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“Per via anteriore” e “bikini”: le tecniche mini invasive per la protesi d’anca

Ogni anno in Italia vengono impiantate circa 5mila protesi in pazienti con meno di 50 anni. L’artrosi, infatti, non è causata solo, come spesso si crede, dall’avanzare dell’età, anche in età giovanile può presentarsi.

Tra le cause principali è il conflitto femore – acetabolare: un’anomalia ossea a livello dell’articolazione dell’anca che, con il passare del tempo, può sviluppare un’artrosi. Quando questa patologia si trova in stadio avanzato per un ritardo nella diagnosi e l’anca ha sviluppato un’artrosi severa e non è, quindi, possibile applicare l‘artroscopia dell’anca, l’unica soluzione risolutiva del dolore provato nei movimenti è l’intervento chirurgico con il posizionamento di una protesi.

“Negli ultimi anni sono state messe a punto diverse tecniche che comportano un approccio mini – invasivo, con minor dolore post operatorio e un recupero funzionale più veloce“, spiega il dottor Gennaro Fiorentino, responsabile dell’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Gavazzeni.

“Per via anteriore”

“Come la tecnica ‘per via anteriore’ che prevede un’incisione molto piccola e nessuna incisione di muscolo, permettendo un ritorno più veloce alle attività quotidiane e allo sport. Per questo è molto apprezzata dai giovani, come anche dalle persone con età avanzata. Così come lo è la tecnica chiamata ‘bikini'”.

Tecnica “bikini”

“È una variante dell’intervento di protesi per via anteriore e, oltre ad avere una minore invasività e una maggiore velocità di recupero per il paziente, ha una notevole resa estetica. In questa tipologia di operazione, infatti, il taglio cutaneo, invece di essere una linea diretta dall’inguine alla coscia, è nella zona inguinale dove risulta essere poco vistoso, perché rispetta le pieghe della pelle e cicatrizza in modo più naturale, e può essere nascosto sotto lo slip. Una caratteristica che viene molto apprezzata specialmente dalle giovani donne”.

Specialista in Ortopedia e Traumatologia