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Tioguanina

Tioguanina

 

Si utilizza per trattare alcune forme di tumore, ad esempio la leucemia acuta non linfoblastica.

 

Che cos’è la tioguanina?

Essa agisce bloccando la produzione delle proteine.

 

Come si assume la tioguanina?

Si somministra via bocca sotto forma di compresse.

 

Effetti collaterali della tioguanina

Può ridurre le capacità dell’organismo di combattere le infezioni e abbassare il numero di piastrine nel sangue.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

scomparsa dell’appetito

senso di nausea

conati di vomito

 

È importante rivolgersi subito un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

tosse

nausea o vomito forti o persistenti

dolore o gonfiore allo stomaco

improvviso aumento di peso corporeo

gonfiori alla bocca

emorragie o lividi

pallore

sensazione di stanchezza

ittero

mal di gola

urine scure

brividi o febbre

dolori a livello articolare

feci pallide

 

Controindicazioni e avvertenze

Il suo impiego non è indicato nel caso in cui il tumore non abbia già risposto a un trattamento con la stessa tioguanina o con mercaptopurina.

Prima di iniziare la terapia è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti per il passato, in particolare chemioterapici

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di problemi al sistema immunitario, piastrine o globuli bianchi bassi nel sangue, malattie epatiche o problemi renali, carenza di tiopurina metiltransferasi, varicella o altre infezioni

in caso di chemioterapia o di radioterapia

in caso di gravidanza o allattamento

A cura in corso non bisogna ricevere vaccini vivi.

Tolbutamide

Tolbutamide

 

S’impiega per trattare il diabete di tipo 2 nel caso in cui la glicemia non possa essere debitamente controllata con un approccio basato solamente sull’alimentazione e sull’attività fisica.

 

Che cos’è la Tolbutamide?

E’ un antidiabetico orale che esplica la sua azione stimolando il rilascio di insulina da parte del pancreas. In tal modo modo aiuta a ridurre i livelli di zuccheri nel sangue (glicemia).

 

Come si assume la Tolbutamina?

Può essere prescritta da sola o con altri farmaci. Si assume solitamente sotto forma di compresse, ma può essere somministrata anche direttamente in vena.

 

Effetti collaterali della Tolbutamina

Può causare ipoglicemia, soprattutto in caso di assunzione di alcol, dopo un’attività fisica intensa o prolungata o se si saltano i pasti

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

sensazione di stomaco pieno

bruciori allo stomaco

senso di nausea

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

stato confusionale

urine scure

svenimenti

febbre, brividi o mal di gola persistente

battito irregolare

ipoglicemia

problemi visivi

emorragie o lividi

debolezza o stanchezza

ittero

 

Avvertenze

Al fine di ottenere i maggiori benefici possibili, la cura a base di questo medicinale deve essere abbinata a una dieta e ad una attività fisica appropriati. Deve essere inoltre evitata l’assunzione di alcolici poichè aumenta il rischio di ipoglicemia.

Può compromettere le capacità di guida o di manovra di macchinari pericolosi. Tale effetto collaterale può essere aggravato dall’alcol o da alcuni farmaci. Il medicinale può aumentare altresì la sensibilità della pelle ai raggi solari ed alterare i risultati di alcuni test di laboratorio.

 

Prima di assumerla è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o a qualsiasi altro farmaco (in particolare ad altri sulfamidici) o alimento

degli altri medicinali, dei fitoterapici e degli integratori che si stanno assumendo o che sono assunti in passato (in particolare betabloccanti, ACE inibitori, fenilbutazone, probenecid, chinoloni, salicilati, sulfinpirazone, sulfonamidi, calcio antagonisti, corticosteroidi, decongestionanti, diazosside, diuretici, estrogeni, contraccettivi ormonali, isoniazide, niacina, fenotiazione, fenitoina, anticoagulanti, antifungini azolici, cloramfenicolo, clofibrato, fenfluramina, insulina, MAO inibitori, Fans, rifamicine, farmaci simpatomimetici, integratori per la tiroide e gemfibrozil)

se si sta affrontando una terapia desensibilizzante per l’allergia agli insetti

nel caso in cui si soffra (o si sia sofferto in pregresso) di complicazioni del diabete, acidosi, gravi traumi, problemi ormonali o bassi livelli di sodio, ustioni, problemi epatici, renali, cardiaci, gastrointestinali o alla tiroide

in caso di programmato intervento chirurgico

in caso di alimentazione poco bilanciata o di consumo di sostanze alcoliche

in caso di donne gravide o in fase di allattamento al seno

È inoltre necessario rendere edotti medici, chirurghi e dentisti che sono in corso trattamenti con tolbutamide.

Toremifene

Toremifene

 

S’impiega per trattare i tumori al seno dipendenti dagli estrogeni o dalle caratteristiche sconosciute (in particolare nelle donne che hanno già affrontato la menopausa)

 

Che cos’è il toremifene?

E’ un antiestrogeno che blocca l’effetto degli ormoni estrogeni su alcuni tessuti, inclusi quelli del seno. In tal modo blocca la crescita dei tumori attivati da questi ormoni.

 

Come si assume il toremifene?

Viene somministrato per via orale sotto forma di compresse.

 

Effetti collaterali del toremifene

Può essere associato a prolungamento dell’intervallo QT.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

capogiri

vampate di calore

dolori a livello articolare

calo dell’appetito

senso di nausea

sudorazioni

sensazione di stanchezza

perdite vaginali

conati di vomito

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione o dolore al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

dolori, gonfiori, arrossamenti, riscaldamento o sensibilità a gambe o polpacci

problemi visivi

stato di confusione

sangue nell’espettorato

riduzione delle capacità coordinative

sintomi depressivi

svenimenti

febbre, brividi o mal di gola

arrossamenti

stati di allucinazione

battito irregolare

dolori a livello muscolare o osseo

intorpidimento di un braccio o di una gamba

debolezza da un singolo lato del corpo

sintomi convulsivi

fiato corto

indolenza

difficoltà a comunicare

mal di testa o vomito improvvisi o gravi

gonfiore a mani, caviglie o piedi

tremori

emorragie o lividi

emorragie vaginali

 

Controindicazioni e avvertenze

Il suo utilizzo può essere controindicato in caso di prolungamento dell’intervallo QT o sindrome del QT lungo, ondansetron, bassi livelli di potassio o magnesio nel sangue e in caso di assunzione di clozapina o quetiapina. E’ indicato solo nelle donne in post menopausa.

Durante il trattamento non bisogna consumare pompelmo, né berne il succo.

Prima della cura è consigliabile informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (in particolare antiaritmici, arsenico, domperidone, droperidolo, granisetron, alofantrina, astemizolo, bepridil, clorochina, pimozide, qutiapina, chinoloni, romidepsina, tacrolimus, terfenadina, tetrabenazina, antidepressivi triciclici, inibitori delle tirosinchinasi, vandetanib, vemurafenib, venlafaxina,ziprasidone, fluorouracile, diuretici, antifungini azolici, mitomicina C, nefazodone, inbitori della proteasi, telitromicina, carbamazepina, cisapride, clozapina, crizotinib, dolasetron, aloperidolo, macrolidi, maprotilina, metadone, nilotinib, ondansetron, paliperidone, pentamidina, fenotiazine, dexametasone, idantoine, fenobarbital, rifamicine, iperico, anticoagulanti e qualunque farmaco che potrebbe aumentare il rischio di prolungamento dell’intervallo QT)

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di trombi, problemi cardiaci o epatici, tumori alle ossa o altre forme di cancro, crescite anomale dell’endometrio o anomalie negli elettroliti nel sangue

in caso di gravidanza o allattamento

Il toremifene può compromettere le capacità di guida e di manovra di macchinari pericolosi; tale effetto collaterale può essere aggravato dal consumo di alcol e dall’impiego di alcuni medicinali.

Trametinib

Trametinib

 

Si prescrive nel trattamento del melanoma.

 

Che cos’è il trametinib?

Inibisce l’attività di enzimi che possono essere attivati in modo anomalo nelle cellule di melanoma.

 

Come si assume il trametinib?

Si somministra via bocca, da solo o in combinazione con il drabafenib.

La sua assunzione deve avvenire a stomaco vuoto (almeno un’ora prima o due ore dopo un pasto).

 

Effetti collaterali del trametinib

Può ridurre l’efficacia dei contraccettivi ormonali e compromettere la fertilità sia femminile che maschile. Può altresì aumentare il rischio di seri problemi cardiaci e alla vista, di sviluppare alcune forme tumorali o di gravi emorragie o trombi (soprattutto se assunto in combinazione con il dabrafenib). Infine – in combinazione con dabrafenib – può incrementare il livello di zucchero nel sangue e il rischio di febbre alta associata a pressione bassa, capogiri o problemi renali.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

costipazione

tosse

calo dell’appetito

scariche di diarrea

epidermide secca

mal di testa

leggero mal di stomaco

dolori a livello muscolare o articolare

senso di nausea

sudorazioni notturne

stanchezza

conati di vomito

 

È fondamentale contattare subito un medico in caso di:

rash (anche se simile ad acne)

orticaria

prurito

difficoltà a respirare o problemi ai polmoni

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

sanguinamenti (gengivali, dal naso, dagli occhi, dal retto o dalla vagina)

sangue nelle urine

appannamento della vista

vesciche o piaghe in bocca

crampi, debolezza o dolori a livello muscolare

dolore, arrossamenti, gonfiore o sensibilità a mani, piedi o attorno alle unghie

pelle arrossata, gonfia, con vesciche o che si desquama

scariche di diarrea forti o persistenti

mal di testa, capogiri o sensazione di testa leggera forti o persistenti

improvviso o inatteso aumento di peso

gonfiore di mani, piedi o caviglie

 

Controindicazioni e avvertenze

Qualora si assumano di antiacidi, è bene chiedere al medico o al farmacista come comportarsi.

Prima della cura è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

in caso di assunzione, per il passato, di farmaci simili (ad esempio: dabrafenib)

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di problemi cardiaci, problemi alla vista, agli occhi o alla pelle, pressione alta, iperglicemia o diabete, disturbi epatici, renali, polmonari o respiratori

in caso di esposizione al sole per un lungo periodo di tempo

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

È importante far sapere a medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di trametinib.

Durante la cura e per alcune settimane dopo la sua interruzione, le donne in età fertile devono utilizzare efficaci metodi anticoncezionali. È opportuno a tal proposito chiedere consiglio al proprio medico.

Trastuzumab

Trastuzumab

 

Viene utilizzato per trattare alcune forme di tumore al seno e – in alcuni pazienti – di cancro all’esofago o allo stomaco.

 

Che cos’è il trastuzumab?

E’ un anticorpo monoclonale che agisce riconoscendo le cellule tumorali e impedendo loro di crescere e riprodursi.

 

Come si assume il trastuzumab?

Si somministra tramite infusione in vena. Può essere utilizzato da solo o in combinazione con altri medicinali.

 

Effetti collaterali del trastuzumab

Può abbassare il numero di piastrine, scatenare gravi problemi polmonari o cardiaci e ridurre la capacità dell’organismo di combattere le infezioni.

In alcuni soggetti è stata osservata una grave reazione alla somministrazione del farmaco; i suoi sintomi compaiono di solito entro le 24 ore successive all’infusione.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

lieve febbre, brividi

lievi dolori a livello muscolare

senso di nausea

irritazione a naso, seni paranasali o gola

naso chiuso o che cola

dolori o fastidi allo stomaco

sensazione di stanchezza

stato d’insonnia

conati di vomito

perdita di peso corporeo

dolori alla schiena, alle ossa o alle articolazioni

costipazione

scariche di diarrea

capogiri

alterazioni delle unghie

mal di testa

calo dell’appetito

 

È importante rivolgersi subito ad un medico nel caso di:

rash

orticaria

prurito

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione o dolore al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

nausea, vomito o diarrea forti o persistenti

infezioni della cute

aumento improvviso e inspiegabile di peso corporeo

bruciori, intorpidimenti o pizzicore

dolore, gonfiore o piaghe in bocca o sulla lingua

capogiri, sensazione di testa leggera o mal di testa forti o persistenti

gonfiore di mani, caviglie o piedi

sintomi di infezione

lividi o emorragie

insolite stanchezza o debolezza

respiro sibilante

arrossamenti, gonfiore, dolore o sensibilità a gambe o polpacci

variazioni quantitative di urina prodotta

minzione dolorosa o difficoltosa

sintomi depressivi

svenimenti

battito accelerato o irregolare

dolori, debolezza o crampi muscolari

tosse, fiato corto o difficoltà respiratorie (nuovi o in peggioramento)

dolore, arrossamenti o gonfiore al punto di iniezione

 

Controindicazioni e avvertenze

Non deve essere assunto durante la gravidanza.

Prima dell’impiego è fondamentale informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze (in particolare alle proteine delle cellule dell’ovaio di criceto cinese e all’alcol benzilico)

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato, in particolare antracicline

se si soffre (o si è sofferto in passato) di pressione alta, disturbi renali, infezioni croniche, problemi polmonari o respiratori e problemi al midollo osseo

in caso di precedente trattamento con antracicline o con radiazioni

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

È importante far sapere a medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di trastuzumab.

Durante la cura non bisogna sottoporsi a vaccini vivi.

Le donne in età fertile devono utilizzare efficaci metodi anticoncezionali sia in corso di cura che nei sette mesi successivi la sua interruzione.

Può compromettere le capacità di guida o di manovra di macchinari pericolosi; tale effetto collaterale può essere aggravato dall’alcol e da alcuni medicinali.

Vemurafenib

Vemurafenib

 

S’impiega nel trattamento di alcune forme di tumore alla pelle.

 

Che cos’è il vemurafenib?

Esso esplica la sua azione bloccando l’azione di un enzima che, se mutato, promuove la crescita e la proliferazione delle cellule tumorali, nonché la formazione di metastasi.

 

Come si assume il vemurafenib?

Si assume per via orale, sotto forma di compresse (da deglutire intere accompagnate da un bicchiere d’acqua).

 

Effetti collaterali del vemurafenib

Può aumentare il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori cutanei e aumentare la sensibilità della pelle alla luce solare.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

scariche di diarrea

costipazione

capogiri

cute secca

perdita dei capelli

mal di testa

dolori a livello articolare

perdita dell’appetito

senso di nausea

cambiamenti del gusto

ispessimento della cute

sensazione di stanchezza

conati di vomito

stato di debolezza

 

È raccomandabile contattare subito un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

insolita raucedine

bruciore, intorpidimento o pizzicori

dolore, gonfiore o arrossamento degli occhi

svenimenti

battito accelerato o irregolare

stato febbrile

sensazione di testa leggera

vesciche in bocca

dolori a livello muscolare

debolezza, dolori o crampi a livello muscolare

pelle rossa, gonfia, con vesciche o che si desquama

sintomi convulsivi

capogiri o mal di testa forti o persistenti

gonfiore a mani, piedi o caviglie

stato di disidratazione

problemi ai reni

pancreatite

pizzicore, dolore, arrossamento o gonfiore dei palmi delle mani o delle piante dei piedi

problemi visivi

 

Controindicazioni e avvertenze

Può essere controindicato se vi sono alcune irregolarità del battito cardiaco o altre anomalie nei livelli di elettroliti nel sangue. Inoltre non dovrebbe essere assunto contestualmente ad asenapina, citalopram o qualsiasi altro farmaco che può aumentare il rischio di prolungamento dell’intervallo QT.

Prima di assumerlo è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti, in particolare quelli a base di caffeina

se si soffre (o si è sofferto in passato) di problemi cardiaci, pressione alta, diabete, svenimenti, problemi epatici o renali, cancro alla pelle, vomito, diarrea, disidratazione, disturbi dell’alimentazione, problemi ai nervi o al sistema nervoso, problemi agli occhi o alla vista, disturbi al pancreas, bassi livelli di elettroliti nel sangue o problemi alla pelle

in caso di esposizione cronica alla luce sole

se si è a rigida dieta

se si assume caffeina

in presenza di casi in famiglia di prolungamento dell’intervallo QT o di morte improvvisa prima dei 59 anni a causa di problemi cardiaci

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Può compromettere le capacità di guida e di manovra di macchinari pericolosi; tale effetto indesiderato può essere aggravato dall’alcol e da alcuni medicinali.

Le donne fertili e gli uomini devono utilizzare appropriati metodi anticoncezionali sia quando assumono il farmaco, sia almeno per i 2 mesi successivi all’interruzione della cura.

È importante informare medici, chirurghi e dentisti del suo utilizzo.

Venlafaxina

Venlafaxina

 

S’impiega nel trattamento della depressione, dell’ansia e degli attacchi di panico.

 

Che cos’è la venlafaxina?

E’ un inibitore della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SSNRI), che esplica la sua azione influenzando i livelli cerebrali di molecole che, se presenti in quantità sbilanciate, possono condurre alla depressione.

 

Come si assume la venlafaxina?

Si somministra per via orale, a stomaco pieno.

 

Effetti collaterali della venlafaxina

Può generare falsi positivi nei test antidroga. Inoltre, se assunto insieme a Fans, può aumentare il rischio di emorragie.

Fra gli altri suoi possibili effetti collaterali si possono includere:

mal di testa

ansia

nervosismo

battito accelerato

tremori

stato di insonnia

sogni strani

senso di stanchezza

sudorazione in aumento

problemi alla sfera sessuale

problemi alla vista

senso di nausea

conati di vomito

scariche di diarrea

variazioni dell’appetito

variazioni del peso

fauci secche

sbadigli

capogiri

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

vista appannata o a tunnel o presenza di aloni attorno a luci

gonfiore o dolore agli occhi

lividi

tosse

sintomi convulsivi

sintomi di livelli eccessivi di serotonina: agitazione, allucinazioni, febbre, riduzione delle capacità di coordinazione, sensazione di instabilità, battito cardiaco accelerato, riflessi iperattivi, nausea, vomito e diarrea

forti reazioni nervose (come rigidità muscolare, febbre alta, confusione o tremori)

 

Controindicazioni e avvertenze

Può essere controindicata in presenza di glaucoma ad angolo stretto o in caso di iniezioni di blu di metilene. Non deve essere altresì assunta durante l’allattamento e in caso di trattamento con un MAO inibitore nei 14 giorni precedenti.

Prima di assumerla è importante notiziare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco (in particolare alla desvenlafaxina), ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (in particolare iperico, tramadolo, triptofano, anticoagulanti, altri antidepressivi Fans, cimetidina, farmaci contro i disturbi dell’umore o psicofarmaci e medicinali contro l’emicrania)

se si sta transitando dal trattamento con altro depressivo alla venlafaxina

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di disturbo bipolare, cirrosi o altri problemi epatici, , pressione o colesterolo alti, diabete, glaucoma ad angolo stretto, malattie della tiroide, convulsioni, malattie renali o cardiache, malattie del sangue o disturbi della coagulazione o bassi livelli ematici di sodio

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Prima che il trattamento esplichi il suo effetto possono essere necessarie anche 4 settimane. L’assunzione del medicinale non deve essere sospesa, in alcun caso, senza la preventiva autorizzazione del medico.

Può alterare i tempi di reazione ed i suoi effetti collaterali possono essere aggravati dall’alcol.

Ablazione della via accessoria

Ablazione della via accessoria

 

In caso di sindrome di Wolff-Parkinson-White (WPW), una volta confermata l’indicazione al trattamento con RF, si procede con il ricorso all’ablazione della via accessoria, costituita dall’erogazioni di polsi puntiformi, millimetrici, di radiofrequenza, effettuati con un catetere ablatore in corrispondenza della via anomala: in questo modo si interrompe la conduzione elettrica lungo tale struttura. Una volta eliminata la via anomala, viene nuovamente eseguito lo studio elettrofisiologico in modo da confermare la buona riuscita della procedura, registrando l’impossibilità che le tachicardie vengano nuovamente indotte. L’esame elettrofisiologico e l’ablazione vengono eseguiti in anestesia locale, effettuata a livello inguinale destro. Gli elettrocateteri necessari per lo studio elettrofisiologico e per l’ablazione vengono introdotti mediante la puntura della vena femorale. Il pomeriggio stesso il paziente è in grado di alzarsi e la mattina successiva può essere dimesso. Dopo aver eseguito una ablazione efficace, se non si presentano altri tipi di aritmia o di cardiopatia, non è necessario iniziare alcuna terapia farmacologica.

Ablazione delle tachicardie atriali

Ablazione delle tachicardie atriali

 

Lo studio elettrofisiologico permette la creazione di una mappa elettrica del cuore e l’individuazione del punto da cui la tachicardia ha origine; attraverso il catetere ablatore, poi, vengono erogate scariche di radiofrequenza che andranno a bruciare il gruppo di cellule responsabili dell’aritmia.

 

Che cos’è l’ablazione delle tachicardie atriali?

Le tachicardie atriali sono aritmie secondarie ad aumentata automaticità di alcune cellule atriali, che in particolari condizioni si attivano e scatenano l’aritmia. Il trattamento di scelta di queste aritmie è l’ablazione transcatetere.

Il flutter atriale è un’aritmia secondaria alla presenza di un circuito elettrico aggiuntivo che si trova quasi sempre in atrio destro, di rado in atrio sinistro. Il circuito elettrico è rappresentato da un anello che occupa tutta la circonferenza dell’atrio.

 

Funzionamento dell’ablazione delle tachicardie atriali

Lo studio elettrofisiologico determina la creazione della mappa elettrica del cuore e l’individuazione del punto da cui la tachicardia ha origine; successivamente, attraverso il catetere ablatore, vengono erogate scariche di radiofrequenza che andranno a bruciare il gruppo di cellule responsabili dell’aritmia. Nel caso in cui il gruppo di cellule responsabile si trovi in atrio destro, la procedura risulta essere tecnicamente più semplice; nel caso in cui il focus aritmogeno sia posizionato nelle sezioni di sinistra, la procedura risulta più complessa, per cui analogamente al trattamento della fibrillazione atriale viene richiesto un passaggio tramite ago attraverso il forame ovale (puntura transettale).

La procedura di scelta per il trattamento della forma più comune di flutter, quella destra, è rappresentata dall’interruzione del circuito attraverso la procedura di ablazione con radiofrequenza in una particolare zona, definita istmo cava inferiore-tricuspide, che si può facilmente individuare dal punto di vista elettrico e tramite guida fluoroscopica (raggi X).

 

Come avviene la procedura?

Il tutto viene eseguito in regime di ricovero. Durante l’esecuzione della procedura il paziente è cosciente: viene eseguita solo l’anestesia locale in sede di accesso venoso (femorale destro). La durata della procedura può variare a seconda della difficoltà nel raggiungere il focus aritmico con il catetere ablatore (1-4 ore).

Se non si verificano complicanze, il paziente può essere dimesso già il giorno successivo.

 

L’ablazione delle tachicardie atriali è dolorosa o pericolosa?

In genere la procedura viene ben tollerata; gli unici disturbi che possono manifestarsi nel paziente sono il reperimento dell’accesso vascolare e, in alcuni casi, il momento dell’ablazione (sensazione di bruciore al petto). Durante la procedura esiste anche la possibilità che il paziente avverta la tachicardia, che l’operatore cerca di indurre allo scopo di poterla adeguatamente mappare e reperirne il punto di origine.

 

Chi può sottoporsi al trattamento?

Sono candidabili alla procedura tutti i pazienti che manifestano tachicardie atriali non responsive ai farmaci antiaritmici o che non tollerano questi ultimi.

 

Follow up

I successivi controlli possono prevedere valutazioni cliniche e l’esecuzione periodica di ecg holter per poter rivelare eventuali recidive asintomatiche.

Ablazione delle tachicardie da rientro

Ablazione delle tachicardie da rientro

 

L’ablazione delle tachicardie da rientro è una terapia ablativa fondata sull’individuazione della via accessoria attraverso lo studio elettrofisiologico endocavitario e successiva ablazione tramite radiofrequenza della stessa.

 

Che cos’è l’ablazione delle tachicardie da rientro?

Le tachicardie da rientro nodale (AVNRT) sono aritmie secondarie alla presenza di una via elettrica aggiuntiva a livello del nodo atrioventricolare, la cui presenza determina la possibilità che si verifichino dei “cortocircuiti” attraverso i quali l’impulso elettrico continua a diffondersi attraverso le due vie (quella fisiologica e quella aggiuntiva) perpetrando l’aritmia.

La terapia ablativa è basata sull’ablazione transcatetere con radiofrequenza della via nodale aggiuntiva, la cui posizione è solitamente semplice da individuare e piuttosto simile in ogni individuo.

 

Le tachicardie da rientro atrioventricolare (AVRT) sono aritmie secondarie alla presenza di un fascio accessorio, esterno al normale sistema di conduzione: questo unisce atri e ventricoli e consente una rapida conduzione degli impulsi da una camera all’altra, favorendo il verificarsi di aritmie da rientro.

 

Funzionamento dell’ablazione delle tachicardie da rientro

La terapia definitiva è basata sull’individuazione della via accessoria attraverso lo studio elettrofisiologico endocavitario e la successiva ablazione tramite radiofrequenza della stessa. Dal punto di vista tecnico la procedura risulta essere più complicata nel caso in cui la via accessoria sia posizionata nelle sezioni sinistre del cuore, poiché richiede il passaggio da destra a sinistra tramite l’utilizzo di un ago attraverso il forame ovale.

 

Come avviene la procedura?

Il tutto viene effettuato in regime di ricovero. Durante la procedura il paziente resta cosciente: viene eseguita solo l’anestesia locale in sede di accesso venoso (femorale destro). La durata della procedura può variare a seconda della difficoltà nel raggiungere il punto esatto con il catetere ablatore (1-2 ore).

Se non si verificano complicanze, il paziente può essere dimesso il giorno successivo.

 

L’ablazione delle tachicardie da rientro è dolorosa o pericolosa?

Solitamente la procedura viene ben tollerata; gli unici disturbi che possono manifestarsi nel paziente sono il reperimento dell’accesso vascolare e, in alcuni casi, il momento dell’ablazione (sensazione di bruciore al petto). Inoltre, mentre la procedura viene eseguita, il paziente potrebbe avvertire la tachicardia: è l’operatore che cerca di innescarla per poterla adeguatamente mappare e reperirne il punto di origine.

 

Chi può sottoporsi al trattamento?

È necessario considerare l’ablazione transcatetere come la prima scelta terapeutica per i pazienti colpiti da tachicardia da rientro nodale, in considerazione dell’elevata efficacia e sicurezza della procedura. Inoltre rappresenta la prima scelta terapeutica per i pazienti portatori di vie accessorie atrioventricolari sintomatici per tachicardie da rientro o la cui via presenti delle caratteristiche elettrofisiologiche di particolare pericolosità.

 

Follow-up

Nei successivi controlli possono esserci delle valutazioni cliniche e l’esecuzione periodica di ecg holter nel primo anno dopo l’ablazione.

In seguito, in presenza di stabilità clinica, è possibile che non siano necessari ulteriori controlli cardiologici.

 

 

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