La dispepsia funzionale, comunemente detta cattiva digestione, è un disturbo molto diffuso che può influire significativamente sulla qualità della vita, pur in assenza di lesioni visibili allo stomaco o al duodeno.
I sintomi principali sono senso di pienezza precoce dopo i pasti, gonfiore, bruciore epigastrico, eruttazioni, nausea. Nonostante la loro frequenza, spesso vengono trascurati o attribuiti genericamente allo stress o a pasti troppo abbondanti.
Ne parliamo con il professor Fabio Pace, dell’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di Humanitas Gavazzeni
Che cosa si indica con dispepsia funzionale?
«Parliamo di dispepsia funzionale quando si è in presenza di sintomi digestivi che persistono da almeno tre mesi e non sono riconducibili a cause organiche evidenti come ulcere, gastrite o tumori. È un disturbo funzionale, cioè che non è legato alla struttura dell’apparato digerente ma a un’alterazione del suo funzionamento».
Quali sono le cause della dispepsia funzionale? Qual è il ruolo dell’Helicobacter pylori?
«Le cause della dispepsia funzionale sono multifattoriali: alimentazione disordinata, stress, fumo, abuso di alcol e caffeina, uso di farmaci come FANS. Ma un ruolo importante può essere giocato anche dall’Helicobacter pylori, un batterio che colonizza la mucosa gastrica e in alcuni soggetti può contribuire allo sviluppo, appunto, della dispepsia. Non sempre è la causa diretta, ma in caso di sua presenza, l’eradicazione porta spesso a un miglioramento dei sintomi, soprattutto nei pazienti che soffrono di dispepsia di tipo ulceroso. In Italia, il 30-50% della popolazione è portatrice del batterio, spesso in modo asintomatico. Tuttavia, in presenza di sintomi persistenti, è fondamentale valutarne la presenza».
Come si individua la dispepsia funzionale?
«La diagnosi della dispepsia funzionale si basa innanzitutto su un’anamnesi accurata. Per escludere patologie organiche si possono effettuare esami come la gastroscopia, soprattutto nei pazienti che hanno un’età superiore ai 50 anni o in presenza di sintomi allarmanti come perdita di peso, anemia, vomito o difficoltà a deglutire. Quando c’è un sospetto di infezione da Helicobacter pylori, i test più usati sono il breath test, o test del respiro, o la ricerca dell’antigene fecale. Nel caso in cui risultino positivi, è indicata una terapia eradicante».
Come deve essere curata la dispepsia funzionale?
«La dispepsia funzionale, pur essendo una condizione benigna, può diventare cronica e invalidante se non affrontata correttamente. Un approccio mirato – basato su una diagnosi accurata, un trattamento personalizzato e stili di vita sani – è la chiave per poter raggiungere una digestione serena. Il trattamento varia a seconda della causa. Nei pazienti positivi all’Helicobacter pylori, si imposta una terapia antibiotica combinata a inibitori di pompa protonica (IPP). Nei casi in cui il batterio non sia presente, si ricorre invece a terapie sintomatiche: IPP, antiacidi o procinetici. Fondamentale, però, è anche la modifica dello stile di vita. Seguire una dieta equilibrata, evitare pasti abbondanti o troppo grassi, ridurre alcol, caffè e fumo, e praticare attività fisica regolare sono azioni che aiutano a ridurre i sintomi e a prevenire le ricadute».

