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Trombosi venosa profonda

Trombosi venosa profonda

 

Ciò che caratterizza la trombosi venosa profonda è la formazione di un coagulo di sangue (o trombo) in una o più vene localizzate in profondità. Solitamente sono i vasi sanguigni presenti nelle gambe a essere coinvolti.

Che cos’è la trombosi venosa profonda?

La trombosi venosa profonda è una patologia seria: è possibile, infatti, che i coaguli di sangue presenti nelle vene profonde si stacchino e vengano trasportati fino ai polmoni, dove bloccano il flusso sanguigno determinando la cosiddetta embolia polmonare. Il rischio di sviluppare una trombosi venosa profonda può essere incrementato da diversi fattori: rimanere seduti o sdraiati a lungo (ad esempio durante un viaggio aereo o un ricovero in ospedale), malattie ereditarie che compromettono la corretta coagulazione del sangue, traumi o interventi chirurgici, il sovrappeso e l’obesità, il fumo, la gravidanza, l’assunzione della pillola anticoncezionale o della terapia ormonale sostituiva, alcune forme di cancro, un arresto cardiaco, essere portatori di pacemaker, cateteri inseriti in una vena e casi di trombosi venosa profonda in famiglia.

Da cosa può essere causata la trombosi venosa profonda?

La causa della trombosi venosa profonda è rappresentata dalla formazione di un coagulo di sangue in una o più vene localizzate in profondità, vicino ai muscoli. La formazione di questo coagulo può essere correlata ad alterazioni della parete vascolare o del flusso del sangue o a un incremento della coagulazione del sangue.

Con quali sintomi si manifesta la trombosi venosa profonda?

Generalmente la trombosi venosa profonda è asintomatica; in alcuni casi può manifestarsi con gonfiore e dolore alla gamba, alla caviglia e al piede, crampi ai polpacci, riscaldamento dell’area interessata e cambiamenti del colore della pelle (che può risultare pallida, arrossata o cianotica).

Come si può prevenire la trombosi venosa profonda?

Per prevenire la trombosi venosa profonda è opportuno seguire le indicazioni del proprio medico in relazione all’eventuale assunzione di farmaci o all’utilizzo di calze contenitive. È necessario evitare periodi di immobilità prolungata; se si è costretti a stare seduti a lungo bisogna alzarsi di tanto in tanto o muovere le gambe, anche premendo i piedi sul pavimento.

Per ridurre i rischi è importante anche mantenere il peso forma, non fumare e tenere sotto controllo la pressione.

Artrosi della caviglia

Artrosi della caviglia

 

L’artrosi della caviglia è un processo degenerativo a carico della cartilagine articolare della caviglia. Questa patologia interessa in particolare le persone anziane. Con l’avanzare dell’età la cartilagine tende a degenerarsi. Nonostante queste considerazioni è possibile l’insorgere di artrosi della caviglia anche in seguito ad episodi traumatici (ad esempio una frattura)

Quali sono le cause dell’artrosi della caviglia?

L’artrosi alla caviglia può insorgere per il naturale invecchiamento della cartilagine o come conseguenza di un trauma (una frattura della caviglia) o di altre patologie, come per esempio quelle reumatiche.

Tra i fattori di rischio che possono agevolare l’insorgenza della patologia:

-il sovrappeso, che costringe l’articolazione della caviglia a uno sforzo aggiuntivo.

-il cattivo allineamento dell’articolazione, che causa un’eccessiva usura della cartilagine.

-la ripetizione di traumi o microtraumi dovuti – per esempio – all’attività sportiva o lavorativa, con conseguente usura della cartilagine.

Quali sono i sintomi dell’artrosi della caviglia?

Dolore, rigidità e tumefazione della caviglia sono i sintomi principali dell’artrosi. Il dolore, inizialmente presente durante il movimento, può poi colpire anche a riposo. In alcuni casi può essere avvertita una sensazione di instabilità articolare, come se la caviglia non fosse più in grado di sopportare il peso corporeo.

 

Come prevenire l’artrosi della caviglia?

Per limitare il rischio di insorgenza di artrosi alla caviglia è consigliabile:

-evitare traumi, come le fratture, che predispongono la caviglia a un processo artrosico.

-evitare sforzi aggiuntivi a carico dell’articolazione causati ad esempio da sovrappeso ed obesità.

Artrosi dell’anca

Artrosi dell’anca

 

Quando la cartilagine che ricopre l’articolazione coxo-femorale ( il punto in cui femore si articola con l’acetabolo, la cavità dell’anca destinata ad accogliere la testa del femore) si degenera, insorge l’artrosi dell’anca. Questo processo degenerativo può avere diverse cause e comporta dolore e difficoltà nei movimenti con conseguenze invalidanti.

 

Che cos’è l’artrosi dell’anca?

Per artrosi dell’anca si intende l’infiammazione della cartilagine che ricopre l’articolazione dell’anca, questa infiammazione è spesso dovuta al deterioramento cartilagineo. La cartilagine permette lo scorrimento delle ossa l’una contro l’altra e funge da cuscinetto, evitando gli attriti.

 

Quali sono le cause dell’artrosi dell’anca?

La più comune e frequente è l’artrosi in senso lato, che comprende sia le forme di probabile origine meccanica (conseguenti ad alterazioni strutturali congenite), sia le forme degenerative (coxartrosi idiopatica), sia le forme acquisite (necrosi ischemiche, traumi, osteoporosi, ecc.). Altre frequenti cause sono le artriti infiammatorie (artrite reumatoide, psoriasica, ecc.).

 

Quali sono i sintomi dell’artrosi dell’anca?

L’artrosi dell’anca si manifesta con dolore a livello dell’inguine che spesso raggiunge anche ginocchio e anca. Tale dolore deriva dalla mancata congruenza delle superfici articolari che degenera il tessuto della cartilagine. Il dolore cronico all’articolazione dell’anca può invalidare persone di ogni età, rendendo difficile e doloroso anche semplicemente camminare.

Grazie ai moderni trattamenti un paziente con artrosi dell’anca può aspirare ad una normale attività dell’articolazione senza dolore.

Prevenzione

Avere un peso nella norma, assumere posture corrette e non esercitare sovraccarico sull’articolazione sono strategie che riducono il rischio di artrosi dell’anca. Un’alimentazione ricca di vitamine, omega 3 e minerali e povera di alcol e di cibi di origine animale aiuta a mantenere in salute tutte le articolazioni.

 

Diagnosi

La diagnosi dell’artrosi dell’anca si effettua tramite:

-esame clinico

-esame radiografico

 

Trattamenti

I trattamenti chirurgici includono l’impianto di protesi all’articolazione dell’anca.

 

Artrosi dell’anca nel giovane

Artrosi dell’anca nel giovane

 

L’artrosi dell’anca è una patologia legata alla degenerazione della cartilagine  dell’articolazione coxo-femorale. Questa articolazione risiede nel punto in cui il femore si articola con l’acetabolo, la cavità dell’anca che accoglie la testa del femore. Questo processo degenerativo può avere diverse cause e comporta dolore e difficoltà nei movimenti con conseguenze invalidanti.

Fino a pochi anni fa l’artrosi dell’anca veniva considerata una patologia tipica della terza età, mentre negli ultimi anni l’avvento di nuove tecniche diagnostiche e la disponibilità di trattamenti innovativi hanno modificato la percezione di questa malattia e la possibilità che colpisca anche in età precoce.

Che cos’è l’artrosi dell’anca nel giovane?

L’articolazione dell’anca è ricoperta da una cartilagine, un tessuto soffice e liscio che consente alle ossa di scorrere l’una contro l’altra senza generare attriti, agendo come una sorta di cuscinetto. Quando questo tessuto si deteriora si può sviluppare un’infiammazione che prende il nome di artrosi dell’anca.

Quali sono le cause dell’artrosi dell’anca nel giovane?

L’artrosi dell’anca nel giovane è sempre stata ben documentata. Esistono diverse condizioni degenerative dell’articolazione coxofemorale che colpiscono i pazienti più giovani.

Le più frequenti sono:

-la displasia dell’anca nel bambino.

-la malattia di Perthes.

-l’impingement o conflitto femoro-acetabolare. I due componenti dell’articolazione sono incompatibili e urtano l’uno contro l’altro. Colpisce soprattutto giovani adulti di sesso maschile che praticano sport ( i movimenti ripetitivi accentuano il problema).

-l’osteonecrosi o necrosci ischemica, dovuta alla riduzione del flusso di sangue alla testa del femore.

-traumi, infezioni, tumori.

 

Quali sono i sintomi dell’artrosi dell’anca nel giovane?

Il sintomo principale dell’artrosi dell’anca è un dolore localizzato a livello dell’inguine che spesso si estende anche al ginocchio e all’anca. Nelle fasi iniziali del disturbo può comparire solo dopo un’attività fisica prolungata, ma con il progredire del danno all’articolazione si fa vivo anche dopo un’attività fisica leggera e, a volte, anche durante la notte.

 

Come prevenire l’artrosi dell’anca nel giovane?

Per ridurre al minimo il rischio di artrosi dell’anca è importante evitare il sovrappeso, l’assunzione di posture scorrette e il carico eccessivo e ripetuto sull’articolazione.  Un’alimentazione equilibrata, ricca di vitamine, omega 3 e minerali e povera di alcol e di cibi di origine animale è sempre consigliata poiché aiuta a mantenere in salute tutte le articolazioni.

 

Diagnosi

Nel caso in cui i sintomi riportati dal paziente portino a sospettare la presenza di un’artrosi all’anca il medico potrebbe decidere di confermare la diagnosi attraverso una radiografia.

In alcuni rari casi potrebbero essere prescritte analisi aggiuntive come:

-esami del sangue

-esami del fluido presente nelle articolazioni

-risonanza magnetica

 

Trattamenti

In genere non si procede subito in modo invasivo. Le prime fasi del trattamento dell’artrosi all’anca possono includere:

-l’assunzione di farmaci antinfiammatori

-la fisioterapia

-l’uso di stampelle quando bisogna camminare a lungo

Il trattamento chirurgico conservativo, possibile quando la degenerazione è modesta, mira a stabilizzare l’articolazione e a ridurre il sovraccarico sulla superficie.

L’artroscopia è una tecnica sempre più diffusa che permette sia una valutazione diagnostica dell’entità della patologia e sia la possibilità di intervenire, sul femore e/o sull’acetabolo, per risolvere chirurgicamente i conflitti che producono il dolore.

In alcuni rari e ben selezionati casi è preferibile optare per una correzione a cielo aperto del conflitto. Tale soluzione è certamente più invasiva dell’artroscopia, ma può rendersi necessaria in alcune situazioni.

La sostituzione con protesi totale d’anca rappresenta l’opzione limite nel caso di giovani pazienti, a cui si ricorre quando esistono controindicazioni alle procedure conservative o queste non abbiano avuto successo.

Borsite

Borsite

 

Articolazioni e altre parti anatomiche sono protette dalle “borse” piccole sacche piene di liquido. Si trovano tra ossa e tendini ma anche tra tendini e muscoli. La loro funzione è quella di ammortizzare, rendendo il movimento fluido e proteggendo le strutture corporee. Senza queste sacche le strutture del nostro corpo andrebbero incontro ad usura e traumi, generando forti dolori ed infiammazioni.

Quando il liquido all’interno delle borse (detto liquido sinoviale) si infiamma, si genera una condizione chiamata borsite con sintomi che limitano o rendono impossibile il movimento.Le borse più esposte al rischio di infiammazione sono quelle della spalla, del gomito, del ginocchio e dell’anca.

Che cos’è la borsite?

Le borsiti si dividono in borsiti infiammatorie ed emorragiche. Le prime consistono in uno stato infiammatorio di questi piccoli sacchetti ripieni di liquido, causato da movimenti ripetuti, che li sottopongono a sollecitazioni e sfregamenti. Nel primo tipo di borsiti si annoverano anche le borsiti causate dal deposito di cristalli di urea (in pazienti affetti da iperuricemia) o in seguito a una infezione virale o più di frequente batterica (in tal caso si deve parlare più propriamente di borsite settica). Nel secondo caso, generalmente a seguito di trauma, si determina uno stravaso di sangue per rottura di vasi, con conseguente raccolta ematica all’interno della borsa stessa.

 

Quasi sono le cause della borsite?

Le cause della borsite possono essere diverse:

-stress meccanici, causati da movimenti ripetuti, sfregamento, attrito;

-patologie sistemiche, come artrite reumatoide o gotta, che possono interferire con la composizione del liquido sinoviale;

-infezioni batteriche o virali che possono attaccare le borse;

-traumi, come cadute e incidenti in cui la pressione violenta esercitata sulle borse ne può provocare la rottura o l’irritazione.

-l’invecchiamento e lavori o hobby usuranti che prevedono sempre lo stesso movimento (ad esempio musicisti ed artigiani)

 

Quali sono i sintomi della borsite?

I sintomi della borsite sono:

-dolore amplificato dal movimento o dalla pressione;

-arrossamento e gonfiore;

-presenza di lividi (ecchimosi o ematomi) che corrispondono a piccoli versamenti di sangue;

-eruzioni cutanee;

-febbre (in caso di infezione o importante versamento di sangue)

 

Come si previene la borsite?

La prevenzione della borsite è indispensabile soprattutto per quei pazienti che ne hanno già sofferto. Per evitare che il problema si presenti nuovamente è necessario:

-evitare la pressione sui gomiti quando ci si appoggia alla scrivania;

-usare delle imbottiture specifiche per proteggere le ginocchia e piegare le gambe quando ci si alza o si solleva un peso, specie in corso di attività lavorative ripetute e pesanti;

-evitare sforzi eccessivi o di sollevare carichi troppo pesanti;

-correre su superfici adeguate;

-riscaldare sempre i muscoli prima di ogni esercizio fisico e dello sport, allenare il corpo all’equilibrio e al mantenimento di una corretta postura;

-non fare movimenti ripetuti o tenere la stessa posizione troppo a lungo;

-cercare di evitare il sovrappeso corporeo;

 

Se la causa della borsite non è apparentemente riconducibile a una causa traumatica, è utile rivolgersi al medico per ricercare eventuale patologia correlata (es. gotta, artrite reumatoide, etc).

 

Diagnosi

Per una diagnosi di borsite è generalmente sufficiente una visita specialista. In ogni caso è indicato approfondire con ulteriori indagini, di tipo strumentale:

-radiografie, per verificare o escludere la presenza di fratture o alterazioni di altra natura a livello dell’osso;

-ecografia, di fondamentale importanza per confermare la natura e il contenuto della borsa, così, come per valutare il coinvolgimento di altre strutture adiacenti interessate dall’infiammazione.

-Risonanza Magnetica Nucleare, nei casi in cui gli esami precedenti non siano stati in grado di chiarire il quesito diagnostico.

-esami del sangue ed eventualmente analisi del liquido sinoviale, per chiarire la causa della borsite, composizione del liquido e la presenza di eventuali agenti patogeni responsabili dell’infezione.

 

Trattamenti

Il trattamento della borsite cambia in funzione della severità del quadro clinico e la presenza di eventuali complicazioni. Se la borsite è di grado leggero è solitamente sufficiente: – l’uso della borsa del ghiaccio – osservare un periodo di riposo – l’assunzione di un farmaco antiinfiammatorio per ridurre flogosi e dolore e di una benda elastica compressiva per contenere il disagio provocato dai movimenti.

In alcuni casi può essere necessario procedere all’aspirazione del liquido sinoviale contenuto nella borsa infiammata, ed eventualmente all’iniezione (infiltrazione) di corticosteroidi direttamente nella borsa, in modo da ridurre il rischio che si formi nuovamente.

Gli antibiotici sono necessari, se l’esame clinico e gli esami del sangue indicano la presenza di un’infezione oppure, in casi specifici, per prevenirne la comparsa.

In associazione al controllo dell’infiammazione e dolore con i farmaci, la terapia della borsite può prevedere anche applicazioni di terapie fisiche locali (come per esempio laserterapia, crioterapia o ultrasuoni).

In taluni casi più severi, specie se recidivanti o di difficile risoluzione, può essere indicata l’asportazione chirurgica della borsa infiammata.

È fondamentale, nei casi in cui non vi sia una chiara origine traumatica (diretta o da trauma ripetuto), escludere eventuali patologie concomitanti da curare (es. gotta o artrite reumatoide).

 

Capsulite adesiva della spalla (o spalla congelata)

Capsulite adesiva della spalla (o spalla congelata)

 

La capsulite adesiva della spalla, volgarmente detta spalla congelata, è una patologia infiammatoria che causa la perdita di mobilità dell’articolazione omero scapolare. È una patologia in cui tipicamente i sintomi si presentano in maniera lieve e peggiorano gradualmente nel tempo.

 

Che cos’è la capsulite adesiva della spalla?

La capsulite adesiva è una patologia che richiede lunghi tempi di recupero. Comporta una grande limitazione nei movimenti della spalla e il dolore costante, che generalmente peggiora durante la notte, rende difficili quasi tutti i movimenti.

I pazienti con questa patologia sviluppano spesso anche disturbi del sonno.

 

Quali sono le cause della capsulite adesiva della spalla?

L’articolazione fra spalla e omero è composta di ossa, tendini e legamenti, che sono compresi in una capsula di tessuto connettivo. Quando questa capsula si restringe e si infiamma fino a limitare i movimenti dell’articolazione, si verifica la capsulite adesiva.

La capsulite adesiva è più frequente nel sesso femminile, in un’età compresa fra i 35 e i 50 anni e si associa spesso a malattie metaboliche (diabete o iper / ipotoroidismo). Si ipotizza una sua correlazione anche con le patologie autoimmuni, ma i ricercatori non hanno risposte chiare in merito alla sua insorgenza in alcuni soggetti piuttosto che in altri.

 

Quali sono i sintomi della capsulite adesiva della spalla?

La capsulite adesiva si manifesta solitamente in maniera progressiva.

Nella prima fase, i movimenti dell’articolazione sono molto dolorosi, ma possibili, mentre il raggio dei movimenti si riduce gradualmente. Questa fase dura in media fra i due e i nove mesi.

La seconda fase è caratterizzata da una leggera riduzione del dolore, accompagnata da una notevole diminuzione del raggio di movimenti possibili, per un periodo fra i quattro e i nove mesi.

La fase successiva, detta di “scongelamento”, vede un nuovo ampliamento delle possibilità di movimento dell’articolazione, fino al recupero, che può essere totale o solo parziale. Questa fase può durare fra i sei mesi e i due anni.

 

Come si può prevenire la capsulite adesiva della spalla?

A causa della scarsa conoscenza dei fattori di rischio, non è possibile creare una forma preventiva della stessa.

 

Diagnosi

L’esame fisico è solitamente sufficiente per effettuare la diagnosi di capsulite adesiva. Il medico verifica la mobilità dell’articolazione e la possibilità di compiere determinati movimenti. La risonanza magnetica e la radiografia possono essere utili a escludere che i sintomi derivino da condizioni differenti.

 

Trattamenti

I trattamenti per questa patologia si concentrano sulla riduzione del dolore e sul recupero della funzionalità dell’articolazione. Lo specialista spesso prescrive farmaci antinfiammatori e antidolorifici.

Purtroppo si tratta di una patologia i cui tempi di recupero sono lunghi e per la quale è difficile valutare pro e contro dei vari trattamenti.

Le opzioni terapeutiche sono differenti:

-terapia farmacologica associata a fisioterapia.

-iniezioni di corticosteroidi, al fine di alleviare il dolore e migliorare la mobilità articolare.

-intervento chirurgico in artroscopia, nel caso l’ortopedico giudichi che la rimozione di parte del tessuto capsulare possa essere d’aiuto.

 

Condromalacia della rotula

Condromalacia della rotula

 

Quando la cartilagine su cui la rotula scorre diventa ruvida e non permette la flessione del ginocchio, insorge la condromalacia della rotula. Caratterizzata da forte dolore e infiammazione a carico dell’articolazione del ginocchio è causata da diversi fattori.

Che cos’è la condromalacia della rotula?

La condromalacia della rotula può anche colpire entrambe le ginocchia ed è caratteristica dei soggetti che corrono su lunghe distanze (l’attività sportiva prolungata può determinare l’usura di questa cartilagine), degli adolescenti (fattori ormonali possono avere importanza in questa affezione) e può interessare le persone sovrappeso o obese (l’eccessivo peso corporeo non giova a questo disturbo). È una patologia che può manifestarsi a diversi livelli di gravità.

 

Quali sono le cause della condromalacia della rotula?

La condromalacia della rotula può essere causata da:

-traumi o da sovraccarico (sono le cause più frequenti)

-anomalie nella forma e/o nella posizione della rotula

-fattori ormonali (questa condizione si manifesta spesso nelle ragazze in fase di sviluppo, per poi risolversi spontaneamente)

 

Quali sono i sintomi della condromalacia della rotula?

La sintomatologia della condromalacia della rotula è molto variabile. Nei casi meno gravi questo disturbo può essere asintomatico, in altri casi la sintomatologia può presentarsi a riposo, in altre situazioni ancora può insorgere quando il ginocchio è sotto sforzo. Alcuni sintomi, tuttavia, è più probabile che si presentino sui soggetti che soffrono di questo disturbo, tra cui:

-presenza di dolore al di sotto o ai lati della rotula, che aumenta quando si sale o si scende le scale

-percezione di un rumore simile a uno scricchiolio che si manifesta quando, in fase di flessione del ginocchio, la rotula sfrega contro la cartilagine ruvida

-tumefazione del ginocchio interessato

 

Come prevenire la condromalacia della rotula?

Per prevenire l’insorgenza della condromalacia rotulea è consigliabile rinforzare i muscoli delle gambe e soprattutto dei quadricipiti, indispensabili per un buon funzionamento dell’articolazione di tutto il ginocchio. Ecco alcuni consigli:

-effettuare costantemente esercizi di allungamento per tutta la gamba, con particolare attenzione al quadricipite, alla banda ileotibiale (fascio muscolare che si trova sulla parte esterna della coscia) e al gluteo

-ricordarsi di fare stretching prima di correre e di intraprendere qualsiasi attività sportiva

-usare scarpe adatte all’attività che si sta svolgendo

-seguire un programma d’allenamento graduale

Crampi muscolari

Crampi muscolari

 

Un crampo muscolare è una contrazione transitoria, improvvisa e involontaria di un muscolo o di un gruppo di muscoli. Anche se generalmente è innocuo, il crampo muscolare può provocare dolore e rendere temporaneamente impossibile l’utilizzo del muscolo interessato. Spesso insorge dopo un’attività fisica intensa, ma non infrequente è la manifestazione di crampi a riposo o durante il sonno.

I crampi muscolari possono risolversi, dopo un periodo più o meno protratto, sia spontaneamente sia con la trazione passiva dei muscoli interessati. Anche la contrazione dei gruppi muscolari antagonisti e la pratica di massaggi alle fasce muscolari colpite dallo spasmo possono alleviare il disturbo. Generalmente i crampi muscolari sono innocui – nonostante risultino non poco fastidiosi – e tendono a risolversi nel giro di alcuni minuti.

 

Quali sono le cause di un crampo muscolare?

La maggior parte delle volte alla base dei crampi muscolari c’è una delle seguenti condizioni:

-lunghi periodi di esercizio o lavoro fisico, soprattutto durante la stagione calda.

-disidratazione

-mantenimento di una posizione per un periodo troppo lungo di tempo.

-assunzione di alcuni farmaci, come i diuretici.

 

I crampi muscolari possono però anche essere segno della presenza di diverse patologie, anche gravi:

-restringimento delle arterie che forniscono sangue alle gambe (aterosclerosi periferica).

-compressione dei nervi nella colonna vertebrale a livello lombare.

-malattie che interessano il sistema muscolare.

-malattie neurologiche (malattia di Charcot).

-squilibri metabolici legati alla mancanza nell’organismo dei giusti livelli di potassio, calcio e magnesio.

 

Tra i fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare crampi muscolari troviamo l’età avanzata; la disidratazione; lo stato di gravidanza; la presenza di patologie come il diabete o malattie del fegato o della tiroide.

 

Quali sono i sintomi di un crampo muscolare?

Quando un muscolo o un gruppo di muscoli si contrae in modo improvviso e volontario generando dolore più o meno intenso, possiamo parlare di crampo muscolare. In alcuni casi è possibile percepire un irrigidimento del muscolo appena contratto.

 

Come prevenire un crampo muscolare?

Per prevenire i crampi muscolari è consigliabile:

-evitare la disidratazione, bevendo in modo adeguato tutti i giorni in base alla propria età, attività fisica e/o lavorativa, in base al proprio stato di salute e agli eventuali farmaci che si assumono. Durante (e dopo) l’attività fisica non dimenticare di reintegrare i liquidi (acqua e/o sali minerali) a intervalli regolari;

-allungare i muscoli: è fondamentale effettuare stretching muscolare prima e dopo qualsiasi sforzo fisico.

-se si soffre di crampi notturni si consiglia di fare stretching e svolgere una leggerissima attività fisica (come pochi minuti di cyclette) prima di andare a letto.

Distorsione

Distorsione

 

Un trauma con allungamento o rottura dei legamenti in seguito a movimenti di torsione e rotazione (generalmente durante un’attività sportiva o lavorativa) genera un danno chiamato distorsione.

Caviglia, ginocchio e spalla sono, in ordine decrescente, le articolazioni più frequentemente colpite da distorsione, anche se tutte le articolazioni del corpo possono essere interessate.

 

Che cos’è la distorsione?

Esistono tre gradi di classificazione della distorsione:

1°grado: Stiramento dei legamenti senza rottura

2°grado: Rottura completa o parziale dei legamenti ma l’articolazione risulta essere ancora stabile

3°grado: Le lacerazioni capsulo-legamentose sono gravi da causare l’instabilità dell’articolazione per eccessivo allontanamento e dislocazione dei capi articolari (in particolare nel ginocchio).

 

Quali sono le cause della distorsione?

Le cause sono diverse, ma possono essere perlopiù raggruppate in: cadute accidentali, traumi sportivi, traumi automobilistici.

 

Quali sono i sintomi della distorsione?

I sintomi, generalmente tutti presenti, sono:

-impotenza funzionale

-dolore

-dolore alla mobilizzazione

-tumefazione edematosa e/o emorragica (in caso di rotture di vasi sanguigni)

-calore

 

 

Come prevenire la distorsione?

Fare stretching regolarmente aiuta a migliorare l’elasticità muscolare e articolare e a ridurre i rischi di incorrere in distorsioni. È bene essere in buona forma fisica prima di dedicarsi a performance sportive di qualsiasi genere e di astenersi nel caso si sia fuori allenamento. Avere muscoli allenati significa avere articolazioni più protette. Attenzione, poi, alle cadute accidentali e, soprattutto nel caso di caviglia e ginocchio, guardare sempre bene dove si mettono i piedi.

 

Diagnosi

Per decidere il trattamento da attuare il medico si avvarrà di opportuni accertamenti diagnostici:

-radiografia, per eliminare il dubbio di una frattura;

-solo se necessario: ecografia e/o risonanza magnetica per valutare meglio la lesione.

 

Trattamenti

La distorsione appena avvenuta necessita di un primo trattamento in fase acuta che si basa su: ghiaccio, riposo, elevazione (dell’arto), compressione (si utilizza l’acronimo G.r.e.co. per ricordare tutte le fasi).

L’articolazione distorta deve essere immobilizzata per un periodo variabile in relazione all’entità del danno. È possibile utilizzare bendaggi, tutori o gesso.

Solitamente è somministrata una terapia anti-infiammatoria e antidolorifica. In alcuni casi, può essere indicata anche una terapia antitrombotica.

Le lesioni di 3° grado, più gravi, di solito richiedono un trattamento chirurgico.

Per il ripristino completo della funzionalità articolare, risolta la prima fase acuta o dopo un intervento chirurgico, è fondamentale seguire un percorso riabilitativo.

 

Distorsione della caviglia

Distorsione della caviglia

 

La distorsione alla caviglia si verifica quando l’articolazione della caviglia si piega o si torce in modo eccessivo. Se l’articolazione della caviglia è forzatamente portata ad andare oltre il proprio range di movimento, i muscoli, i legamenti e i tendini che la compongono possono subire delle lesioni che vanno dallo stiramento alla rottura.

Le distorsioni più frequenti interessano la parte esterna della caviglia e provocano dolore e gonfiore immediati. Solitamente il dolore è localizzato davanti e sotto il malleolo peroneale, (la sporgenza più bassa dell’osso laterale del perone).  Il movimento tipico che genera la distorsione avviene quando la punta del piede è rivolta verso il basso e la caviglia ruota bruscamente all’interno.

 

Che cos’è la distorsione della caviglia?

L’entità della distorsione dipende dall’energia che viene esercitata sulla caviglia, per cui non sempre dipende dal tipo di caduta o dalla velocità della corsa, ma possono concorrervi altri elementi quali il peso del paziente e il meccanismo con cui avviene l’infortunio. Un soggetto obeso, ad esempio, può subire danni rilevanti anche in seguito a una caduta banale. Una distorsione provoca una serie di eventi che si susseguono secondo una sequenza piuttosto precisa. Le strutture di sostegno di degenerano una dopo l’altra seguendo un percorso chiaramente individuabile in seduta di visita specialistica.

 

Quali sono le cause della distorsione della caviglia?

All’origine di una distorsione c’è sempre un trauma: questo può essere dovuto a una caduta, a un atterraggio scorretto dopo un salto o al camminare su una superficie irregolare. Tutti questi movimenti generano un movimento innaturale che spinge l’articolazione della caviglia oltre il suo naturale range di movimento.

 

Quali sono i sintomi della distorsione della caviglia?

La sintomatologia tipica della distorsione alla caviglia include:

-dolore nell’area interessata dalla distorsione, che aumenta quando si sposta il peso sulla caviglia distorta

-gonfiore

-limitazione nei movimenti

Nei casi più gravi possono comparire ecchimosi o ematomi.

Diagnosi

Dopo un esame fisico, il medico generalmente consiglia un esame radiografico per scongiurare lesioni ossee. Per individuare e valutare l’eventuale presenza di lesioni a carico dei tessuti molli (come muscoli, tendini e legamenti), il medico potrà suggerire al paziente di sottoporsi a: ecografia e/o a risonanza magnetica.

 

Trattamenti

Riposo, ghiaccio, elevazione dell’arto interessato e farmaci antiinfiammatori rappresentano la terapia più consigliata in questo caso.

Può essere necessario bloccare l’arto interessato dalla distorsione mediante bendaggio o apparecchio gessato.

Dopo il primo trattamento viene impostato un programma di controlli ambulatoriali con la funzione di valutare la progressione della guarigione, richiedere eventuali esami di approfondimento, prescrivere terapie fisiche e impostare il protocollo riabilitativo.

È possibile che il medico consigli una di queste terapie:

-ultrasuoni

-laser

-jonoforesi

-tens

-approccio chirurgico

-tecniche ricostruttive

-tecniche artroscopiche

-ginnastica propriocettiva.

 

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