incisione di circa 3 cm.
Grazie all’utilizzo del sistema robotico e alla consolidata esperienza dell’équipe chirurgica, il paziente beneficia di un intervento altamente preciso e mini-invasivo, con vantaggi documentati sia in termini oncologici che funzionali.
Dopo la cistectomia radicale, la scelta del tipo di derivazione urinaria è parte integrante della strategia terapeutica personalizzata. La decisione viene presa all’interno del team multidisciplinare, valutando le condizioni cliniche, l’età, le comorbidità e le preferenze del paziente.
Neovescica intracorporea
Consiste nella creazione di una nuova vescica utilizzando un segmento di intestino (ileo), che viene modellato e anastomizzato all’uretra, permettendo al paziente di urinare per via naturale, senza l’uso di dispositivi esterni.
Questo approccio, che viene eseguito completamente per via robotica intracorporea, è indicato in pazienti selezionati e garantisce:
- preservazione della minzione per via naturale, evitando urostomie e sacche esterne
- miglior qualità di vita, soprattutto nei soggetti attivi e socialmente autonomi
Derivazione urinaria tipo Bricker
Prevede l’uso di un’ansa ileale per convogliare l’urina direttamente alla cute addominale, dove viene posizionato un sacchetto di raccolta esterno (urostomia).
Questa tecnica è indicata nei casi in cui la ricostruzione della neovescica non sia possibile o sia sconsigliata (es. età avanzata, comorbidità significative, funzione renale o sfinterica compromessa). Rappresenta una soluzione sicura, efficace e meno complessa dal punto di vista tecnico e funzionale.
I vantaggi dell’approccio robotico
I principali vantaggi dell’approccio robotico includono:
- mininvasività, con riduzione del dolore post-operatorio e del sanguinamento
- tempi di degenza ridotti, con una ripresa più veloce delle attività quotidiane
- maggiore precisione chirurgica, con dissezione accurata delle strutture pelviche
- minore rischio di complicanze post-operatorie rispetto alla chirurgia open
- possibilità di preservazione della funzione sessuale, grazie a tecniche raffinate di dissezione neurovascolare nell’uomo e nella donna.
Ricerca Clinica
Presso l’Urologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo sono attualmente attivi diversi studi clinici sperimentali, finalizzati a offrire nuove opzioni terapeutiche per i pazienti affetti da neoplasia vescicale, in particolare nei contesti di salvataggio d’organo e di migliore gestione degli effetti collaterali delle terapie standard.
- MoonRISE-1 prevede l’utilizzo del sistema di rilascio TAR-210, un sistema sperimentale di rilascio intravescicale progettato per erogare in modo controllato Erdafitinib, un inibitore selettivo delle tirosin-chinasi FGFR (Fibroblast Growth Factor Receptor), direttamente nella vescica. Si tratta di un piccolo tubo flessibile che viene inserito nella vescica tramite catetere da parte del personale sanitario e rilascia progressivamente il farmaco per circa 12 settimane, riducendo l’esposizione sistemica e quindi i potenziali effetti collaterali
- ONCOFID-P-B è una terapia sperimentale che combina Paclitaxel e Acido Ialuronico, somministrata per via endovescicale come il BCG, con l’obiettivo di potenziarne l’efficacia antitumorale.
- Hydeal Cyst è rivolto ai pazienti con neoplasia vescicale non muscolo-invasiva, e valuta l’efficacia di un’ulteriore instillazione endovescicale a base di acido ialuronico e Hydeal-D per ridurre i sintomi irritativi locali associati alle terapie adiuvanti con Mitomicina C o BCG.
