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Caviglia rigida

Caviglia rigida

 

La caviglia è un’articolazione molto complessa e delicata formata da tre ossa “a cerniera” – perone e tibia che si articolano con l’astragalo – collegate dai tendini e inframmezzate dalla cartilagine. Lesioni, microtraumi, infiammazioni dei tendini, distorsioni, esiti di interventi chirurgici, fratture, un’immobilizzazione errata o prolungata nel tempo, la degenerazione dei tessuti, l’artrosi e le tendinosi possono determinare problemi nella funzionalità dell’articolazione. In particolare il danno del tendine d’Achille provoca rigidità o debolezza con o senza dolore e determina difficoltà nei movimenti.

 

Che cos’è la caviglia rigida?

La caviglia è simile a una cerniera che consente di muovere il piede in due direzioni principali: in estensione dalla gamba (flessione plantare) o verso la gamba (flessione dorsale) consentendo di camminare, correre, saltare. La caviglia non permette la rotazione ma soltanto movimenti di flessione ed estensione. In alcune condizioni le strutture che compongono l’articolazione possono alterarsi, deteriorarsi o subire una degenerazione che determina difficoltà nel compiere movimenti un tempo considerati normali.

 

Quali sono le cause della caviglia rigida?

La più frequente causa di rigidità della caviglia è la tendinosi, che colpisce il tendine d’Achille. La tendinosi è una degenerazione del tendine; quest’ultimo perde le sue normali caratteristiche elastiche e diventa rigido, fibroso, ispessito, e in alcuni casi subisce delle calcificazioni.

La tendinosi può a sua volta essere causata da un’attività sportiva che sovraccarica l’articolazione. Alcuni sport, ad esempio il pattinaggio o il calcio, determinano una flessione costante della caviglia che la espone a sovraccarichi funzionali, traumi e infiammazione cronica.

Altre cause della caviglia rigida sono:

– la postura o l’uso di scarpe non appropriate possono determinare una sovraestensione dell’Achilleo che alla lunga comporta una degenerazione delle fibre che lo compongono

– piede piatto, retropiede valgo e alcune anomalie nella struttura nel piede possono favorire il processo infiammatorio

– malattie dismetaboliche e farmaci determinano l’alterazione della composizione del normale tessuto tendineo o favoriscono il processo di fibrosi tendinea che fa perdere elasticità all’articolazione

– patologie degenerative quali artrite reumatoide, artrite reattiva, gotta, spondilite anchilosante e artrite psoriasica

 

Quali sono i sintomi della caviglia rigida?

I sintomi della caviglia rigida includono dolore accompagnato talvolta gonfiore e arrossamento dell’area soggetta a infiammazione. I sintomi possono manifestarsi a riposo o più frequentemente durante il movimento. Altri sintomi sono la debolezza dell’arto e il dolore generato dall’appoggiare il piede, ruotarlo o camminare.

 

Come prevenire la caviglia rigida?

Per prevenire la caviglia rigida si devono sempre utilizzare calzature adeguate al tipo di attività svolta, sia che si cammini sia che si faccia sport.

Occorre evitare di sovraccaricare l’articolazione con sforzi intensi o movimenti ripetuti, è necessario sottoporre l’articolazione a stretching dolce prima dell’attività sportiva e sottoporsi tempestivamente a controlli ortopedici quando si lamentano problemi durante il movimento.

Un’alimentazione equilibrata ricca di vitamine, Omega-3 e minerali, povera di alcol e di cibi di origine animale contribuisce a mantenere in salute tutte le articolazioni.

Sindrome premestruale

Sindrome premestruale

 

La sindrome premestruale è tipica delle donne in età fertile; racchiude una combinazione di sintomi di tipo fisico e psicologico. I sintomi si manifestano sempre nei giorni che precedono le mestruazioni e si risolvono al loro arrivo.

 

Che cos’è la sindrome premestruale?

Molte donne riferiscono disturbi nei giorni vicini al ciclo mestruale, ma non per tutte si parla di sindrome premestruale. La sindrome premestruale, infatti, racchiude un insieme di sintomi, di tipo fisico e psicologico, che si presentano sempre nei giorni che precedono le mestruazioni. È quindi una sindrome tipica delle donne in età fertile e ne interessa dal 2% al 5%.

 

Quali sono i sintomi della sindrome premestruale?

In molti casi, la condizione ed i sintomi associate può avere notevoli ripercussioni nella vita sociale, nelle relazioni personali e al lavoro.

 

I sintomi caratteristici includono:

cambiamenti di umore con irritabilità, tendenza alla depressione, aggressività

maggior stanchezza

tensione mammaria

attacchi di fame (soprattutto rivolta ai dolci)

crisi di pianto

minor capacità di concentrazione

cefalea

gonfiore (alcune donne registrano anche un aumento di peso in quei giorni)

 

Quali sono le cause della sindrome premestruale?

Le cause possono essere molteplici:

  • una diminuzione nell’organismo delle sostanze responsabili dello stato di benessere (come la serotonina);
  • un disequilibrio nel rapporto tra estrogeni e progesterone (il dosaggio ormonale non rileva modificazioni di questi ormoni e in particolare del progesterone, rispetto alla norma, ma è probabilmente il metabolismo del progesterone stesso che risulta cambiato, conducendo alla manifestazione dei sintomi);
  • un’alterazione nel ricambio idrosalino con conseguente calo di alcune sostanze, come il magnesio, che comporta cefalea, crampi e gonfiore. Viene chiamato in causa anche un deficit vitaminico.

 

Diagnosi

Le donne che riferiscono sintomi in fase pre mestruale sono invitate a compilare un diario in cui annotare, mese per mese, i disturbi e i segni e sintomi

più frequenti: questo consente al ginecologo di verificare la periodicità dei sintomi stessi e diagnosticare quindi una sindrome premestruale vera e propria. La ripetitività dei sintomi per almeno 4-5 mesi è un dato significativo per la diagnosi.

 

Trattamenti

È consigliabile prestare attenzione all’alimentazione: diminuire l’apporto di sale, l’assunzione di alcol e di caffè e il consumo di dolci; al contrario, è importante un corretto apporto idrico (bere almeno due litri di acqua al giorno).

Possono essere di aiuto gli integratori minerali a base, per esempio, di magnesio e calcio e/o la supplementazione di vitamine (E, B6). Alcuni studi suggeriscono anche l’assunzione di soia: i fitoestrogeni che vi sono contenuti contribuirebbero a riequilibrare il rapporto tra estrogeni e progesterone.

In commercio esistono preparati che contengono tutte queste sostanze con l’aggiunta di altri rimedi naturali, come l’agnocasto, il gingko biloba o l’olio di enotera.

È racommandato dedicarsi a un moderato esercizio fisico (camminare, nuotare, correre) o ad attività quali pilates, yoga e shiatsu.

In alcuni casi viene prescritta l’assunzione della pillola anticoncezionale che, inibendo l’ovulazione, permette un bilanciamento migliore tra estrogeni e progesterone, contrastando l’ insorgenza dei sintomi caratteristici della sindrome premenstruale.

Malattie sessualmente trasmissibili

Malattie sessualmente trasmissibili

 

Le malattie sessualmente trasmissibili (MST), comunemente note con il nome di infezioni sessualmente trasmesse (IST) sono infezioni che si trasmettono per contagio diretto tramite contatto sessuale. Sono in genere causate da batteri, virus e protozoi che passano da un individuo all’altro mediante il passaggio, attraverso le mucose, di liquidi biologici infetti. Si tratta di specifici disturbi e patologie che tendono a concentrare la loro azione nelle zone di interesse degli organi genitali o altri organi e apparati.

 

Che cosa sono le malattie sessualmente trasmissibili?

L’attività sessuale ha un ruolo essenziale nella diffusione di queste infezioni, ma è possibile essere infettati anche senza contatto sessuale: è quello che accade, ad esempio, nel caso di trasmissione da madre a bambino durante la gravidanza o il parto (trasmissione verticale), tramite trasfusioni di sangue infetto o tramite l’uso di aghi o strumenti chirurgici non adeguatamente sterilizzati (tatuaggi).

 

Quali sono le cause delle malattie sessualmente trasmissibili?

Le infezioni sessualmente trasmesse possono essere causate da:

  • batteri (gonorrea, sifilide, clamidia);
  • virus (Papillomavirus umano, herpes genitale, Hiv, epatite A, B e C);
  • protozoi (come la tricomoniasi).
  • funghi (Candida Albicans)

 

Quali sono i sintomi delle malattie sessualmente trasmissibili?

Non è detto che le infezioni sessualmente trasmesse si manifestino nell’immediato, al contrario queste possono anche restare latenti per periodi più o meno lunghi. I sintomi possono manifestarsi in base alla tipologia di infezione da alcuni giorni ad alcuni anni dopo l’esposizione. Alcune infezioni sono banali e si risolvono in pochi giorni (è il caso per esempio della Candida Albicans), o qualche settimana, senza lasciare conseguenze. Altre volte (come nel caso dell’HIV o della sifilide) la progressione della patologia può portare a complicanze serie e alcune volte letali. Alcune di queste infezioni possono decorrere in modo del tutto asintomatico per molto tempo, pur conducendo a serie alterazioni funzionali di alcuni organi con decadimento della loro funzione (è il caso per esempio dei danni a carico delle tube da parte della Clamidia Trachomatis, con conseguente infertilità).

 

Particolare attenzione si deve prestare a determinati segni:

  • piaghe sui genitali, nella zona rettale o nella zona orale
  • bruciore o dolore alla minzione
  • secrezioni dal pene
  • perdite vaginali (leucorrea)
  • perdite vaginali ematiche
  • ingrossamento dei linfonodi, soprattutto nell’area inguinale
  • dolori pelvici, accompagnati in alcuni casi a febbri persistenti o a diarrea
  • rash cutaneo su tronco, mani o piedi

 

 

E’ possibile agire per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili?

La prevenzione è fondamentale per evitare l’insorgere delle infezioni sessualmente trasmissibili. Ci sono diversi modi per evitare o ridurre il rischio di sviluppare queste malattie:

Astensione dall’attività sessuale “a rischio” (evitare rapporti sessuali occasionali, utilizzare in modo corretto il preservativo).

Vaccinazioni: per prevenire l’infezione da Papillomavirus umano (Hpv), da epatite A e da epatite B è possibile vaccinarsi.

Evitare l’uso di droghe o l’abuso di alcol, il cui effetto può favorire l’adozione di comportamenti sessuali azzardati o pericolosi.

Evitare la condivisione di tutti quegli oggetti – tra cui rasoi, forbici, aghi, spazzolino da denti – che possono penetrare la cute o le mucose.

Se si è deciso di eseguire un tatuaggio, accertarsi che vengano messe in atto correttamente le procedure per la disinfezione e sterilizzazione dello strumentario.

 

Diagnosi

Diversi sono i test che possono essere utilizzati per diagnosticare un’infezione sessualmente trasmessa:

esame obiettivo specialistico

esami del sangue

analisi dell’urina

esami di campioni di fluidi biologici

 

Trattamenti

La scelta del trattamento dipende dal tipo di infezione di cui il paziente soffre. Le malattie sessualmente trasmissibili causate da batteri sono generalmente più facili da curare, mentre le infezioni virali possono essere seguite nel tempo, ma non sempre curate.

 

Nel caso delle infezioni sessualmente trasmesse causate da batteri e protozoi vengono impiegati antibiotici somministrati per uso locale o sistemico. È preferibile astenersi dall’attività sessuale fino al completamento del trattamento e alla regressione delle eventuali lesioni.

 

Nel caso di infezioni virali vengono impiegate terapie antivirali (come nel caso dell’Herpes) o trattamenti chirurgici locali (come nel caso dell’HPV).

Nel caso del virus dell’Hiv: nonostante non siano ancora state messe a punto terapie in grado di eliminare definitivamente il virus, le attuali cure riescono a tenerlo sotto controllo per molti anni e la mortalità causata da questa malattia è decisamente calata negli ultimi decenni.

Ambliopia (occhio pigro)

Ambliopia (occhio pigro)

 

L’ambliopia, patologia anche chiamata “dell’occhio pigro”, colpisce circa il 4% della popolazione mondiale. Questa condizione porta ad una riduzione più o meno marcata della capacità visiva di un occhio o, più raramente, di entrambi.

Brevemente si può dire che deriva da un’alterata trasmissione del segnale nervoso tra l’occhio e il cervello. Quest’ultimo privilegia quindi l’occhio con la maggiore acuità visiva rispetto a quello con acuità visiva ridotta.

Questa patologia, ad oggi, può essere trattata con possibilità di successo parziale o completo solamente intervenendo entro i primi 5-6 anni di vita di un bambino.

 

Cos’è l’ambliopia?

Solitamente monolaterale, l’ambliopia può essere determinata da patologie oculari che, durante lo sviluppo del sistema visivo del bambino nei suoi primi anni di vita (0-6 anni), impediscono allo stimolo visivo il raggiungimento della retina, dovuto ad esempio alla cataratta in età pediatrica, molto spesso congenita.

Frequentemente si presenta in occhi perfettamente sani dal punto di vista anatomico. La causa è da ricercarsi in una difetto di refrazione non corretto per tempo che altera la normale stimolazione sensoriale del sistema visivo.

 

Quali sono le cause dell’ambliopia?

Le cause più frequenti dell’ambliopia sono:

Lo strabismo, cioè un allineamento non corretto degli occhi, causato da un malfunzionamento dei nervi oculomotori che ne controllano i movimenti.

Cataratta congenita e ptosi palpebrale

Anisometropia, cioè la condizione in cui i due occhi hanno una rifrazione diversa.

 

Quali sono i sintomi dell’ambliopia?

I sintomi dell’occhio pigro sono molto raramente riferiti dal paziente data la sua giovane età e quindi l’incapacità di riportare la differenza visiva tra i due occhi. E’ quindi di fondamentale importanza sottoporre il bambino ad una visita oculistica preventiva entro i primi 3-4 anni di vita, indipendentemente dalla presenza o meno di sintomi. Ad oggi vi è la tendenza ad anticipare ulteriormente la visita oculistica al primo anno di vita del bambino al fine di avere una diagnosi il più possibile precoce.

Anche se l’occhio pigro colpisce solitamente solo un occhio, non sono rari i casi che interessi entrambi gli occhi.

 

Diagnosi

Gli esami utili per determinare una diagnosi di ambliopia sono:

Visita oculistica

Valutazione ortottica con studio della motilità oculare

 

Trattamenti

La terapia anti-ambliopica va individuata il più presto possibile in stretta collaborazione con l’ortottista che deve inizialmente valutare e quindi correggere i difetti refrattivi e/o delle cause che anatomicamente ostacolano la corretta proiezione sulla retina delle immagini dell’ambiente esterno (come cataratta o ptosi palpebrale), Si passa quindi alla terapia vera e propria che consiste nell’occlusione diretta dell’occhio con bende o adesivi semitrasparenti posti sugli occhiali.

 

Prevenzione

La diagnosi precoce è di fondamentale importanza per la prevenzione dell’ambliopia e del suo eventuale trattamento. Importante quindi è lo screening preventivo da effettuarsi anche a partire dall’età di sei mesi seguito da controlli periodici nell’arco dei primi 5-6 anni di vita del bambino.

Astigmatismo

Astigmatismo

 

L’astigmatismo, disfunzione oculare che può essere presente dalla nascita, può essere associato a miopia, ipermetropia e presbiopia, con differenti combinazioni tra i difetti e differenti livelli di gravità.

 

Che cos’è l’astigmatismo?

L’ astigmatismo è una disfunzione dell’occhio molto comune e solitamente facilmente curabile. Essa deriva dalla forma della cornea, membrana con curvatura ovale simile ad un pallone da rugby quindi non medesima sui diversi meridiani. Questa fa succede perché l’occhio ha differenti poteri di messa a fuoco lungo tutti i meridiani della cornea, provocando nei casi di minore entità un’inferiore nitidezza delle immagini. L’astigmatismo degrada la capacità visiva sia da lontano che da vicino e, rispetto alla presbiopia, non ha correlazione con l’età del paziente.

 

Quali sono le cause dell’astigmatismo?

La causa dell’astigmatismo può essere un’alterazione della curvatura della cornea che presenta un profilo ellissoidale, anziché una normale forma sferica. In questo caso i raggi di luce provenienti dal mondo esterno vengono proiettati in maniera non uguale nei vari punti della retina. L’occhio dell’astigmatico vede male sia da lontano che da vicino, gli oggetti possono apparire sfocati, sdoppiati.

 

Quali sono i sintomi dell’astigmatismo?

Come detto, dal momento che gli oggetti vengono proiettati sulla retina in modo disuguale alcune parti di essi sono a fuoco mentre altre sono fuori fuoco. Ad esempio nel vedere su un pannello la lettera “T” l’astigmatico può vedere la linea verticale a fuoco mentre la linea orizzontale fuori fuoco o viceversa. Il cristallino in alcuni casi può compensare in parte, mettendo a fuoco prima la linea verticale e poi quella orizzontale lasciando poi al cervello il compito di elaborare l’immagine. Nei casi più gravi, gli oggetti possono apparire distorti in diversi modi: per esempio un cerchio può essere percepito come una forma ovale. Lo sforzo visivo necessario per compensare questo difetto può essere causa di cefalea, affaticamento, bruciore e dolore che interessa i bulbi oculari e l’arcata ciliare, lacrimazione.

 

Diagnosi

Visita oculistica: di frequente chi è astigmatico se ne accorge solo dopo un’accurata valutazione medica. È importante sottoporsi periodicamente, sin da piccoli, a controlli preventivi di routine presso un oculista.

 

Gli esami utilizzati per diagnosticare il tipo di astigmatismo sono:

lettura dei caratteri della tabella ottotipica

Cheratometro o oftalmometro

Topografia corneale, per tracciare una mappatura punto per punto della curvatura della cornea

Tomografia corneale

Autorefrattometro

 

Test soggettivo della refrazione, che definisce esattamente, con la collaborazione del paziente, la corretta misura dell’astigmatismo

 

Trattamenti

Il trattamento dell’astigmatismo ha come obiettivo quello di compensare la curvatura irregolare che causa la visione offuscata. Si può ottenere con lenti correttive: occhiali o lenti a contatto. La diagnosi corretta e la prescrizione migliore dell’occhiale deriva sempre da un esame oculistico approfondito. Esami approssimativi aolitamente correggono in modo non sufficiente questo difetto. Esiste anche un’opzione chirurgica, in passato, infatti, questo difetto veniva corretto con chirurgia incisionale, come la cheratotomia radiale, metodo oramai obsoleto. Oggi si interviene con l’utilizzo del laser ad eccimeri.

Il laser ad eccimeri può correggere l’astigmatismo mediante la vaporizzazione a freddo del tessuto corneale in modo mirato. Questo può avvenire in superficie con diverse metodologie che si differenziano l’una dall’altra solo per la preparazione preliminare all’azione del laser: PRK, LASEK, epiLASIK, ASA. In alternativa può avvenire in profondità dopo avere tagliato e sollevato uno strato superficiale di cornea. L’applicazione eseguita dal laser ad eccimeri è identica per entrambi i due trattamenti.

Il fronte avanzato di questa metodologia chirurgica sono i trattamenti personalizzati, cioè un rimodellamento della cornea mediante laser ad eccimeri che tiene conto delle caratteristiche dell’individuo e che spesso consente una visione migliore rispetto ai trattamenti standardizzati.

La sezione di chirurgia refrattiva del Centro Oculistico dell’Istituto Clinico Humanitas è in possesso di un laser ad eccimeri di ultima generazione riconosciuto come uno degli strumenti chirurgici più all’ avanguardia presenti attualmente sull’intero mercato mondiale. Riesce ad intervenire con successo su astigmatismi molto più elevati rispetto a quelli che in passato era possibile trattare. Nel caso dell’astigmatismo, soprattutto se si tratta di un astigmatismo asimmetrico o irregolare, la chirurgia personalizzata offre un supporto fondamentale per ottenere un ottimo risultato dell’intervento . In questi casi la personalizzazione del trattamento è di fondamentale importanza per ottenere un risultato di qualità molto superiore alle aspettative della chirurgia standard.

 

Prevenzione

​Per prevenire l’astigmatismo è consigliato effettuare visite oculistiche sin dai 4 o 5 anni di età, ma, in caso di familiarità con malattie oculari, anche prima.

 

Blefarospasmo Essenziale

Blefarospasmo Essenziale

 

Il blefarospasmo essenziale è una patologia che causa una contrazione involontaria con successiva chiusura a intermittenza e spesso completa delle palpebre.

 

Che cos’è il blefarospasmo essenziale?

Il blefarospasmo essenziale è una patologia che colpisce entrambi gli occhi (bilaterale, cioè in modo asimmetrico) e si manifesta soprattutto in età senile. La chiusura non volontaria delle palpebre può essere sia continua che ad intermittenza. La frequenza delle contrazioni aumenta considerevolmente nel corso degli anni fino a portare ad una marcata limitazione della capacità visiva a causa dell’incontrollabilità dello spasmo.

 

Quali sono le cause del blefarospasmo essenziale?

La causa del blefarospasmo non è ancora del tutto chiara, ma si ritiene che sia collegata a un funzionamento non regolare di alcune strutture nervose poste alla base del cervello, cioè i gangli della base, che hanno una funzione importante nel controllo dei movimenti.

Anche alcuni farmaci (neurolettici, antistaminici, dopaminergici, anticonvulsivi, pilocarpina, carbacolo, alcuni anestetici) possono essere causa indiretta del blefarospasmo.

 

Quali sono i sintomi del blefarospasmo essenziale?

Il blefarospasmo essenziale inizialmente si manifesta con sensibilità alla luce, aumento della frequenza dell’ammiccamento e secchezza dell’occhio. Anche lo stress può contribuire a peggiorare i sintomi.

 

Diagnosi

Per diagnosticare il blefarospasmo è necessaria una visita medica accurata, dopo aver esaminato tutte le possibili cause secondarie di patologie oculari (blefarite, trichiasi, patologie corneali, glaucoma, uveiti, occhio secco).

Se si sospettano cause neurologiche si ricorre a scanner tomografico per andare ad escludere eventuale patologie della regione ponto cerebellare.

 

Trattamenti

La terapia è eseguita tramite sedute periodiche di somministrazione di tossina botulinica sulla chemodenervazione.

 

Calazio

Calazio

 

Il calazio è una cisti (o lipogranuloma) della palpebra che può formarsi a causa di una infiammazione cronica delle ghiandole del Meibomio, ghiandole che producono la componente lipidica delle lacrime. Un calazio, se di grosse dimensioni può anche causare astigmatismo a seguito della compressione della cornea.

 

Che cos’è il calazio?

Può essere sia acuto, sia cronico, problema che causa dolore, eritema e gonfiore della palpebra. Può trasformarsi in un nodulo duro alla palpazione. Il nodulo può svilupparsi alla superficie anteriore cutanea (calazio sovratarsale) o, più spesso, alla superficie posteriore della palpebra (calazio sottotarsale). Il materiale purulento contenuto può fuoriuscire, ma nel caso non lo facesse e rimanesse incistato deve essere rimosso per via chirurgica.

 

Quali sono le cause del calazio?

La formazione di un calazio può dipendere da stati ansiosi, patologie del tratto intestinale (come la colite spastica) e disordini alimentari.

 

Quali sono i sintomi del calazio?

La sintomatologia tipica del calazio è la percezione di un dolore continuo alla palpebra associato a una sensazione di fastidiosa pressione.

 

Diagnosi

La diagnosi del calazio, a seguito di visita oculistica, prevede l’analisi diretta da parte del medico.

In caso di lesioni ricorrenti e frequenti è consiglibile un esame istologico che permetta la diagnosi differenziale fra calazio, carcinoma sebaceo, carcinoma basocellulare e linfoma.

 

Trattamenti

La terapia medica del calazio prevede l’uso di pomate a base di antibiotici e steroidi. La palpebra deve essere tenuta pulita per mantenere sgombri i dotti delle ghiandole, evitando impacchi caldo-umidi se la cute risulta arrossata ed infiammata.

La terapia chirurgica consiste nell’incisione seguita da un raschiamento (courettage). Per evitare cicatrici si tende ad intervenire dall’interno della palpebra. Meno frequentemente si interviene dall’esterno mettendo, poi, dei punti. L’intervento viene eseguito in anestesia locale e in regime ambulatoriale, ad eccezione dei bambini, che devono di essere necessariamente sedati.

 

Prevenzione

Per prevenire il calazio è necessario seguire un regime di alimentazione curato e regolare, consumando con cautela insaccati, dolci e altri cibi ricchi di sostanze grasse, soprattutto se di origine animale.

Un’accurata e regolare pulizia del bordo delle palpebre aiuta a mantenere puliti i dotti delle ghiandole. Soggetti particolarmente predisposti a sviluppare un calazio possono pulire più accuratamente ciglia e palpebre con un bastoncino di cotone imbevuto di acqua tiepida o, in casi particolari, utilizzando shampoo specifici.

Cataratta

Cataratta

 

La cataratta è un’opacizzazione del cristallino, la lente che si trova dietro alla parte colorata dell’occhio, l’iride, indispensabile per la messa a fuoco delle immagini sulla retina E’ un problema solitamente riscontrato durante l’invecchiamento dell’individuo, ma che non raramente può colpire anche in giovane età e che può essere risolto chirurgicamente.

 

Che cos’è la cataratta?

In più del 95% dei casi la cataratta è legata all’invecchiamento e viene, quindi, definita senile. Le cataratte giovanili, invece, sono di origine congenita o in altri casi possono essere causate da traumi, assunzione di farmaci, altre malattie agli occhi o sistemiche.

 

Quali sono le cause della cataratta?

In genere questa l’opacizzazione del cristallino è causata dall’aggregazione e dall’ossidazione delle proteine del cristallino, un processo ben noto e diffuso in tutto l’organismo che progredisce con l’avanzare dell’età. Ecco perché il 90% degli individui di età superiore ai 75 anni soffre di cataratta. Altre possibili cause possono derivare dall’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti, dal diabete o dal fumo.

 

Quali sono i sintomi della cataratta?

Il sintomo principale è l’annebbiamento crescente della vista, a volte con abbagliamento alla luce frontale, sdoppiamento delle immagini e talvolta un iniziale curioso miglioramento della vista. E’ consigliata pertanto una visita oculistica preventiva periodica oltre i 60 anni di età, anche in assenza di sintomi specifici.

 

Diagnosi

Le metodologie utilizzate per la diagnosi di cataratta sono:

L’esame biomicroscopico completo con lampada a fessura

L’esame completo della acutezza visiva e della refrazione

Altre esami effettuati in previsione di intervento:

Ecobiometria

Biomicroscopia dell’endotelio corneale

Ecografia bulbare

Altri esami retinici (fluorangiografia – tomografia OCT)

Topografia e tomografia corneale

Campimetria computerizzata e pachimetria corneale

Valutazione con visita ortottica della motilità

 

Trattamenti

Ad oggi, l’unico trattamento disponibile è l’intervento chirurgico. Il momento in cui intervenire è definito in base al grado di evoluzione della cataratta e alla difficoltà visiva che essa comporta nelle attività più comuni quotidianamente svolte, pertanto è una decisione che coinvolge sia il medico che il paziente.

L’intervento, di breve durata, non doloroso, in anestesia locale con sole gocce di collirio, in day hospital (senza ricovero), ed eseguito con microscopio operatorio, richiede una sufficiente collaborazione del paziente. Consiste nella asportazione della parte opacata del cristallino e nell’inserimento di una lente sostitutiva di materiale plastico (cristallino artificiale).

 

Prevenzione

Per prevenire la cataratta sono importanti l’uso di occhiali da sole, un’alimentazione ricca di frutta e verdure, cibi contenenti antiossidanti naturali, il controllo dei livelli di zuccheri nel sangue ed astenersi dal fumare.

Cellulite orbitaria

Cellulite orbitaria

 

La cellulite orbitaria è una infiammazione con conseguente infezione della regione orbitale e periorbitaria che compromette l’area anteriore del setto orbitario (cellulite presettale). In alcune casi può interessare anche le strutture posteriori del setto. E’ più frequente nei bambini ma può insorgere a qualsiasi età.

 

Che cos’è la cellulite orbitaria?

La cellulite orbitaria inizialmente si presenta sotto forma di una neoformazione calda e dolorosa che si propaga rapidamente in un lasso di 5-10 giorni. La sua diffusione può essere causa un difetto pupillare (midriasi), dell’alterazione della visione e della motilità oculare. Le possibili complicanze sono:

  • Lagoftalmo
  • Entropion
  • Necrosi palpebrale

 

Quali sono le cause della cellulite orbitaria?

Si presenta, nella maggior parte delle volte, come una diretta complicazione di una sinusite, specialmente se si tratta di sinusite etmoidale. È quindi strettamente legata alla presenza di microorganismi quali S. pneumoniae, S. aureus, S. piogene e H. influenza.

 

Quali sono i sintomi della cellulite orbitaria?

La cellulite orbitaria determina i seguenti sintomi a danno della capacità visiva:

  • peggioramento della vista e del movimento oculare

A livello oculare si possono individuare:

  • edema delle palpebre
  • palpebre infiammate e calde
  • rigonfiamento della congiuntiva a seguito di un accumulo di liquidi (chemosi congiuntivale)
  • rigonfiamento del bulbo oculare verso l’esterno (esoftalmo irriducibile)
  • dolori all’occhio (dolori orbitari e periorbitari)

In alcuni casi:

  • febbre
  • nausea
  • vomito
  • debolezza generale
  • nei casi più gravi, reazione meningea, delirio, coma

 

Diagnosi

Per la diagnosi si procede ad una visita medica seguita da TAC delle orbite e dei seni.

 

Trattamenti

La terapia per la cura della cellulite orbitaria consiste in una somministrazione di sistemica di antibiotici ad ampio spettro d’azione. Fondamentale il supporto del medico nell’individuare il dosaggio adeguato e nell’agire il più rapidamente possibile.

 

Prevenzione

Un’adeguata terapia della sinusite e di fondamentale importanza per la prevenzione della cellulite orbitaria.

Cheratocongiuntivite secca (Sindrome di Sjogren)

Cheratocongiuntivite secca (Sindrome di Sjogren)

 

La cheratocongiuntivite secca ha i sintomi tipici dell’occhio secco (bruciore e scarsa lacrimazione), ma ha una causa specifica differente, e cioè nel danno alle ghiandole lacrimali tipiche della Sindrome di Sjogren. La Sindrome di Sjogren, malattia autoimmune, è una malattia infiammatoria cronica. Insorge più di frequente nelle donne in età compresa fra i 40 e i 60 anni.

Si associa solitamente a secchezza della fauci (xeroftalmia e xerostomia).

 

Che cos’è la cheratocongiuntivite secca?

Due sono le forme di cheratocongiuntivite secca, primaria e secondaria.

Quando compare isolatamente è detta Sindrome di Sjogren primaria, quando compare associata ad una malattia del collagene, una connettivite come l’artrite reumatoide è detta Sindrome di Sjogren secondaria.

 

Quali sono le cause della cheratocongiuntivite secca?

La causa della cheratocongiuntivite secca è dovuta ad un processo autoimmune delle ghiandole lacrimali.

 

Quali sono i sintomi della cheratocongiuntivite secca?

I sintomi sono:

  • Secchezza oculare
  • Prurito
  • Sensazione di un corpo estraneo
  • Arrossamento
  • Bruciore e dolore
  • Fotofobia

 

Nelle forme sistemiche, quelle che coinvolgono tutte le ghiandole esocrine, si associa a secchezza di tutte le mucose corporee: orale, vaginale, tracheale, bronchiale, esofagea e gastrica.

 

Diagnosi

Per diagnosticare questa malattia è richiesta una visita medica. Gli esami a cui sottoporsi sono:

  • But (break-up time)
  • Test di Schirmer

 

La componente sistemica è da indagare con una ricerca di autoanticorpi (antinucleo, anti antigeni nucleari, anticellule duttali, REUMATEST). Occorre anche una valutazione reumatologica.

 

Trattamenti

La terapia impiega sostituti lacrimali: lacrime artificiali dense e gel o pomata lubrificante e riepitelizzante da applicare alla sera.

Sono anche consigliati farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) o Steroidi di superficie nei casi con maggiore sintomatologia.

Nei casi più gravi, come accade per l’occhio secco, può essere indicata l’occlusione del puntino lacrimale inferiore con un piccolo tappo di collagene o di silicone (punctum plug) e talvolta l’uso di lenti a contatto terapeutiche a protezione corneale.

In tutti i casi è consigliata la somministrazione di integratori a base di vitamina E di Omega 3.

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