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Ablazione della fibrillazione atriale

Ablazione della fibrillazione atriale

 

Che cos’è la fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca caratterizzata da attività atriale rapida e non ritmica, con perdita della contrazione degli atri. Gli atri infatti non risultano più in grado di espellere tutto il sangue, che pertanto resterà in parte all’interno delle camere con il pericolo che si formino coaguli. Questo ritmo alterato è assolutamente compatibile con la vita, ma può provocare complicanze potenzialmente molto invalidanti.

La fibrillazione atriale può essere causata, tra l’altro, da difetti delle valvole cardiache o difetti cardiaci congeniti, dall’assunzione di farmaci, caffeina, tabacco e consumo di alcol, dall’ipertiroidismo o altri squilibri metabolici e dall’apnea notturna. In gran parte dei casi, la fibrillazione atriale viene dunque determinata da una malattia cardiovascolare, ma è possibile che si manifesti anche in soggetti che non soffrono di alcuna cardiopatia. In questo caso, solitamente si parla di fibrillazione atriale isolata (30% dei casi). Se alla fibrillazione atriale è correlato anche un vizio strutturale del cuore si tratta di fibrillazione atriale concomitante (50% dei casi). In alcuni individui colpiti da fibrillazione atriale non si manifesta nessun sintomo, o se sono presenti non vengono riconosciuti dal paziente, che si limita ad adeguare il proprio stile di vita. Questi soggetti spesso vivono senza rendersi conto della loro condizione fino al momento in cui questa non viene riscontrata dal medico in occasione di un esame obiettivo o di un elettrocardiogramma. I pazienti che invece presentano sintomi, più frequentemente segnalano palpitazioni, dispnea, debolezza o affaticabilità, di rado sincope e dolore toracico.

Viene effettuata la diagnosi attraverso esame obiettivo, elettrocardiogramma o ECG holter delle 24 ore. Clinicamente, a seconda del modo di presentazione, la fibrillazione atriale viene suddivisa in parossistica (quando gli episodi si manifestano, ma si risolvono spontaneamente in un tempo inferiore a una settimana), persistente (quando l’episodio aritmico non si interrompe spontaneamente ma solo attraverso interventi terapeutici esterni) e permanente (quando gli interventi terapeutici si sono rivelati inefficaci).

 

Che cos’è l’intervento di ablazione chirurgica della fibrillazione atriale?

Quando sia la terapia farmacologica sia un’eventuale cardioversione elettrica si siano rivelati inefficaci nel controllo del ritmo o della frequenza, se si manifestano gravi sintomi invalidanti, il trattamento di scelta nel cercare una soluzione al problema in caso di fibrillazione atriale isolata può essere un’ablazione transcatetere. Se anche l’ablazione transcatetere risulta inefficace, è possibile effettuare un’ablazione chirurgica con la chiusura dell’auricola sinistra: ci saranno probabilità di riuscita sicuramente più elevate a scapito di una maggiore invasività.

In caso di fibrillazione atriale correlata ad un’altra patologia strutturale del cuore, si eseguirà l’intervento seguendo le modalità e l’approccio richiesto dalla patologia cardiaca strutturale (sternotomia o minitoracotomia con circolazione extracorporea o a cuore battente). In caso di fibrillazione atriale isolata di tipo parossistico, è possibile eseguire l’intervento di ablazione attraverso una doppia toracoscopia a cuore battente, con un’invasività minima. In caso di fibrillazione atriale persistente o cronica, verrà effettuato un intervento di ablazione in minitoracotomia, con l’ausilio della circolazione extracorporea.

La probabilità di ripristino del ritmo normale del cuore (ritmo sinusale) può variare dal 70 al 90% in base al tipo di fibrillazione atriale e alla durata della fibrillazione prima di essersi sottoposti all’intervento.

 

L’intervento di ablazione chirurgica della fibrillazione atriale è pericoloso o doloroso?

I rischi associati a questo tipo di intervento sono il sanguinamento, le infezioni, il danno neurologico e il possibile impianto di un pace-maker.

 

Follow-up

Dopo l’intervento il paziente viene trasferito in terapia intensiva, per restare sotto osservazione per 12-24 ore, prima di essere ritrasferito in reparto di degenza. Dopo 4 o 5 giorni dall’intervento il paziente può essere dimesso dall’ospedale ed essere trasferito direttamente presso un centro di riabilitazione cardiologica, dove resterà ricoverato per circa 15 giorni o direttamente a domicilio a seconda dei casi.

Cabergolina

Cabergolina

 

La cabergolina si usa nella cura di problemi collegati a livelli alti di prolattina, sia se a provocarne l’incremento sono tumori dell’ipofisi sia se si tratta di disturbi dalle cause ignote.

 

Che cos’è la cabergolina?

La cabergolina opera fermando la secrezione di prolattina da parte dell’ipofisi.

 

Come si prende la cabergolina?

La cabergolina si prende per bocca.

 

Effetti collaterali della cabergolina

La cabergolina può provocare problemi del comportamento.

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

costipazione

capogiri

dolore alla testa

indigestione

leggero dolore allo stomaco

nausea

stanchezza o debolezza

vomito

 

È fondamentale recarsi immediatamente da un dottore in presenza di:

gonfiori a viso, gola, lingua o labbra, mani, caviglie, gambe o piedi

rash

prurito

orticaria

sensazione di oppressione o male al petto

dolore alla schiena

alterazioni del comportamento o dell’umore

bruciori, intorpidimenti o pizzicori

confusione

minzione diminuita

svenimenti

allucinazioni

battito cardiaco irregolare

tosse continua

capogiri o senso di avere la testa leggera intensi o continui

intenso male o sensibilità allo stomaco

fiato corto

crescita di peso repentina e inspiegabile

disturbi alla vista

 

Controindicazioni e avvertenze

La cabergolina può non essere indicata in presenza di pressione elevata, disturbi alle valvole cardiache, problemi collegati a fibrosi e assunzione di butirrofenoni, metoclopramide, fenotiazine, tioxanteni o triptani.

Prima dell’assunzione è meglio avvertire il dottore:

di allergie al principio attivo, ad altri medicinali (nello specifico ai derivati dell’ergot), ad altre sostanze o a cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico macrolidi, butirrofenoni, metoclopramide, fenotiazine, tioxanteni e triptani e ogni prodotto che potrebbe minimizzare la pressione o provocare disturbi alle valvole cardiache

se si soffre (o si ha sofferto) di disturbi epatici o pressione elevata (anche in seguito a una gravidanza)

in presenza di gravidanza o allattamento

 

La cabergolina può alterare le capacità di guidare e manovrare macchinari pericolosi; questo effetto può aggravarsi consumando alcolici e anche certi farmaci. Alcolici, caldo, attività fisica e febbre possono anche peggiorare i capogiri provocati dalla cabergolina; per questo è fondamentale alzarsi lentamente, principalmente al mattino, e sedersi alle prime avvisaglie di giramenti di testa.

Carboplatino

Carboplatino

 

Il carboplatino si usa soprattutto nella terapia dei tumori all’ovaio.

 

Che cos’è il carboplatino?

Il carboplatino disturba lo sviluppo delle cellule tumorali alterando il loro DNA.

 

Come si prende il carboplatino?

Il carboplatino si assume tramite infusioni in vena.

 

Effetti collaterali del carboplatino?

Il carboplatino può provocare serie reazioni allergiche, soppressioni del midollo osseo e anemia. Può anche minimizzare la quantità delle piastrine e la capacità dell’organismo di ostacolare le infezioni.

 

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

costipazione

diarrea

caduta dei capelli

perdita dell’appetito

nausea

male o disturbi allo stomaco

vomito

debolezza

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

alterazioni nella quantità di urina prodotta

tosse

urina scura

diminuzione dell’udito (o perdita)

febbre, brividi o dolore alla gola

arrossamento, gonfiore o male sulla zona di iniezione

intorpidimenti, pizzicori o male a livello di mani o piedi

male, irritazione o piaghe in bocca

acufeni

stanchezza o debolezza intensi o continui

lividi o emorragie

ittero

 

Controindicazioni e avvertenze

Il carboplatino può non essere indicato in presenza di disturbi al midollo osseo o problemi emorragici.

Prima della sua somministrazione è fondamentale avvertire il dottore:

di possibili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale, a cibi o ad altre sostanze, nello specifico al mannitolo e a composti che contengono platico (per esempio il cisplatino)

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico antibiotici, anticoagulanti, idantoine e ogni farmaco che può ledere i reni

se si soffre (o si ha sofferto) di disturbi epatici o renali o bassi livelli di elettroliti nel sangue

in presenza di gravidanza o allattamento

 

Durante la terapia non si devono assolutamente fare dei vaccini vivi.

In più, le donne in età fertile devono usare efficaci metodi anticoncezionali.

Carbossimaltosio ferrico

Carbossimaltosio ferrico

 

Il carbossimaltosio ferrico si usa nella terapia dell’anemia da mancanza di ferro.

 

Che cos’è il carbossimaltosio ferrico?

Il carbossimaltosio ferrico opera facilitando a soddisfazione dei fabbisogni di ferro dell’organismo.

 

Come si prende il carbossimaltosio ferrico?

Il carbossimaltosio ferrico si assume tramite iniezioni.

 

Effetti collaterali del carbossimaltosio ferrico

Il carbossimaltosio ferrico può provocare serie reazioni allergiche.

 

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

nausea

vomito

leggeri dolori, licidi o alterazioni del colore della cute sulla zona di iniezione

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

fiato corto

respiro sibilante

sensazione di oppressione o male al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

capogiri o senso di avere la testa leggera

svenimenti

battito cardiaco accelerato, rallentato o irregolare

febbre o brividi

vampate

male, arrossamenti o gonfiori alla zona di iniezione seri o continui

 

Controindicazioni e avvertenze

Il carbossimaltosio ferrico non è indicato in presenza di forme di anemia non provocate da mancanza di ferro e quando i livelli di ferro nel sangue sono alti.

Prima della terapia è fondamentale avvertire il dottore:

di probabili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale (nello specifico a prodotti a base di ferro da somministrare tramite infusione in vena), a cibi o ad altre sostanze

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico prodotti a base di ferro da prendere per via orale

se si soffre (o si ha sofferto) di disturbi epatici, porfiria o talassemia

in presenza di trasfusioni di sangue multiple

in presenza di gravidanza o allattamento

Il carbossimaltosio ferrico può compromettere le capacità di guidare o di manovrare macchinari pericolosi; questo effetto collaterale può aggravarsi consumando alcolici e certi medicinali. Inoltre può provocare pericolosi capogiri quando ci si alza; per questo è fondamentale prestare attenzione quando si passa da posizione sdraiata a posizione seduta o da quest’ultima alla posizione eretta e sedersi o sdraiarsi alle prime avvisaglie di giramenti di testa.

Cloralio idrato

Cloralio idrato

 

Il Cloralio idrato si usa per curare i problemi del sonno. Si utilizza anche nella cura dei sintomi dell’astinenza da alcol o nella loro prevenzione. Si può usare come sedativo prima di certe terapie o per minimizzare l’ansia collegata a cure o ad astinenza da numerose sostanze che danno dipendenza.

 

Che cos’è il Cloralio idrato?

Si tratta di un sedativo ipnotico che opera facendo diminuire l’attività del sistema nervoso centrale, provocando sonnolenza e facilitando così il sonno.

 

Come si prende il Cloralio idrato?

Di solito il cloralio idrato si assume per bocca.

 

Effetti collaterali del Cloralio idrato

Tra gli eventuali effetti collaterali del cloralio idrato troviamo anche:

diarrea

capogiri

sonnolenza

gas

nausea

sapore cattivo in bocca

disturbi di stomaco

 

È meglio avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazioneo di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

disorientamento

vomito

 

Controindicazioni e avvertenze

Il Cloralio idrato non si può usare in caso di certi problemi renali, epatici o cardiaci o di seria infiammazione gastrica. Il suo utilizzo non è indicato neanche in presenza di assunzione di dofetilide, antistaminici o sodio oxibato.

Il Cloralio idrato può alterare le capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi, principalmente se presa in combinazione ad alcol o altri farmaci. Inoltre, può dare dipendenza.

Prima di prenderlo è fondamentale avvertire il dottore:

di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri medicinali o cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, menzionando nello specifico arsenico, cisapride, dofetilide, antistaminici, barbiturici, paraldeide, sodio oxibato, diuretici e anticoagulanti

se si soffre (o si ha sofferto) di infiammazioni dell’esofago, ulcere, patologie del sangue, depressione o disturbi renali, epatici o cardiaci

in presenza di pensieri suicidi (anche in passato)

in presenza di abuso di sostanze e dipendenze (anche in passato)

se si ha in programma un intervento chirurgico agli occhi

nell’eventualità di gravidanza o allattamento

Durante la cura è meglio evitare di consumare alcolici o farmaci che provocano sonnolenza, per esempio sedativi o tranquillanti.

 

Clorazepato

Clorazepato

 

Il Clorazepato si usa nella terapia dell’ansia, di certe forme di convulsioni e dei sintomi dell’astinenza da alcolici.

 

Che cos’è il Clorazepato?

Si tratta di una benzodiazepina. Opera frenando la velocità di movimento di certe molecole nel cervello, minimizzando così l’ansia e provocando, in certi casi, sonnolenza.

 

Come si prende il Clorazepato?

Il Clorazepato si assume per bocca, di solito in forma di pastiglie.

 

Effetti collaterali del Clorazepato

Tra gli eventuali effetti collaterali del clorazepato troviamo anche:

vista appannata

problemi di coordinazione

confusione

capogiri

sonnolenza

secchezza della bocca

dolore alla testa

senso di avere la testa leggera

nervosismo

disturbi di stomaco

instabilità

debolezza inusuale

 

È meglio avvertire immediatamente un dottore in preenza di:

rash

orticaria

prurito

disturbi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

minzione diminuita o diminuzione della quantità di urine prodotte

vista doppia

alterazioni o disturbi d’umore

nuove convulsioni o peggioramento di quelle preesistenti

problemi a parlare

pensieri suicidi o tentativi di suicidio

tremori

insonnia

 

Avvertenze

Il Clorazepato non si deve prendere in presenza di glaucoma ad angolo stretto o di seri disturbi epatici. Inoltre non è indicato in presenza di assunzione di sodio oxibato.

Il Clorazepato può alterare le capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi, principalmente quando preso in combinazione con alcolici o altri farmaci che possono provocare sonnolenza. Inoltre può dare dipendenza o tolleranza, principalmente quando preso per lunghi periodi o in dosi elevate; per questo è meglio rispettare la prescrizione del dottore e non smettere repentinamente l’assunzione, pena i sintomi di una vera e propria astinenza.

Prima di cominciare a prendere clorazepato è fondamentale avvertire il dottore:

di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri medicinali o cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, menzionando nello specifico idantoine, rifampicina, cimetidina, clozapina, disulfiram, inibitori della proteasi dell’HIV, contraccettivi ormonali, metadone, nefazodone, omeprazolo, sodio oxibato o acido valproico

se si soffre (o si ha sofferto) di glaucoma, disturbi epatici o renali, convulsioni, disturbi muscolari, patologie del sangue o polmonari, problemi psichiatrici o dell’umore o psicosi

in presenza di pensieri suicidi

in presenza di abuso o dipendenza da alcolici o di sostanze (anche in passato)

nell’eventualità di gravidanza o allattamento

Clorpropramide

Clorpropramide

 

La Clorprompramide si usa per gestire il diabete di tipo 2 nelle persone che non riescono a tenere sotto controllo il livelli di zuccheri nel sangue tramite la combinazione di dieta e attività fisica. Deve ugualmente venire presa dentro a un programma di alimentazione ed esercizio idoneo.

 

Che cos’è la Clorpropramide?

Si tratta di un antidiabetico che opera facilitando il rilascio di insulina da parte del pancreas. In questa maniera favorisce la riduzione dei livelli di zuccheri nel sangue.

 

Come si prende la Clorpropramide?

La Clorpropramide si prende per bocca in forma di pastiglie. Si può prendere da sola o combinata con altri medicinali antidiabetici.

 

Effetti collaterali della Clorpropramide

La Clorpropramide può condurre a ipoglicemia, principalmente dopo attività fisica prolungata, se si consumano alcolici o se non si fanno tutti i pasti. Inoltre può accrescere il pericolo di morte a ragione di patologie cardiache e accrescere la sensibilità della cute al sole.

 

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

capogiri

dolore alla testa

nausea

 

È meglio avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

stato confusionale

urine scure

febbre, brividi o dolore alla gola continuo

battito cardiaco irregolare

ipoglicemia (ansia, sonnolenza, battito cardiaco irregolare, senso di svenimento, capogiri o dolore alla testa gravi o continui, tremori, sudorazione inusuale, debolezza)

disturbi alla vista gravi o continui

lividi o emorragie

stanchezza o debolezza eccessive

ittero

 

Controindicazioni e avvertenze

La Clorpropramide non si deve prendere in presenza di chetoacidosi diabetica o coma diabetico, di diabete di tipo 1, acidosi o ustioni moderate-gravi o seri probldisturbiemi epatici, renali, tiroidei o endocrinologici.

La Clorpropramide può alterare le capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi, principalmente se presa in combinazione ad alcolici o altri farmaci che possono provocare sonnolenza. Inoltre prenderlo contemporaneamente degli alcolici accresce il pericolo di ipoglicemia.

Prima di cominciare a prendere clorpropramide è fondamentale avvertire il dottore:

di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri medicinali (nello specifico ai sulfamidici, al celecoxib, ai diuretici, alla glipizide, al probenecid, al sulfametoxazolo, al valdecoxib o alla zonisamide) o cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, menzionando nello specifico betabloccanti, ACE inibitori, anticoagulanti, antifungini azolicim cloramfenicolo, clofibrato, fenfluramina, insulina, MAO inibitori, Fans, fenilbutazopne, probenecid, chinoloni, salicilati, sulfamidici, acidificanti delle urine, calcio antagonisti, corticosteroidi, decongestionanti, diazossido, diuretici, estrogeni, anticoncezionali ormonali, isoniazide, niacina, fenotiazione, fenitoina, rifamicine, simpatomimetici, medicinali per la tiroide, gemfibrozil e barbiturici

se si soffre (o si ha sofferto) di disturbi epatici, renali, gastrointestinali, alla tiroide o al cuore, febbre elevata, serie infezioni o diarrea, livelli alti di acidi nel sangue, seri traumi, disturbi ematici o ormonali, bassi livelli di sodio nel sangue, mancanza di G6PDH o sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico (ADH)

se si consumano alcolici

se si ha in programma un intervento chirurgico

in presenza di gravidanza o allattamento

È meglio avvertire dottori, dentisti e chirurghi che si assume clorpropramide.

Clortalidone

Clortalidone

 

Il Clortalidone si usa nella cura della pressione elevata. In combinazione con altri medicinali si può utilizzare anche per curare la ritenzione idrica provocata dai medicinali o da disturbi come lo scompenso cardiaco o problemi renali o epatici.

 

Che cos’è il Clortalidone?

Il Clortalidone opera accrescendo l’eliminazione di sodio e potassio tramite le urine. In questa maniera favorisce l’eliminazione di quantità maggiori di acqua.

 

Come si prende il Clortalidone?

Il Clortalidone si prende per bocca in forma di pastiglie.

Qualche volte alla sua prescrizione viene abbinata quella di un integratore di potassio.

 

Effetti collaterali del Clortalidone

Il Clortalidone può accrescere la sensibilità della cute al sole. Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

costipazione

capogiri

dolore alla testa

senso di avere la testa leggera, principalmente quando ci si alza o si sta in piedi

 

È meglio avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

sonnolenza

secchezza della bocca

impotenza

infiammazione del pancreas

dolori o crampi muscolari

nausea

battito cardiaco accelerato o irregolare

irrequietezza

sete inusuale

stanchezza o debolezza inusuali

vomito

ittero

 

Controindicazioni e avvertenze

Il Clortalidone non si deve prendere nell’eventualità in cui non si riesca ad urinare.

La terapia può alterare le capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi, principalmente se il clortalidone si prende in combinazione con alcolici o altri farmaci. Inoltre i capogiri collegati alla sua assunzione possono aggravarasi con alte temperature, l’attività fisica e la febbre.

Prima di cominciare a prendere clortalidone è fondamentale avvertire sempre il dottore:

di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri medicinali (nello specifico ai tiazidici o ai sulfamidici) o cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, menzionando nello specifico diazossido, glicosidi della digitale, ketanserina o litio

se si soffre (o si ha sofferto) di gotta, bassi livelli ematici di sodio o potassio, patologie renali, lupus, allergie o asma bronchiale

in presenza di gravidanza o allattamento

Dabrafenib

Dabrafenib

 

Il drabafenib si usa nella terapia del melanoma.

 

Che cos’è il dabrafenib?

Il dabrafenib opera frenando l’attività di certi enzimi che possono incitare la propagazione delle cellule tumorali.

 

Come si prende il dabrafenib?

Il dabrafenib si assume per bocca, da solo o anche combinato con il trametinib.

Deve essere preso a stomaco vuoto, con un bicchiere d’acqua, almeno un’ora prima o due ore dopo un pasto.

 

Effetti collaterali del dabrafenib

Il dabrafenib può far diminuire l’efficacia degli anticoncezionali ormonali. Inoltre può accrescere il pericolo di sviluppare certe forme tumorali, di serie emorragie o trombi (principalmente se preso insieme al trametinib), di gravi disturbi cardiaci e alla vista e di febbre elevata collegata a pressione bassa, capogiri o disturbi renali. Infine, il dabrafenib può far crescere gli zuccheri nel sangue.

 

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

dolore alla schiena

costipazione

tosse

diminuzione dell’appetito

diarrea

caduta dei capelli

dolore alla testa

mali muscolari o articolari

leggero dolore di stomaco

nausea

sudorazioni notturne

irritazione a naso o gola

ispessimenti della cute

stanchezza

vomito

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash (anche se simile ad acne)

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

sanguinamenti gengivali, dal naso, dagli occhi, dal retto o dalla vagina

sangue nelle urine

cute arrossata, gonfia, con vesciche o che si desquama

intensi dolori alla schiena o allo stomaco, collegati o meno a nausea o vomito

pizzicore, male, arrossamenti o gonfiore dei palmi delle mani o delle piante dei piedi

stanchezza o debolezza inusuali

ittero

 

Controindicazioni e avvertenze

In presenza di assunzione di antiacidi è meglio domandare al dottore o al farmacista cosa fare.

Prima di prenderlo è fondamentale avvertire il dottore:

di possibili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale, a cibi o ad altre sostanze

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, menzionando nello specifico claritromicina, gemfibrozil, ketoconazolo, nefazodone, ritonavir, carbamazepina, H2 antagonisti, idantoine, fenobarbital, PPI, rifamicine, iperico, dexametasone, anticoncezionali ormonali, midazolam e warfarin

se si soffre (o si ha sofferto) di problemi emorragici, trombi, disturbi cardiaci, iperglicemia o diabete, problemi epatici o renali, disturbi alla vista, mancanza di G6PDH o disturbi alla cute

in presenza di esposizione cronica al sole

in presenza di interventi chirurgici o procedure dentistiche programmati

in presenza di gravidanza o allattamento

 

È fondamentale avvertire dottori, chirurghi e dentisti dell’assunzione di dabrafenib.

Durante la terapia e per qualche settimana dopo averlo interrotto, le donne in età fertile devono usare metodi contraccettivi efficienti. È sempre meglio domandare consiglio a questo riguardo al proprio dottore.

Darbepoetina alfa

Darbepoetina alfa

 

La darpepoetina alfa si usa soprattutto nella terapia dell’anemia in persone con scompenso cronico renale e con certe tipologie di tumore.

 

Che cos’è la darbapoetina alfa?

La darbepoetina alfa opera incitando la creazione di globuli rossi nel midollo osseo.

 

Come si prende la darbapoetina alfa?

La darbepoetina alfa si assume tramite iniezioni sottocutanee o infusioni in vena.

 

Effetti collaterali della darbapoetina alfa

L’assunzione di darbepoetina alfa si può collegare a seri effetti collaterali a livello cardiovascolare.

Di solito, il pericolo di effetti collaterali è più alto in presenza di assunzione di dosi alte del medicinale.

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

costipazione

tosse

diarrea

capogiri

dolore alla testa

mali muscolari, articolari, alla schiena o allo stomaco

nausea

vomito

male, gonfiore, irritazione, arrossamenti o lividi sulla zona di iniezione

stanchezza o debolezza

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione o male al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

disturbi alla vista

confusione

svenimenti

battito cardiaco accelerato o irregolare

sintomi simil influenzali

debolezza a una parte del corpo

arrossamenti, sensibilità o gonfiore ai polpacci

convulsioni

diarrea intensa, capogiri, dolore alla testa, dolore allo stomaco o vomito

debolezza o stanchezza intensi o continui

problemi a parlare

male o intorpidimento repentino di un braccio o una gamba

improvviso fiato corto

gonfiore di braccia o gambe

 

Controindicazioni e avvertenze

La darbepoetina alfa può non essere indicata in presenza di pressione molto elevata o in caso di certi disturbi ai globuli rossi.

Prima della somministrazione è fondamentale avvertire il dottore:

di possibili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale, a cibi o altre sostanze

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi

se si soffre (o si ha sofferto) di bassi livelli ematici di vitamine del gruppo B o acido folico, patologie del sangue, pressione elevata, disturbi cardiaci, sangue nelle feci, convulsioni, cancro, disturbi al midollo osseo o patologie infiammatorie

in presenza di traumi o infezioni recenti

in presenza di gravidanza o allattamento

La darbepoetina alfa può minimizzare le capacità di guidare o di manovrare macchinari pericolosi. Questo effetto collaterale può aggravarsi consumando alcolici e certi farmaci.

Prima che la terapia dia risultati possono dover passare da 2 a 6 settimane. Nell’eventualità in cui non si vedano miglioramenti o che le condizioni di salute peggiorino è meglio avvertire il proprio dottore.

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