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Dolori alla schiena, in molti casi il troppo riposo non migliora la situazione

Mal di schiena, un dolore che molte volte è così intenso da incidere sul normale svolgimento della nostra vita, privata e lavorativa, e tale da spingerci a sottoporci a visite specialistiche e a esami strumentali. Molte possono essere le cause di questo fastidio: da una postura sbagliata all’utilizzo di una sedia scomoda, da un movimento improvviso al sollevamento di un peso eccessivo, alle temperature che vista la stagione, all’esterno tendono a essere particolarmente rigide.

Che cosa succede alla nostra schiena in tutte queste circostanze? Come correggere i nostri comportamenti sbagliati e come curare il dolore alla schiena? Lo chiediamo al dottor Michele Albano, fisiatra e responsabile della Riabilitazione Ortopedica e Sportiva di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Dottor Albano, perché la nostra schiena risente del freddo?

«Perché il freddo provoca un aumento della contrattura muscolare e, di conseguenza, un aumento della rigidità a carico della nostra colonna vertebrale. Per questo motivo bisogna prestare molta attenzione e proteggere la colonna facendo stretching al risveglio mattutino e prima di dedicarsi ad attività sportive, così da evitare di incorrere nel dolore lombare che molte volte è associato a blocco articolare».

Quali patologie colpiscono più spesso la schiena?

«Le patologie a carico della colonna sono numerose e di svariata natura. Si può dire che il mal di schiena colpisca ogni essere umano almeno una volta nella vita. Le forme patologiche più diffuse sono il dolore infiammatorio artrosico e quindi degenerativo, l’artrite reumatoide, l’ernia discale e l’osteoporosi».

Ci sono soggetti più predisposti di altri al mal di schiena? L’età è un fattore che conta?

«Più predisposte a soffrire di mal di schiena sono le persone longilinee e quelle che hanno una scarsa flessibilità della colonna. Questa seconda condizione può essere causata da una vita troppo sedentaria o dal mantenimento di posture errate durante l’attività lavorativa. Particolarmente esposto può essere anche chi svolge un lavoro che sovraccarica la colonna. L’età è di certo un fattore che agevola la comparsa di dolori alla schiena a causa della degenerazione che provoca in tutti i componenti articolari. Questo accade soprattutto nella donna che, dopo la menopausa, sviluppa l’osteoporosi che, quando di entità importante, può determinare crolli vertebrali anche senza che si verifichino eventi di tipo traumatico».

Come possono essere prevenuti i dolori?

«Il mal di schiena può essere prevenuto praticando una costante, corretta e sana attività fisica, che preveda esercizi di mobilizzazione che possono essere eseguiti anche per proprio conto, in ogni momento della giornata. In particolare, sono indicati quelli che prevedono movimenti di flesso-estensione, latero-flessione del tronco e rotazione del tronco mentre viene mantenuto fermo il bacino. L’attività sportiva garantisce inoltre il mantenimento del tono muscolare e la funzione articolare purché non sottoponga a grossi carichi di lavoro la nostra colonna e non dia dolore durante o dopo la pratica. Molto importante, come già detto, è anche prestare grande attenzione alla postura che si mantiene sul posto di lavoro e quando si è a casa».

E come possono essere curati, invece, i dolori alla schiena?

«I trattamenti per il mal di schiena variano a seconda della patologia che ne è alla base. In una prima fase il dolore e l’infiammazione possono essere gestiti con farmaci antinfiammatori. È comunque importante sottoporsi a una visita fisiatrica così da pervenire a una corretta diagnosi, che può essere raggiunta con il solo esame clinico o attraverso l’ulteriore aiuto di esami radiografici. Una volta individuata la causa bisogna sottoporsi ai trattamenti riabilitativi fisioterapici idonei a risolvere la patologia».

Stare a riposo aiuta a diminuire il mal di schiena?

«Non è sempre la scelta migliore. Ci sono casi in cui lo stare a riposo, sdraiati, è una condizione inevitabile: sono quelli in cui il dolore è associato a un blocco articolare e non c’è la possibilità di mantenere il corpo eretto. In tutti gli altri casi, però, è al contrario importante dare mobilità alla colonna vertebrale così che possano essere vinte le resistenze provocate dalla contrattura muscolare».

Quando, invece, non si può fare a meno di ricorrere alla chirurgia?

«La chirurgia è richiesta quando la patologia provoca un danno motorio o sensitivo agli arti inferiori che sopravvive nonostante l’esecuzione dei trattamenti farmacologici e/o fisioterapici».