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La radioterapia si potenzia

Negli ultimi anni molto è cambiato nelle tecniche di trattamento radioterapico, caratterizzate dalla capacità di individuare il bersaglio con maggiore precisione e distribuire in modo più selettivo la dose così da ottenere trattamenti più precisi, più efficaci e con minore tossicità, oltre ad essere associati a un minor numero di frazioni attraverso l’adozione di schemi di ipofrazionamento della dose.

Il tumore alla prostata è stato tra i primi ad essere investito dalla rivoluzione tecnologica e dalle migliorate conoscenze su malattia e meccanismi radiobiologici coinvolti nell’irradiazione, ma anche il trattamento del tumore alla mammella ha avuto importanti evoluzioni a beneficio delle pazienti.

Ne parliamo con il dottor Vittorio Vavassori, responsabile della Radioterapia di Humanitas Gavazzeni.

Dottor Vavassori, quali sono le novità in ambito radioterapico per il trattamento del tumore alla prostata?

“Lo standard radioterapico per le forme localizzate di malattia, in cui la radioterapia è alternativa alla chirurgia, è costituito dal cosiddetto ipofrazionamento moderato, in cui la dose da somministrare viene suddivisa in 20-28 frazioni. Da qualche anno abbiamo introdotto lo schema di trattamento ultra-ipofrazionato che prevede, in pazienti selezionati, l’erogazione della dose con tecnica stereotassica in 5-7 frazioni, somministrate in genere a giorni alterni, con un positivo impatto sui pazienti e sulle liste d’attesa“.

Per il tumore della mammella, invece?

“Anche nel caso del tumore alla mammella si è assistito negli ultimi anni alla validazione di schemi di ipofrazionamento che, abbinati alla tecnica ad intensità modulata della dose e al cosiddetto ‘boost simultaneo’, hanno permesso di ridurre da 30 a 15 il numero delle frazioni utilizzate nel trattamento dopo la chirurgia conservativa. Di più recente introduzione è invece l’ultra-ipofrazionamento per cui, quando non serve il “boost” sul letto tumorale, il trattamento prevede solo 5 sedute di radioterapia. Ormai consolidata è la cosiddetta irradiazione parziale della mammella dove, nelle pazienti con un rischio particolarmente basso di recidiva, si procede all’irradiazione del solo letto chirurgico, utilizzando anche in questo caso uno schema di ultra-ipofrazionamento”.

Quali sono le sfide della radioterapia?

“La radioterapia stereotassica o ablativa, in grado di erogare alte dosi in poche frazioni con grande precisione, inizialmente utilizzata per le metastasi cerebrali, viene sempre più utilizzata anche in altri distretti: nelle neoplasie polmonari in stadio precoce, nel trattamento di localizzazioni linfonodali di addome-pelvi o del torace e nel caso di metastasi ossee, polmonari, surrenaliche ed epatiche. Più recentemente abbiamo allargato questa possibilità terapeutica anche alle neoplasie pancreatiche non operabili e alle forme iniziali di neoplasia renale”.

Specialista in Radioterapia e Oncologia