La Giornata Nazionale del Mal di Testa del 18 maggio 2025, è stata l’occasione per intervistare la dott.ssa Paola Merlo, Responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, con l’obiettivo fare chiarezza sull’emicrania, una delle patologie più diffuse, fastidiose e sottovalutate.
Dottoressa Merlo, quanto è diffuso il mal di testa nella popolazione italiana?
«Il mal di testa, nelle sue forme più comuni, colpisce circa 1 italiano su 7. Tuttavia, ciò che preoccupa è che almeno due su tre di questi non sanno di esserne vittime. Questo rende fondamentale il riconoscimento precoce del disturbo, anche attraverso l’aiuto di uno specialista».
Perché, da questo punto di vista, è importante rivolgersi a un Centro Cefalee?
«I Centri Cefalee consentono di pervenire a una diagnosi corretta, capace di distinguere tra cefalee primarie, come l’emicrania e la cefalea tensiva, e cefalee secondarie, che possono essere il sintomo di un’altra patologia organica, come problemi vascolari, metabolici o neoplastici. Per l’impatto che hanno sulla vita dei pazienti, le cefalee primarie sono riconosciute come malattia sociale da un decreto legge».
Che cos’è esattamente l’emicrania (senza aura) e in quale modo si manifesta?
«L’emicrania è una forma di cefalea primaria non legata a un danno cerebrale. I suoi principali sintomi sono attacchi di dolore spesso intensi, pulsanti, localizzati in un solo lato della testa e accompagnati da nausea e vomito, oltre che da sensibilità alla luce e ai suoni. I fattori scatenanti dell’emicrania variano da persona a persona e possono essere molteplici: stress, disturbi del sonno, ciclo mestruale, alcuni alimenti».
E che cos’è, invece l’emicrania con aura?
«Si ha emicrania con aura nel caso in cui, prima che si manifesti il dolore, il paziente soffre di sintomi neurologici transitori – appunto, l’aura – come disturbi visivi sotto forma di lampi o scotomi, formicolii agli arti, alterazioni del linguaggio. In alcune circostanze può comparire solo l’aura, senza che poi si manifesti il mal di testa successivo».
Per il mal di testa, quali opzioni terapeutiche possono essere oggi adottate?
«La terapia può essere di due tipi: sintomatica, da assumere al bisogno, all’esordio dell’attacco, o preventiva o di profilassi, da assumere regolarmente, nel tempo, per ridurre la frequenza, la durata e l’intensità degli attacchi. Sotto il profilo della cura, negli ultimi anni la ricerca ha fatto grandi progressi e ha sviluppato nuovi farmaci che hanno aperto scenari molto promettenti per i pazienti. La vera svolta epocale è stata data dagli anticorpi monoclonali contro il CGRP, un peptide coinvolto nella genesi del dolore emicranico. Più di recente, sono stati introdotti anche i gepanti, farmaci che possono essere assunti anche per via orale e sono anch’essi molto efficaci e sicuri. Si tratta di terapie che hanno una grande efficacia, sicure e specifiche, disponibili presso centri autorizzati alla prescrizione».
È importante non sottovalutare la diagnosi e la cura del mal di testa?
«Sì, anche in considerazione del fatto che la cura dell’emicrania non si esaurisce con la prescrizione di un farmaco. Il paziente cefalalgico ha bisogno di essere ascoltato, compreso e seguito nel tempo. Come scriveva Oliver Sacks nel suo libro Emicrania, “se qualcosa affligge i pazienti emicranici, oltre all’emicrania, è il fatto di non essere davvero ascoltati, osservati e analizzati”. Questo resta, ancora oggi, il primo e fondamentale atto medico: adottare un approccio integrato e attento, che non prescinda dall’attenzione verso il paziente in termini di considerazione e ascolto».