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Fibrillazione atriale, i nuovi approcci di cura in convegno a Bergamo

La fibrillazione atriale è la più diffusa tra le aritmie cardiache, le alterazioni del ritmo cardiaco che interessano una buona parte – dall’1,5 al 5% – della popolazione italiana. In particolare, nel nostro Paese soffrono di fibrillazione atriale circa 610mila persone.

Oggi questa patologia può essere trattata, anche nelle sue forme più complesse, con approcci innovativi che prevedono una combinazione tra tecniche ibride e nuove tecnologie.

Quando e come si manifesta la fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale si manifesta quando l’attivazione elettrica degli atri del cuore è determinata dalla propagazione continua e caotica dell’impulso lungo le pareti atriali. Di conseguenza, gli atri perdono la contrazione coordinata e sviluppano un’attività irregolare, detta appunto “fibrillazione”. Se ne distinguono tre diversi tipi:

  • parossistica, che in genere si interrompe spontaneamente entro 7 giorni
  • persistente, che richiede interventi terapeutici per la sua interruzione
  • permanente o cronica, in cui i tentativi di ripristino del ritmo sinusale non hanno avuto successo o non vengono più considerati appropriati.

Tra i sintomi più frequenti della fibrillazione atriale troviamo palpitazioni, dispnea, affaticabilità, sincope e dolore toracico.

Come si può curare la fibrillazione atriale

L’intervento, in particolare, prevede un approccio laterale al cuore mediante quattro accessi di un diametro che varia dagli 8 ai 12 millimetri, configurando la procedura come mininvasiva e percutanea. Il cardiochirurgo opera attraverso i bracci robotici di un sistema assistito, dotati di ottiche ad alta definizione e possibilità di movimento a 360°. I manipolatori, altamente versatili, permettono di eseguire manovre di elevata precisione, fondamentali per la corretta riuscita dell’intervento e per una ripresa post-operatoria ottimale del paziente.

«In alcuni pazienti selezionati – spiega il dottor Eduardo Celentano, responsabile dell’unità di Elettrofisiologia di Humanitas Gavazzeni a Bergamo, professore onorario della Kennedy University negli Stati Uniti – oggi le Linee Guida raccomandano di effettuare l’ablazione trans-catetere endocardica: una metodica efficace in circa il 98% dei casi nelle forme parossistiche. Nelle forme cosiddette “persistenti di lunga durata”, tuttavia, l’ablazione trans catetere ha un successo molto più basso (40-60%). Il motivo è da ricercare nel fatto che l’ablazione dall’inguine è in grado di colpire solo alcune zone responsabili della comparsa di questo tipo di fibrillazione, quelle più interne, non arrivando a delle aree più esterne che contribuiscono ad aggravare la persistenza della patologia. Per questo sempre di più oggi ricorriamo all’ablazione ibrida che combina l’approccio trans-catetere, diretto alle zone esterne del cuore, con un intervento chirurgico mininvasivo, eseguito con tecniche robotiche».

L’utilizzo del robot per la cura della fibrillazione atriale

L’intervento, in particolare, prevede un approccio laterale al cuore mediante quattro accessi di un diametro che varia dagli 8 ai 12 millimetri, configurando la procedura come mininvasiva e percutanea. Il cardiochirurgo opera attraverso i bracci robotici di un sistema assistito, dotati di ottiche ad alta definizione e possibilità di movimento a 360°. I manipolatori, altamente versatili, permettono di eseguire manovre di elevata precisione, fondamentali per la corretta riuscita dell’intervento e per una ripresa post-operatoria ottimale del paziente.

«L’utilizzo del robot – afferma il dottor Alfonso Agnino, responsabile della Cardiochirurgia robotica e mininvasisa di Humanitas Gavazzeni – oltre a trattare cavità non altrimenti raggiungibili con l’ablazione tradizionale, ci permette di chiudere l’auricola nel corso dell’intervento, riducendo così in modo sensibile il rischio di trombo embolico ed emorragico, oltre che le recidive di fibrillazione. Questo tipo di operazione consente poi di evitare l’assunzione di farmaci anticoagulanti da parte del paziente ed è totalmente nichel free (metallo che può causare allergie nei soggetti che ne sono predisposti), permettendo di allargare di molto il bacino di pazienti che possono accedere a questa soluzione di cura».

Questo approccio, chiamato hybrid convergent, unisce competenze elettrofisiologiche ed elettrochirurgiche, ed è in grado di risolvere la fibrillazione atriale in oltre l’85% dei casi.

Convegno internazionale sulla fibrillazione atriale a Bergamo

Della fibrillazione atriale e degli ultimi approcci di cura che la riguardano si è occupato il convegno internazionale “New Technologies and AI in Hybrid Cardiac Ablation”, organizzato da Humanitas Gavazzeni, Università degli Studi di Bergamo e Fondazione Humanitas per la Ricerca, il 12 e 13 settembre 2025, nell’Aula Magna dell’Università di Bergamo, presso l’exmonastero di Sant’Agostino in Città Alta.

L’evento ha riunito 45 relatori provenienti da Centri di cura e Ricerca internazionali – tra cui Washington University Medicine, Erasmus Medical Center di Rotterdam e Medical College of Wisconsin –, e ha rappresentato l’occasione per discutere i più recenti approcci per la cura delle aritmie cardiache.

Nei due giorni di durata del convegno, cardiochirurghi, elettrofisiologi, cardiologi interventisti, anestesisti, bioingegneri e infermieri hanno dibattuto sulle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale e della robotica in relazione al trattamento ibrido delle fibrillazioni atriali e ventricolari.

Cardiochirurgia
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