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Alzheimer, giornata mondiale. Per stare bene è importante non restare soli

L’Alzheimer è la più comune forma di demenza e, secondo le ultime stime dell’Istituto Superiore di Sanità, sono circa 600 mila le persone in Italia a convivere con la malattia.

La gestione del paziente affetto da demenza deve riguardare, oltre all’aspetto clinico-terapeutico e scientifico, anche quello assistenziale: così che ci possa essere un miglioramento della qualità di vita dei pazienti e di chi li assiste.

Parte integrante di questo aiuto assistenziale è il Café Alzheimer: attivi da tredici anni gli incontri del giovedì pomeriggio nella “Casa del Giovane” di via Gavazzeni – dopo diversi anni nelle sale di Villa Elios in Humanitas Gavazzeni – sono pensati per accogliere la persona con demenza e accompagnarlo con un percorso socializzante che tiene conto delle sue difficoltà, ma soprattutto delle risorse, tramite la conversazione, la lettura del giornale, il gioco a carte, la musica e la ginnastica dolce. I gruppi sono composti da 12-15 persone affette da patologie delle demenze, ognuna di loro con un accompagnatore, che può essere un parente, un volontario o un assistente privato.

Referente scientifica del Caffè Alzheimer è la dottoressa Paola Merlo, responsabile della Neurologia di Humanitas Gavazzeni. Il progetto è portato avanti dal team composto dalla dottoressa Paola Merlo, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia di Humanits Gavazzeni, dagli psicologi Raquel Taddeucci e Andrea Algeri e dai volontari di “Insieme con Humanitas” coordinati da Maura Gavazzeni e Maria Bellati, segretaria generale di Insieme con Humanitas.

«Si tratta di un’iniziativa che riunisce in un unico contesto scienza e assistenza – spiega la dottoressa Paola Merlo, – e che coinvolge pazienti, famigliari, medici, psicologi e volontari. Il nostro scopo è donare supporto alle famiglie che hanno al loro interno persone affette da demenze, aiutarle a vivere la nuova condizione imposta dalla malattia e, soprattutto, farle sentire meno sole nel difficile compito di gestione della persona cara ammalata»

Un momento che si basa sul modello scientifico ideato dal neurogeriatra olandese Bère Miesen e che vuole essere conviviale: uno spazio dove ritrovare il sorriso grazie alle chiacchiere, un dolce e un buon caffè, ma anche formarsi e informarsi sulla malattia, le terapie, la rete dei servizi e di sostegno emotivo e psicologico.

Specialista in Neurologia e in Neurofisiopatologia