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Ecocardiografia (ecocardiogramma)

Ecocardiografia (ecocardiogramma)

 

L’ecocardiografia è una metodica con cui si studiano il cuore e il flusso del sangue attraverso le valvole per mezzo degli ultrasuoni. A differenza delle radiazioni utilizzate in radiologia, gli ultrasuoni sono innocui, per cui non è necessaria alcuna precauzione e l’esame può essere eseguito su qualunque paziente innumerevoli volte (anche nelle donne in gravidanza).

 

A che cosa serve l’ecocardiografia?

L’ecocardiografia permette di ottenere informazioni sulla contrattilità del cuore, sulla morfologia delle sue valvole e sul flusso del sangue nelle sue cavità, sia a riposo che dopo l’esercizio fisico o l’assunzione di un farmaco.

Esistono varie modalità di esecuzione:

-l’ecocardiografia transtoracica,

-l’ecocardiografia transesofagea (per via endoscopica),

-l’ecocardiografia 3D (tridimensionale).

 

Come funziona l’ecocardiografia?

Il paziente deve stendersi a petto nudo sul lettino dell’ecografista, che gli posizionerà degli elettrodi sul petto. In seguito l’ecografista spalmerà un apposito gel sul petto del paziente e sul trasduttore, una sonda che, appoggiata sul torace, emette gli ultrasuoni che, riflessi e rielaborati dall’apparecchiatura, permettono di visualizzare il cuore e le sue strutture. La sonda verrà spostata sul petto con una leggera pressione. Al paziente potrebbe essere chiesto di rimanere immobile o di respirare profondamente. Al termine dell’esame gli elettrodi saranno rimossi e non resterà che pulirsi dal gel rimasto sul petto. La durata complessiva dell’esame è di circa 10-15 minuti.

 

Chi può effettuare l’ecocardiografia?

Non esistono particolari controindicazioni all’ecocardiografia: chiunque può sottoporsi all’esame.

 

Quali sono le norme di preparazione?

A seconda della tipologia di esame possono essere necessarie o meno norme di preparazione:

-per informazioni sull’ecocardiografia transtoracica.

-per informazioni sull’ecocardiogramma transesofageo.

-per informazioni sull’ecocardiografia 3D.

 

L’ecocardiografia è pericolosa o dolorosa?

L’ecocardiografia né dolorosa, né pericolosa.

Ecocardiografia (ecocardiogramma) 3D

Ecocardiografia (ecocardiogramma) 3D

 

L’ecocardiografia è una metodica con cui si studiano il cuore e il flusso del sangue attraverso le valvole per mezzo degli ultrasuoni. A differenza delle radiazioni utilizzate in radiologia, gli ultrasuoni sono innocui, per cui non è necessaria alcuna precauzione e l’esame può essere eseguito su qualunque paziente innumerevoli volte (anche nelle donne in gravidanza).

 

A che cosa serve l’ecocardiografia 3D?

L’ecocardiografia 3D consente di effettuare una migliore valutazione d’insieme del cuore, particolarmente utile nel caso delle malattie valvolari (soprattutto della valvola mitrale) e dei difetti interatriali.

Come funziona l’ecocardiografia 3D?

Il paziente deve stendersi a petto nudo sul lettino dell’ecografista, che gli posizionerà degli elettrodi sul petto. In seguito l’ecografista spalmerà un apposito gel sul petto del paziente e sul trasduttore, una sonda che, appoggiata sul torace, emette gli ultrasuoni che, riflessi e rielaborati dall’apparecchiatura permettono di visualizzare il cuore e le sue strutture. La sonda verrà spostata sul petto con una leggera pressione. Al paziente potrebbe essere chiesto di rimanere immobile o di respirare profondamente. Al termine dell’esame gli elettrodi saranno rimossi e non resterà che pulirsi dal gel rimasto sul petto. La durata complessiva dell’esame è di circa 10-15 minuti.

 

Chi può effettuare l’ecocardiografia 3D?

Non esistono particolari controindicazioni all’ecocardiografia: chiunque può sottoporsi all’esame.

 

Sono presenti norme di preparazione?

L’ecocardiografia 3D non richiede nessuna preparazione.

 

L’ecocardiografia 3D è pericolosa o dolorosa?

L’ecocardiografia non è né dolorosa né pericolosa.

Ecocardiografia transesofagea per via endoscopica

Ecocardiografia transesofagea per via endoscopica

 

L’ecocardiografia è una metodica con cui si studiano il cuore e il flusso del sangue attraverso le valvole per mezzo degli ultrasuoni. A differenza delle radiazioni utilizzate in radiologia, gli ultrasuoni sono innocui, per cui non è necessaria alcuna precauzione e l’esame può essere eseguito su qualunque paziente innumerevoli volte (anche nelle donne in gravidanza).

 

A che cosa serve l’ecocardiografia transesofagea per via endoscopica?

L’ecocardiografia permette di ottenere informazioni sulla contrattilità del cuore, sulla morfologia delle sue valvole e sul flusso del sangue nelle sue cavità, sia a riposo che dopo l’esercizio fisico o l’assunzione di un farmaco.

L’ecocardiografia transesofagea rappresenta un esame di secondo livello, indicato generalmente nel caso in cui l’ecocardiogramma transtoracico sia ritenuto insufficiente o non interpretabile rispetto al quesito clinico; in alcuni casi può essere direttamente prescritto come test d’elezione: presenza di patologie difficilmente diagnosticabili, come rare malformazioni congenite, malattie dell’aorta toracica o difetti complessi delle valvole cardiache.

Come funziona l’ecocardiografia transesofagea per via endoscopica?

Il paziente deve stendersi a petto nudo sul lettino dell’ecografista, che gli posizionerà degli elettrodi sul petto. In seguito l’ecografista spalmerà un apposito gel sul petto del paziente e sul trasduttore, una sonda che, appoggiata sul torace, emette gli ultrasuoni che, riflessi e rielaborati dall’apparecchiatura, permettono di visualizzare il cuore e le sue strutture. La sonda verrà spostata sul petto con una leggera pressione. Al paziente potrebbe essere chiesto di rimanere immobile o di respirare profondamente. Al termine dell’esame gli elettrodi saranno rimossi e non resterà che pulirsi dal gel rimasto sul petto. Il paziente deve togliere eventuali occhiali e protesi, stendersi sul fianco e posizionarsi con busto e collo leggermente flessi versi le gambe. In seguito dovrà deglutire una sonda simile a quella usata per la gastroscopia, inserita attraverso un boccaglio posto tra i denti. La durata complessiva dell’esame è di circa 10-15 minuti.

Chi può effettuare l’ecocardiografia transesofagea per via endoscopica?

Non esistono particolari controindicazioni all’ecocardiografia: chiunque può sottoporsi all’esame.

 

Sono previste norme di preparazione?

Per eseguire l’ecocardiogramma transesofageo è necessario essere a digiuno dalla mezzanotte precedente il giorno dell’esame. Le medicine possono essere assunte cercando di bere solo la minima quantità sufficiente per deglutire i farmaci. In caso di diabete è importante consultarsi con il proprio medico per definire la dose adeguata di insulina che dovrà essere ovviamente ridotta per il digiuno.

 

L’ecocardiografia transesofagea per via endoscopica è dolorosa o pericolosa?

L’ecocardiografia transesofagea non è dolorosa né pericolosa, ma il passaggio della sonda attraverso la bocca potrebbe generare un certo fastidio. Per tale motivo, per migliorare la tolleranza alla manovra, il medico o il personale infermieristico effettuano una anestesia locale (spruzzando uno spray in gola), alla quale possono associare, nei pazienti più sensibili, un blanda sedazione per via endovenosa. In questo caso, potendo essere ridotto lo stato di vigilanza, dopo l’esame non sarà possibile guidare o svolgere attività che richiedano un’attenzione particolare per almeno 5-6 ore.

Ecocardiografia transtoracica

Ecocardiografia transtoracica

 

L’ecocardiografia (o ecocardiogramma) è una metodica che studia il cuore e il flusso del sangue attraverso le valvole per mezzo degli ultrasuoni. A differenza delle radiazioni utilizzate in radiologia,gli ultrasuoni sono innocui, per cui non è necessaria alcuna precauzione e l’esame può essere eseguito su qualunque paziente innumerevoli volte (anche nelle donne in gravidanza).

 

A cosa serve l’ecocardiografia transtoracica?

L’ecocardiografia transtoracica permette di fornire informazioni dettagliate sulle dimensioni e sulle funzione del cuore e degli apparati valvolari.

 

Come funziona l’ecocardiografia transtoracica?

Il paziente deve stendersi a petto nudo sul lettino dell’ecografista, che gli posizionerà degli elettrodi sul petto. In seguito l’ecografista spalmerà un apposito gel sul petto del paziente e sul trasduttore, una sonda che, appoggiata sul torace, emette gli ultrasuoni che, riflessi e rielaborati dall’apparecchiatura, permettono di visualizzare il cuore e le sue strutture. La sonda verrà spostata sul petto con una leggera pressione. Al paziente potrebbe essere chiesto di rimanere immobile o di respirare profondamente. Al termine dell’esame gli elettrodi saranno rimossi e non resterà che pulirsi dal gel rimasto sul petto. La durata complessiva dell’esame è di circa 10-15 minuti.

 

Chi può effettuare l’ecocardiografia transtoracica?

Non esistono particolari controindicazioni all’ecocardiografia: chiunque può sottoporsi all’esame.

 

Sono previste norme di preparazione?

L’ecocardiografia transtoracica non richiede nessuna preparazione.

 

L’ecocardiografia transtoracica è un esame doloroso o pericoloso?

L’ecocardiografia transtoracica non è né invasiva, né dolorosa e permette di riprendere la normale routine subito dopo l’esame. Anche quando previsto l’uso di agenti di contrasto, si tratta di sostanze non ionizzanti innocue per la salute.

Test cardiopolmonare

Test cardiopolmonare

 

Definizione

Il test cardiopolmonare è il completamento del normale test da sforzo, cioè il cosiddetto elettrocardiogramma da sforzo. Consente di ottenere un quadro complessivo della condizione fisiologica del paziente. Il test cardiopolmonare supera il tradizionale test da sforzo poiché, mentre per mezzo di quest’ultimo si può verificare il comportamento elettrocardiografico sotto sforzo del paziente, col test cardiopolmonare si può valutare anche l’aspetto metabolico. Il test cardiopolmonare si utilizza da alcuni anni, ma solo recentemente è diventato un esame di routine. Oggi un buon ospedale dotato di dipartimento cardiologico non può prescindere dall’averlo. Il tipo di apparecchiatura che viene utilizzato per eseguire il test da sforzo cardiopolmonare consente di misurare la ventilazione, il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica durante lo svolgimento dell’esercizio. In questo modo, con i parametri misurati si può avere un quadro complessivo dello stato fisiologico del paziente.

 

Come si esegue

L’attrezzatura consiste in un ergometro, un elettrocardiografo dotato delle 12 derivazioni standard, un pneumotacografo (che serve a misurare la ventilazione polmonare) abbinato ad un analizzatore di gas (ossigeno e anidride carbonica), il tutto gestito da un software. Il paziente viene collegato a questa apparecchiatura per mezzo di un boccaglio dotato di rilevatore del respiro. Questo strumento trasmette, analizzando respiro per respiro, l’andamento del consumo di ossigeno e la produzione dell’anidride carbonica. L’apparecchiatura consente di costruire un grafico formato da una serie di curve che illustrano il metabolismo della persona.

 

Per chi è indicato?

Questo test viene principalmente utilizzato nei casi di pazienti cardiopatici e/o broncopneumopatici. In particolare è indirizzato a tre tipologie di pazienti:

-cardiopatici ischemici per i quali è necessario verificare la riserva coronarica. Per esempio pazienti operati di by-pass coronarico, per i quali la valutazione del test serve a controllare l’eventuale presenza di ischemia da sforzo residua.

-cardiopatici e/o bronchitici cronici che stanno svolgendo un programma riabilitativo.

-pazienti con scompenso cronico cardiaco più o meno grave. Infatti, attualmente è considerato un test fondamentale nella valutazione del paziente cardiopatico da candidare al trapianto cardiaco.

Alle persone affette da patologie respiratorie, per esempio chi soffre di enfisema o di bronchite cronica, questo esame può fornire indicazioni importanti sulla gravità della malattia, sulla sua evoluzione e valutare l’eventuale approccio terapeutico-riabilitativo.

 

Duplice valutazione

Si può definire un test di valutazione funzionale completo proprio perché riesce a tracciare un profilo fisiologico completo di un soggetto sotto sforzo valutando sia l’aspetto cardiaco sia respiratorio che metabolico.

La verifica della soglia anaerobica è molto importante nell’ambito della valutazione cardiologica. Permette un adeguato controllo sull’attività fisica svolta dal cardiopatico in corso di un programma di riabilitazione. Questo grazie a parametri precisi utilizzati per impostare e monitorare il “training cardiovascolare” in sicurezza e con la certezza di ottenere un buon recupero. Infatti lavorando entro i limiti di questa soglia si ottengono effetti benefici, mentre oltre tale livello di guardia (ossia in condizioni di anaerobiosi) non si ha l’effetto allenante ricercato e si rischiano complicanze.

Soglia aerobica e anaerobica

Per mezzo di questo test si valuta la condizione di partenza e con i vari parametri ottenuti si pongono gli obiettivi che lo sportivo poi svilupperà con il suo allenatore. In particolare è importante per misurare la soglia anaerobica e programmare un allenamento in grado di elevarne il livello in modo da utilizzare il proprio “motore” a un regime di giri più alto senza andare incontro alla formazione di acido lattico in eccesso nei muscoli rispetto alla loro capacità di smaltimento, evitando in tal modo un repentino e indesiderato senso di fatica.

Per atleti e sportivi

Nell’ambito sportivo questo test serve per valutare prevalentemente persone sane, ma anche atleti o sportivi con precedenti di malattie cardiovascolari di entità molto lieve per le quali si può ipotizzare un ritorno all’attività sportiva, cercando di dare al soggetto la possibilità di recuperare le proprie capacità al 100%. Inoltre è particolarmente consigliato alle persone di mezza età che vogliono capire qual è il loro limite e quali sono i margini di miglioramento dal punto di vista cardio-respiratorio; in particolare per chi pratica sport aerobici, cioè ciclismo, mezzo fondo, maratona, sci di fondo ecc…

Per migliorare il proprio allenamento

Anche per le persone che da anni si allenano 2/3 volte a settimana può essere utile eseguire il test cardiopolmonare. Infatti, se non si hanno a disposizione certi parametri (come quelli determinati da un test cardiopolmonare) non si può sapere se correndo a una determinata frequenza cardiaca quel tipo di allenamento è utile, oppure se è troppo vicino alla soglia anaerobica o se addirittura l’ha già superata. Così si rischia di sottoporsi ad un tipo di esercizio che invece di essere produttivo è controproducente. Con la valutazione cardiopolmonare si può indicare qual è lo stato attuale della condizione fisica della persona in modo da garantirle la possibilità di un allenamento ottimale e produttivo. Per è consigliato a persone dai 35/40 anni in su che eseguono sport con un certo impegno.

In caso di iscrizione in palestra è in genere richiesto un normale certificato medico oppure una certificazione specialistica medico-sportiva fondata su una valutazione con elettrocardiogramma registrato dopo uno sforzo, perciò non paragonabile ad un test da sforzo massimale.

Nello sport professionistico le società sportive sottopongono i loro atleti (ad esempio ciclisti, podisti, calciatori…) a valutazioni periodiche obbligatorie tra cui è previsto anche il test da sforzo cardiopolmonare. Si ritiene che ciò sia auspicabile ed utile anche ai dilettanti ed ai cosiddetti amatori che si sottopongono a carichi di allenamento talvolta molto impegnativi.

 

 

Visita cardiochirurgica

Visita cardiochirurgica

 

La visita cardiochirurgica è un passaggio fondamentale per la preparazione del paziente cui è stato già diagnosticato un problema cardiaco e circolatorio per la cui soluzione è necessario un intervento chirurgico, per la pianificazione dei tempi e delle modalità dell’intervento. La consulenza cardiochirurgica (di controllo) è utile al monitoraggio delle fasi successive all’intervento.

 

A cosa serve la visita cardiochirurgica?

La visita Cardiochirurgica consente di acquisire informazioni e predisporre trattamenti specifici per il paziente candidato a interventi chirurgici al cuore per malattie coronariche:

-esecuzione di by-pass coronarici per la cura della cardiopatia ischemia

-terapia delle cardiopatie congenite a livello atriale e dei tumori che interessano il cuore

-riparazione o sostituzione delle valvole cardiache (chirurgia valvolare o chirurgia della valvulopatie)

-terapia degli aneurismi dell’aorta toracica

-trattamento su ventricoli per la risoluzione di difetti cardiaci congeniti o acquisiti

-trattamento chirurgico della fibrillazione atriale e dello scompenso cardiaco

-impianto di pacemaker e altri strumenti impiantabili per il controllo delle disfunzioni cardiache

-monitorare i pazienti portatori di device o di protesi.

 

Come si svolge la visita cardiochirurgica?

Il paziente viene accolto da un team specializzato che raccoglie il maggior numero di informazioni possibili sulla storia e sullo stile di vita dell’assistito: alimentazione, vizio del fumo, livello di attività fisica e di sedentarietà, eventuali patologie in corso, interventi precedenti, casi in famiglia di patologie cardiache, assunzione di farmaci.

Successivamente vengono prescritti tutti i test di laboratorio necessari per i pazienti che necessitano di approfondimenti diagnostici prima dell’intervento: esami del sangue, esami radiologici, esami cardiologici.

Lo staff sanitario provvede poi ad acquisire tutti i dati e parametri clinici per stabilire il profilo del paziente candidato all’intervento chirurgico, per pianificare e definire la tipologia di intervento più adatto alla patologia, alla disfunzione cardiaca diagnosticata, alle condizioni e all’età del paziente, per procedere ad una valutazione del rischio tromboembolico ed emorragico del paziente in modo da eseguire l’intervento in sicurezza.

 

Sono previste norme di preparazione?

Non sono previste norme di preparazione, il paziente è invitato a portare con sé eventuali esami effettuati su richiesta del proprio medico curante e un promemoria in cui sono indicati tutti i farmaci che sta assumendo.

Visita ortopedica a mano o polso

Visita ortopedica a mano o polso

 

La visita ortopedica della mano o del polso è una visita specialistica condotta da un medico ortopedico che permette di identificare problemi a carico delle ossa, dei muscoli, dei nervi o dei tendini presenti nella mano e nel polso.

 

 

A cosa serve la visita ortopedica della mano o del polso?

 

La visita ortopedica della mano o del polso serve a diagnosticare i problemi alla base di disturbi come dolori, irrigidimenti e intorpidimenti.

Fra le problematiche che possono essere identificate sono incluse la degenerazione di ossa, articolazioni, muscoli o tendini, deformità di origine reumatica o artrosica, compressione di nervi (ad esempio la sindrome del tunnel carpale), infiammazioni, tumori e conseguenze di traumi (anche di origine sportiva).

 

 

Come si svolge la visita ortopedica della mano o del polso?

 

Durante la visita ortopedica della mano o del polso il medico si informa sulla storia personale e clinica del paziente (età, lavoro, attività fisica, traumi e patologie pregresse) e sui sintomi con cui ha a che fare.

All’anamnesi segue l’esame obiettivo, che può prevedere la palpazione manuale e l’esecuzione di test per verificare le capacità di movimento. Se disponibili, saranno esaminate anche radiografie o i referti di altri esami diagnostici condotti in precedenza.

Al termine della visita, che ha una durata tipica di 15-30 minuti, il medico può prescrivere ulteriori accertamenti (ad esempio ecografie, elettromiografie, Tac, risonanze magnetiche) o trattamenti specifici, a volte chirurgici.

 

Sono previste norme di preparazione?

 

La visita ortopedica della mano o del polso non richiede alcuna preparazione. Il paziente è però invitato a portare con sé i referti di eventuali indagini strumentali condotte in precedenza (ad esempio recenti radiografie del polso).

Visita ortopedica al gomito

Visita ortopedica al gomito

 

Si tratta di una visita medica condotta da uno specialista in ortopedia in cui l’attenzione viene concentrata sul gomito. I motivi più frequenti che rendono necessaria questa visita sono dolori o irrigidimenti causati da sollecitazioni eccessive dell’articolazione del gomito durante il lavoro o lo sport o da patologie come l’artrosi.

 

 

A cosa serve la visita ortopedica al gomito?

 

Una visita ortopedica al gomito permette di identificare le cause dei problemi del paziente a livello di questa articolazione o quantomeno di elaborare un’ipotesi diagnostica da approfondire con accertamenti successivi eventualmente prescritti dallo stesso medico ortopedico al termine della visita.

Le problematiche che possono essere individuate nel corso della visita includono fratture, lussazioni, artropatie, borsiti, compressioni dei nervi, rotture dei tendini, anchilosi, epicondilite ed epitrocleite.

 

 

Come si svolge la visita ortopedica al gomito?

 

Per prima cosa il medico procederà alla raccolta dei dati del paziente (età, lavoro, attività fisica, storia clinica e sintomi passati). In questo modo sarà più facile elaborare una diagnosi completa.

Seguirà un esame obiettivo che può includere la valutazione manuale dell’articolazione, test come la flessione passiva del polso (test di Mills), l’estensione attiva contrastata del polso (test di Cotzen) e la valutazione della sensibilità del gomito alla palpazione.

Al termine della visita potrebbero essere prescritte indagini strumentali come radiografia, Tac o risonanza magnetica.

 

Sono previste norme di preparazione?

 

La visita ortopedica al gomito non richiede alcuna preparazione. Il paziente è semplicemente invitato a portare con sé eventuali referti di analisi condotte in precedenza (ad esempio radiografie recenti).

Visita ortopedica alla spalla

Visita ortopedica alla spalla

 

La visita ortopedica alla spalla è un elemento fondamentale nel percorso verso l’identificazione delle cause dei problemi a carico di questa struttura. Nella maggior parte dei casi chi si rivolge a un ortopedico per una visita alla spalla lo fa a causa di un dolore che localizza in questa parte dello scheletro.

 

A cosa serve la visita ortopedica alla spalla?

 

La visita ortopedica alla spalla serve per confermare che il dolore percepito dal paziente è realmente legato a questa specifica articolazione. Attraverso la visita specialistica è inoltre possibile ipotizzare le cause alla base di questi sintomi (ad esempio un trauma o una malattia).

 

Come si svolge la visita ortopedica alla spalla?

 

Durante una visita alla spalla l’ortopedico raccoglie i dati  sulla storia personale e clinica del paziente, in modo da poter formulare una diagnosi sulla base della sua età, del suo lavoro, delle attività sportive praticate, di eventuali traumi di cui è stato vittima e del tipo di disturbo con cui ha a che fare.

L’anamnesi è completata da un esame obiettivo basato su test funzionali. Quelli tradizionalmente impiegati sono il test per il conflitto, il test per la cuffia dei rotatori, il test per il capo lungo del bicipite, il test per il labbro glenoideo e il test per l’instabilità.

La visita potrebbe concludersi con la prescrizione di esami strumentali che permettono di confermare, completare o approfondire la diagnosi.

 

Sono previste norme di preparazione?

 

Al paziente non è richiesta alla preparazione per questa tipologia di visita se non quella di portare con sé esami ed analisi effettuati in passato soprattutto se radiologici.

Visita ortopedica all’anca

Visita ortopedica all’anca

 

Ai pazienti che presentano dolori all’anca, rigidità o zoppia è generalmente suggerita una visita specialistica con un ortopedico.

La visita specialistica è una tappa fondamentale per la diagnosi di patologie congenite (cioè presenti sin dalla nascita) o acquisite (ossia conseguenti a traumi, a malattie o al naturale processo di invecchiamento) che colpiscono l’articolazione dell’anca.

 

A cosa serve la visita ortopedica dell’anca?

 

La visita ortopedica dell’anca serve a identificare la causa alla base del dolore, della rigidità o delle difficoltà a deambulare lamentati dal paziente. Attraverso un’accurata visita specialistica ed, eventualmente, la prescrizione di indagini diagnostiche più approfondite l’ortopedico potrà elaborare un’ipotesi sull’origine del disturbo. Alcune tra le patologie a carico dell’anca diagnosticabili sono: la displasia dell’anca, l’anca a scatto, l’artrosi, l’impingement femoro-acetabolare, la lesione del labbro acetabolare, la necrosi avascolare cefalica e la trocanterite.

Altre volte la visita ortopedica è necessaria per un controllo periodico in caso di artrosi o di un’altra patologia. In questo caso ovviamente lo scopo è adattare la terapia alle nuove condizioni dell’articolazione o verificare la possibilità di  procedere con un intervento chirurgico.

 

Come si svolge la visita ortopedica dell’anca?

 

L’ortopedico procederà all’anamnesi raccogliendo informazioni sullo stato di salute del paziente (incluse le caratteristiche dei sintomi per cui gli è stata prescritta la visita), sulla sua storia clinica (ad esempio su traumi precedenti all’anca) e sulla sua storia personale (età, lavoro e attività sportive praticate). Segue un esame obiettivo durante il quale il medico visita l’anca, valutando il dolore, le possibilità di movimento e la forza muscolare. Se disponibili, l’ortopedico analizzerà anche i referti di radiografie o di altre analisi condotte sull’articolazione.

Al termine della visita possono essere prescritte indagini diagnostiche come radiografie, Tac o risonanza magnetica per approfondire l’analisi della problematica alla base dei sintomi rilevati.

 

Sono previste norme di preparazione?

 

La visita ortopedica dell’anca non prevede alcuna preparazione specifica, ma il paziente deve portare con sé i referti di eventuali indagini strumentali prescritte dall’ortopedico al termine della visita precedente o condotte in passato (ad esempio recenti radiografie).

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