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Mal di schiena: quando è utile l’intervento del chirurgo

Il mal di schiena è una patologia molto comune che colpisce diverse fasce di età, può derivare da molteplici cause e avere numerose varianti. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, circa il 40% della popolazione italiana ha sofferto di mal di schiena almeno una volta nella vita, mentre il CENSIS in uno studio del 2023 ha evidenziato che il 25% degli italiani soffre di mal di schiena cronico, con una maggiore incidenza tra le donne e le persone con lavori sedentari. Infine, l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane ha rilevato che le regioni del Nord Italia, come la Lombardia, presentano una maggiore incidenza di mal di schiena, attribuibile a fattori come lo stile di vita sedentario e l’invecchiamento della popolazione.

«Vista la sua ampia diffusione e difformità, non esiste una terapia unica per risolvere il mal di schiena: alcuni possono trarre beneficio da terapie e farmaci tradizionali, altri dall’utilizzo delle nuove tecnologie» spiega il dottor Michele Federico Pecoraro, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Vertebrale Robotica di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Dottor Pecoraro, quali possono essere le cause del mal di schiena?

«Il mal di schiena può derivare da diverse cause, spesso meccaniche, come posture scorrette, movimenti impropri o sovraccarichi muscolari. Tra le origini più comuni troviamo ernie discali, artrosi vertebrale e squilibri muscolari. Altre volte è legato a patologie infiammatorie, come le spondiloartriti, o a disfunzioni viscerali, come problemi renali o ginecologici. Più raramente è causato da infezioni o neoplasie».

Mal di schiena e patologie spinali sono la stessa cosa?

«No: il mal di schiena generico è un sintomo, non una vera diagnosi. Si manifesta come dolore nella zona dorsale o lombare, senza una causa evidente agli esami diagnostici. Solitamente, inoltre, il mal di schiena tende a migliorare con terapie conservative come fisioterapia e analgesici. Le patologie spinali, invece, sono condizioni cliniche specifiche che colpiscono la colonna vertebrale, come ernie, stenosi, artrosi, scoliosi, infezioni o neoplasie. Queste patologie sono visibili con esami strumentali come risonanza magnetica o TC della colonna vertebrale e richiedono cure più mirate, a volte anche chirurgiche».

Quando si decide se intervenire o meno con la chirurgia?

«Quando si effettua una visita con uno specialista della colonna, spetta allo stesso medico, in base al singolo caso, capire se sia necessario agire chirurgicamente. Prima di valutare un intervento chirurgico, devono comunque essere praticate terapie conservative mediche e riabilitative. Solo in caso di insuccesso di queste ultime viene infatti considerata la possibilità di agire con un’operazione chirurgica».

Quali sono i vantaggi della chirurgia vertebrale robotica?

«I vantaggi sono soprattutto due: massima precisione e minima invasività dell’intervento. Grazie alla combinazione di imaging tridimensionale e di guida assistita, la chirurgia robotica consente di eseguire interventi mini-invasivi vantaggiosi per tutte le categorie di pazienti: per quelli giovani che richiedono tempi di recupero rapidi – e quindi un ritorno ottimale alle attività quotidiane, lavorative e sportive – e per quelli più anziani o che presentano condizioni mediche complesse, come osteoporosi gravi, scoliosi avanzate o fratture vertebrali multiple. In tutti questi casi la tecnologia robotica consente di eseguire interventi di stabilizzazione – laddove necessario – in maniera molto precisa e sicura. Il suo utilizzo rende possibile eseguire approcci che minimizzano i tempi chirurgici e il traumatismo sulle strutture muscolari con importanti vantaggi in termini di riduzione delle complicanze e dei tempi di ripresa post-operatoria».

Come funziona la tecnologia utilizzata nella chirurgia vertebrale?

«L’apparecchiatura utilizzata per la chirurgia vertebrale è un sistema che unisce navigazione e robotica. Funziona in modo simile a un navigatore satellitare, guidando il chirurgo lungo il percorso più sicuro e diretto per eseguire l’intervento con precisione. Questo strumento avanzato è in grado di integrare in tempo reale le immagini pre-operatorie del paziente con i dati raccolti in sala operatoria, utilizzando marcatori posizionati direttamente sul paziente stesso. Un elemento chiave di questa tecnologia è la fase di pianificazione: i neurochirurghi analizzano attentamente le immagini diagnostiche prima dell’intervento e le elaborano tramite il sistema robotico, che poi traduce le informazioni cliniche in manovre chirurgiche precise e controllate. Per questo è molto importante rivolgersi a centri specializzati con équipe multidisciplinari preparate all’utilizzo di questa tecnologia».

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