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Insufficienza mitralica, in Humanitas Gavazzeni impiantata una protesi con percorso percutaneo

Un team di esperti in emodinamica guidato dal dottor Elvis Brscic, responsabile dell’Emodinamica di Humanitas Gavazzeni, ha ottenuto un successo significativo nel trattamento di una paziente di 78 anni affetta da grave insufficienza mitralica, complicazione derivante da un precedente intervento cardiochirurgico eseguito nel 2015 con anello. La donna, in uno stato di scompenso grave, è stata sottoposta a un innovativo approccio percutaneo, che ha combinato tre differenti tecniche per l’impianto di una valvola per via non chirurgica.

Il caso, discusso collegialmente nell’Heart Team data l’alta complessità e il profilo di rischio della paziente per un possibile re-intervento chirurgico, ha richiesto una valutazione accurata delle opzioni terapeutiche non chirurgiche. L’approccio selezionato dal team è stato quello di impiantare una protesi attraverso un percorso percutaneo (denominato “valve in ring”), un metodo meno invasivo rispetto alla chirurgia tradizionale.

La combinazione di tre tecniche

La peculiarità di questo intervento risiede nella combinazione di tre tecniche: il valve in ring, la tecnica lampoon e l’aggiunta di un approccio con puntura transapicale. La procedura ha richiesto un’attenta pianificazione e valutazione delle immagini anatomiche tramite ecografia transofagea e TAC, al fine di prevedere tutte le possibili complicanze.

Uno dei rischi anatomici principali era legato alla potenziale ostruzione del canale di efflusso del cuore a causa dell’impianto della valvola. Per evitare questo problema, è stata eseguita prima dell’impianto della valvola la lacerazione di un lembo valvolare (“lampoon”), creando lo spazio necessario per l’inserimento della protesi senza ostruzioni.

Un altro aspetto tecnico critico era legato all’orientamento dell’anello mitralico in cui si doveva impiantare la protesi rispetto all’asse principale del cuore. Attraverso lo studio con TAC, è stata simulata la teorica posizione della protesi rispetto all’asse dell’anello e misurato l’asse teorico ideale di impianto per ridurre i rischi di malapposizione e malfunzione della protesi.

Un approccio assolutamente innovativo

In base a tale accurato studio si è deciso di eseguire un ulteriore approccio assolutamente innovativo, mediante puntura dell’apice cardiaco, al fine di creare con l’esposizione esterna della guida su cui si doveva impiantare la protesi, l’asse ottimale per l’impianto. La procedura è stata eseguita con successo e alla fine il “foro” dell’apice del cuore è stato perfettamente sigillato con una piccola protesi “a tappo”.

La paziente ha avuto un rapido e completo recupero ed è stata dimessa dopo 5 giorni di degenza. Il controllo clinico ed ecografico, a distanza di un mese dall’impianto, ha confermato il buon esito dell’intervento con un netto miglioramento clinico per la paziente.

«La combinazione di queste tre differenti tecnicheValve in Ring, Lampoon e Approccio Transapicale – rappresenta un’eccezionalità ed è stata cruciale per garantire la perfetta correzione della disfunzione valvolare e migliorare il compenso della paziente – afferma il dottor Elvis Brscic –. Ha dimostrato che l’emodinamica può affrontare sfide complesse con successo, offrendo soluzioni innovative per pazienti che non hanno alternative chirurgiche. Il caso di questa paziente, seppur delicato, ha contribuito a consolidare l’esperienza nel campo e a mostrare il potenziale di approcci avanzati in cardiologia interventistica».