Affrontare una diagnosi di tumore non è mai semplice. Paura, incertezza e domande si intrecciano, rendendo indispensabili risposte chiare, tempestive e un supporto costante. Oggi l’oncologia, dal punto di vista della cura, ha fatto grandi passi avanti, non solo grazie al costante sviluppo di terapie innovative, ma anche grazie a un modello di approccio al paziente che unisce competenze cliniche di tutti gli specialisti coinvolti e un coordinamento organizzativo dedicato, tale da creare un unico percorso di diagnosi e di proposta terapeutica.
Ne abbiamo parlato con il dottor Tommaso Martino De Pas, responsabile dell’Unità Operativa di Oncologia Medica di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Dottor De Pas, che cosa accade quando un paziente arriva in ospedale con un sospetto o una diagnosi di tumore?
«Indipendentemente dal punto di partenza – un esame di screening, una visita specialistica o una seconda opinione – il paziente viene preso in carico da un comitato multidisciplinare che comprende oncologi, chirurghi, radioterapisti, radiologi e patologi. Insieme definiamo il percorso più adatto e, grazie a una segreteria dedicata, ci occupiamo direttamente di organizzare visite ed esami. In questo modo la persona non deve affrontare da sola la complessità dei passaggi successivi».
Quali sono i vantaggi offerti da questo approccio multidisciplinare?
«Il valore portato dal confronto tra gli specialisti è fondamentale: ogni decisione nasce da una valutazione che viene condivisa da tutti. Questo porta a una maggiore precisione diagnostica, a una cura ancor più personalizzata e, in generale, a un miglioramento della qualità complessiva dell’assistenza».
La ricerca clinica ricopre un ruolo importante nella vostra attività. In quale modo i pazienti possono beneficiarne?
«Accanto alle terapie consolidate, offriamo la possibilità di accedere a protocolli di ricerca innovativi. Parliamo di terapie a bersaglio molecolare, capaci di procurare una regressione nei tumori causati da un “interruttore impazzito”; di immunoterapie, che stimolano le difese immunitarie a colpire le cellule malate, anche quelle che prima ereano nascoste o resistenti; di anticorpi coniugati, in grado di portare il farmaco direttamente dentro le cellule tumorali; o ancora di nuovi trattamenti endocrini. Sono opzioni terapeutiche molto promettenti, non ancora parte della pratica clinica di routine ma a cui i pazienti possono oggi accedere».
Dal punto di vista organizzativo, come garantite continuità lungo il percorso di cura?
«Ogni Unità Operativa dispone di un gruppo di specialisti dedicato all’oncologia. Questo ci consente di garantire coerenza e continuità dal primo accesso diagnostico fino al trattamento, assicurando al paziente un filo conduttore chiaro e sempre sotto controllo».
Se dovesse riassumere l’approccio dell’Oncologia di Humanitas Gavazzeni nei confronti dei pazienti, in poche parole, quali sceglierebbe?
«Direi: presa in carico completa. Il nostro compito è accompagnare il paziente passo dopo passo, semplificando un percorso che può apparire complesso e spaventoso. Organizzare visite ed esami, discutere insieme le scelte terapeutiche, offrire accesso a farmaci innovativi: tutto questo significa mettere le nostre competenze e le tecnologie più avanzate al servizio delle persone, affinché non si sentano mai sole davanti a una diagnosi così importante».

