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Gastroenterologia ed endoscopia digestiva, l’intelligenza artificiale al servizio della diagnosi

L’intelligenza artificiale non è più solo una promessa per la medicina del futuro, in realtà è già una presenza concreta che affianca i medici nel loro lavoro quotidiano, migliorando accuratezza e tempestività delle diagnosi e delle cure.

Ne parliamo con il dottor Nicola Gaffuri, Responsabile dell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, che ci ha raccontato come l’IA stia rivoluzionando la pratica endoscopica, in particolare intervenendo nell’esecuzione delle colonscopie.

Dottor Gaffuri, come viene utilizzata l’intelligenza artificiale nel vostro reparto?

«Da quando abbiamo aperto la nuova area all’interno di Humanitas Gavazzeni abbiamo potuto introdurre sistemi basati su intelligenza artificiale collegati ai videoprocessori degli endoscopi. In pratica, durante una colonscopia, l’intelligenza artificiale analizza in tempo reale le immagini e segnala con un lampeggio verde eventuali aree sospette, come piccoli polipi intestinali che a volte sfuggono all’occhio umano, anche con strumenti ad altissima definizione come quelli in 4K. Il sistema è stato addestrato su milioni di immagini di mucose e polipi intestinali e riesce quindi a individuare alterazioni minime dei pattern visivi».

In pratica, l’IA “vede” ciò che talvolta l’occhio umano potrebbe non cogliere?

«Esatto. È un aiuto prezioso, anche se alla fine è sempre il medico che ha il compito di interpretare il segnale. A volte l’intelligenza artificiale permette di individuare un polipo difficilissimo da notare, ma altre volte evidenzia un’area che poi si rivela non significativa. In certi casi l’algoritmo fornisce persino una valutazione istologica preliminare, ad esempio specifica se si tratta di un adenoma, che può avere potenziale degenerativo, o di un polipo iperplastico, che invece è benigno».

In prospettiva, per il futuro immediato, quali sviluppi ulteriori pensa possa avere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in gastroenterologia?

«Oggi la tecnologia è utilizzata soprattutto a fini diagnostici nel colon, ma in futuro ci aspettiamo che possa estendere le sue potenzialità anche allo stomaco. L’obiettivo è riuscire a individuare aree di mucosa gastrica sospette, per esempio nei casi di gastrite cronica, e guidare il medico nel prelievo mirato delle biopsie. Sarebbe un ulteriore passo avanti verso una diagnosi sempre più precisa e sempre meno invasiva».

Quale impatto ha questa tecnologia sulla qualità del lavoro dei medici e sulle performance dei loro collaboratori in reparto?

«L’intelligenza artificiale è uno strumento che si rivela utile anche quando si procede alla valutazione dei risultati. Esiste un indice internazionale chiamato Adenoma Detection Rate (ADR), che misura la percentuale di colonscopie in cui vengono individuati adenomi. Monitorando questo dato possiamo valutare l’efficacia del lavoro dei medici e dell’intelligenza artificiale stessa. Se l’ADR aumenta grazie al supporto dell’IA, significa che il sistema contribuisce davvero a migliorare la qualità diagnostica e quindi la sicurezza del paziente».

L’intelligenza artificiale, dunque, come supporto e non come sostituto.

«Esatto. L’intelligenza artificiale non fa diagnosi al posto del medico: è un aiuto, un alleato che ci consente di essere più accurati. La valutazione finale resta sempre umana, ma l’intelligenza artificiale aggiunge un livello di attenzione in più, e questo può fare la differenza nella prevenzione e nella diagnosi precoce dei tumori intestinali».

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