
Fa parte di quelle patologie urologiche un po’ di nicchia, ma non per questo meno importanti e per le quali è necessario trovare un trattamento di cura efficace. Parliamo della stenosi dell’uretra, che interessa anche una popolazione piuttosto giovane, tra i 20 e i 40 anni.
«Parliamo di pazienti giovani che hanno difficoltà alla minzione, allo svuotamento vescicale – spiega il dottor Emanuele Micheli, responsabile dell’Unità Operativa di Urologia di Humanitas Gavazzeni – per un restringimento del canale uretrale. C’è quindi una sensazione di ostacolo al passaggio delle urine durante la minzione e il getto urinario è sottile. La persona ha la sensazione di uno svuotamento incompleto della vescica e sente la necessità di urinare spesso. Questo provoca dolore nella regione sovrapubica, irritazione e bruciore».
Le cause della stenosi dell’uretra sono spesso sconosciute
Le cause della stenosi dell’uretra non sempre sono conosciute. Spesso però sono di natura infettiva o traumatica (legate a incidenti stradali o a traumi da colpo), o conseguenti a manovre strumentali effettuate sull’uretra (cateterismo, uretroscopia, cistoscopia, interventi urologici). La diagnosi, oltre che sulla clinica, viene fatta con due esami dirimenti: l’uroflussometria e l’uretrocistografia con mezzo di contrasto.
«L’uroflussometria è un esame non invasivo, che si esegue in regime ambulatoriale; al paziente viene richiesto di urinare in un contenitore collegato a un computer che registra i valori del flusso: la riduzione della forza del flusso indica un ostacolo alla minzione – aggiunge Micheli –. Successivamente il paziente esegue l’esame radiologico con mezzo di contrasto che visualizza l’uretra e la vescica. Al contrario del precedente, quest’ultimo è un po’ fastidioso ma è l’esame più importante per la diagnosi di stenosi e fondamentale per pianificare l’intervento chirurgico di riparazione dell’uretra».
Con l’uretoplastica si riduce il rischio di recidiva
Non essendoci farmaci che possano risolvere il problema, il ricorso alla chirurgia è indispensabile. «Siamo di fronte a una patologia molto delicata e anche con la chirurgia c’è un certo rischio di recidiva. Oggi però esistono tecniche alternative chirurgiche che danno decisamente buoni risultati. Se infatti il trattamento classico endoscopico mediante uretrotomia endoscopica è gravato da recidive in una percentuale molto alta, con l’uretroplastica abbiamo percentuali di successo decisamente interessanti. L’intervento prevede per una stenosi da 1 a 2 centimetri un approccio chirurgico a cielo aperto con la rimozione del tratto malato, e poi una anastomosi termino-terminale con cui i due monconi dell’uretra vengono riavvicinati e suturati. La percentuale di successo è dell’80-90% dei casi» precisa Micheli.
«Si tratta di un intervento delicato che viene fatto in pochi e selezionati centri di urologia, Humanitas Gavazzeni compreso. Se la stenosi è più complessa, superiore ai 2 centimetri e non può quindi essere asportata, bisogna ricorrere alle plastiche uretrali con utilizzo di innesti. Oggi il materiale più utilizzato per l’innesto è la mucosa buccale. Il tubo uretrale viene aperto, nel senso della sua lunghezza, in corrispondenza del tratto ristretto e viene ampliato con una toppa di mucosa buccale prelevata dall’interno della guancia del paziente stesso. È un trattamento chirurgico efficace con una percentuale di riuscita del 50-60%».
Articolo pubblicato il 14 agosto 2016 sul quotidiano “Eco di Bergamo”.
