La stagione più fredda, caratterizzata per lo più da rigide temperature può contribuire a scatenare, per quanto riguarda le mani, problematiche che in genere sono già presenti in forma latente e che le condizioni proprie di questo periodo dell’anno tendono a “portare a galla”.
Ne parliamo con il dottor Davide Smarrelli, responsabile della Chirurgia della Mano di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Dottor Smarrelli, quali sono i disturbi alle mani che possono manifestarsi quando le temperature sono più fredde?
«Sono i disturbi che riguardano il microcircolo, cioè la rete dei capillari che sono presenti in ogni parte del nostro corpo, anche in quellle più periferiche, come appunto le mani. È la condizione che viene comunemente chiamata “gelone”, per cui la mano cambia di colore e tende a diventare fredda. Perché si verifichi non è necessario che ci siano temperature particolarmente rigide, a volte possono essere vicine agli 8-10 gradi centigradi, molto dipende dalla predisposizione che ognuno ha».
Come di possono contrastare questi effetti?
«La prevenzione è molto importante e deve essere osservata con continuità. In particolare, per evitare i geloni bisogna coprire le mani con guanti adeguati ed evitare di metterle sotto l’acqua bollente quando le si sentono fredde».
Ci sono categorie di persone più esposte a problemi di questo tipo?
«Sì, lo sono i giovani, le donne spesso alte e magre, i lavoratori manuali che trascorrono un lungo tempo all’aperto. E lo sono i pazienti che hanno subito traumi alla mano o interventi ricostruttivi dell’arto: il primo e anche il secondo inverno conseguenti a questi eventi possono essere caratterizzati da turbative che si evidenziano sulle mani con una colorazione tendente al rossastro».
In inverno è più facile farsi male a mani e polsi, complici gli sport sulla neve e sul ghiaccio…
«Vero, bisogna prestare molta attenzione quando si praticano sport come sci, snowboard e pattinaggio sul ghiaccio. Quando si cade sulla neve o sul ghiaccio, mani e polsi sono esposti al rischio di traumi, anche gravi, come fratture del polso, lesioni dei legamenti del polso e fratture delle dita, tipici soprattutto di snowboard e pattinaggio. Ma i problemi non sorgono solo a causa di cadute: c’è ad esempio una lesione tipica dello sci che viene chiamata “lesione da bastoncino” o “pollice dello sciatore” che si può verificare quando, durante la discesa o anche da fermi quando si effettua un cambio di posizione, la racchetta rimane piantata nella neve e provoca una torsione del pollice verso l’esterno, con un conseguente stiramento del legamento collaterale ulnare che può essere tale da provocare una sua rottura».
Come comportarsi quando si incorre in uno di questi problemi?
«Se il danno è evidente è necessario ottenere un immediato soccorso è un intervento medico tempestivo. Non sempre però è facile individuare la problematica insorta. Specialmente le lesioni legamentose di polso e mano non sempre vengono riconosciute immediatamente perché possono non essere accompagnate da dolori eclatanti e, oltretutto, non sempre le immagini strumentali riescono a identificarle, per cui il problema viene individuato solo dopo un certo lasso di tempo. Il consiglio, quindi, è di non sottovalutare mai fastidi che, anche se all’apparenza non impattanti, possono nascondere condizioni che, per la loro effettiva gravità, richiedono un intervento di tipo medico se non addirittura chirurgico».