L’artrosi dell’anca è una patologia degenerativa che colpisce un numero sempre più crescente di persone, anche in età relativamente giovane. La buona notizia è che grazie ai progressi della chirurgia ortopedica, oggi l’intervento di protesi non è più visto come una scelta estrema, ma come una vera e propria opportunità di rinascita funzionale.
Ne parliamo con il dottor Vittore Costa, responsabile dell’Unità Funzionale di Chirurgia Ortopedica di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Dottor Costa, quali sono le principali caratteristiche cliniche dell’artrosi dell’anca?
«Il sintomo più tipico dell’artrosi dell’anca è un dolore localizzato nella piega inguinale, che può irradiarsi anche alla colonna lombare, alla coscia e talvolta fino al ginocchio. Col passare del tempo, però, il dolore non è l’unico problema: compaiono rigidità articolare, ridotta mobilità e perdita del tono muscolare. Tutte condizioni che possono peggiorare notevolmente la qualità della vita».
Quando è giusto considerare l’ipotesi di un intervento di protesi d’anca?
«Questa è una domanda cruciale. Non molto tempo fa ho partecipato a un convegno proprio su questo tema e ho portato la mia esperienza quotidiana. Oggi vediamo pazienti molto diversi rispetto a 15 o 20 anni fa: sono più giovani, più attivi, spesso ancora nel pieno della vita lavorativa. Vogliono continuare a fare sport, godersi il tempo libero, non possono permettersi di aspettare mesi o anni in condizioni di limitazione e dolore».
Quindi l’intervento può essere previsto prima, rispetto al passato?
«Esatto. Una volta la protesi d’anca era considerata come un’ultima spiaggia, da proporre solo quando ogni altra opzione falliva. Oggi abbiamo tecniche chirurgiche più sicure, anestesie più efficaci e una riabilitazione molto più rapida. Per questo l’intervento è diventato un’opportunità per migliorare la vita del paziente, non più una scelta obbligata da rimandare il più possibile. E non dobbiamo dimenticare un aspetto fondamentale: aspettare troppo può portare a una perdita muscolare irreversibile. Noi possiamo dare una nuova articolazione, ma non nuovi muscoli».
In che cosa consiste l’intervento di protesi d’anca?
«La protesi d’anca sostituisce in toto l’articolazione nativa deformata dall’artrosi. La via chirurgica di elezione è quella mini invasiva per via anteriore. È l’accesso chirurgico preferito dagli sportivi, ma non solo, in quanto, risparmiando integralmente la muscolatura, garantisce il recupero dell’autonomia già solo poche ore dopo l’intervento. Viene eseguito tendenzialmente in anestesia spinale o epidurale in modo da facilitare la ripresa della deambulazione solo poche ore dopo l’intervento. Il paziente è pienamente cosciente anche se per aumentare il confort da qualche anno abbiamo introdotto l’uso di visori a realtà immersiva che attraverso in racconto ipno-inducente riescono a rilassare molto profondamente i pazienti senza utilizzo di farmaci. Tuttavia, se il paziente preferisce, può essere leggermente sedato per dormire durante l’intervento».
Quanto dura l’intervento?
«La durata di un nostro intervento, in un caso standard, si aggira attorno alla mezz’ora. Grazie all’accesso mini invasivo anteriore e a tecniche anestesiologiche di recente introduzione il paziente deambula già in sala di risveglio. Da molto tempo ormai abbiamo abbandonato uso di drenaggio e impieghiamo medicazioni avanzate che non devono essere rinnovate. Questo facilita il ritorno della vita attiva riducendo la sensazione di essere “malati”, a favore del confort del paziente.
Quanto tempo serve per tornare alla normalità?
«Quasi subito si può camminare, mentre salire le scale senza aiutarsi con il corrimano è possibile già il giorno stesso o successivo. Essendo ridotto drasticamente il rischio di lussazione la persona operata può andare alla toilette senza bisogno di alzawater, né tanto meno di dormire con ausilii che mantengano gli arti inferiori divaricati. Per quanto riguarda la pratica dello sport, se ne può parlare a partire dai 4-6 mesi post-intervento. L’importante è rispettare i tempi di guarigione della capsula e dei tessuti periarticolari. Se si osservano queste indicazioni, il ritorno a una vita normale – e spesso anche molto attiva – è assolutamente possibile».
Quale messaggio si sente di lasciare a chi ha paura di sottoporsi a un intervento di protesi d’anca?
«Mi piace sempre sottolineare che oggi l’intervento di protesi d’anca non rappresenta più la fine di un percorso, ma l’inizio di una nuova fase della vita. Una fase in cui si può tornare a vivere senza dolore, a lavorare, a muoversi, persino a praticare sport. Non bisogna aspettare che la situazione diventi insostenibile: con le tecniche moderne, la chirurgia protesica è una scelta razionale, efficace e sicura, che restituisce al paziente la libertà di vivere la sua vita con serenità».