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I tumori dopo la pandemia: «Obiettivi primari: immunoterapia e medicina di rete»

Per il tumore della mammella, il numero di casi operati nel 2020 è risultato inferiore del 12,27%: vale a dire 805 casi in meno. Anche per il colon-retto si è registrata una riduzione del numero di casi: 464 casi in meno in confronto del 2019.

Sono questi alcuni dei dati riportati dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) nel suo report “I numeri del cancro in Italia 2021” con un attento e doveroso focus sui tumori e il Covid-19. A questi si aggiungono i numeri forniti dall’Osservatorio Nazionale Screening (ONS) relativi a esami saltati e ritardi accumulati a causa della pandemia che inquadrano i danni provocati in termini di prevenzione oncologica.

Si stimano oltre quattro milioni di inviti e due milioni e mezzo di test di screening in meno nel 2020 rispetto al 2019, che si traducono in cinque mesi di ritardo per lo screening per il tumore del collo dell’utero, in quattro mesi e mezzo per quello del cancro al seno e cinque mesi e mezzo per quello del colon-retto.

È cruciale riprendere le campagne di screening

«Dati che mostrano quanto la pandemia abbia messo a dura prova i pazienti oncologici con pesanti ripercussioni tanto su di loro quanto su chi è destinato ad ammalarsi nei prossimi mesi e anni, così come su tutto il personale sanitario che cerca in ogni modo di recuperare i mesi persi e di rientrare il prima possibile in una situazione più gestibile», commenta il dottor Giordano Beretta, responsabile dell’Oncologia medica di Humanitas Gavazzeni di Bergamo e presidente Fondazione AIOM.

«Ora siamo ripartiti con il recupero delle visite e degli screening – prosegue il dottor Beretta – ma ancora non possiamo conoscere quali effetti avranno nel lungo termine i comportamenti a rischio per la salute che si sono verificati nel corso dei mesi del lockdown. In tanti hanno iniziato o ricominciato a fumare, moltissimi hanno preso peso o aumentato il consumo di alcolici e altrettanti hanno interrotto l’attività fisica. Ma il conto di questi comportamenti è ancora troppo prematuro e l’impatto si misurerà nei prossimi anni».

Cruciale, quindi, riprendere le campagne di screening, cercando di aumentare la compliance fino a includere, oltre a chi rientra nelle normali tempistiche di richiamo, coloro che hanno saltato dei controlli, per tornare ad avere tutti i benefici associati a una diagnosi precoce.

Primo obiettivo: rendere primaria la medicina di rete

Ma quello della prevenzione è tuttavia solo il primo aspetto su cui riflettere. «Il concetto fondamentale che deve diventare primario è quello della medicina di rete – continua il presidente di Fondazione AIOM –, su cui l’oncologia lavora da anni, ma che va migliorato e implementato in ogni Regione. È indispensabile, quindi, agire a livello strutturale, organizzando la medicina territoriale con personale formato e dedicato. La pandemia ha dimostrato che sono esigenze non più rinviabili».

La frontiera da raggiungere è la cura: «Tra le terapie disponibili ci sono i farmaci agnostici che agiscono su specifiche mutazioni. Con essi, anche l’immunoterapia che è il vero futuro perché attiva il nostro sistema immunitario nella battaglia contro il tumore», conclude il dottor Beretta.