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Tumore del colon-retto: si muore di meno, ma occhio alla dieta


Il tumore del colon-retto può essere curato quando individuato nella sua fase iniziale, grazie a screening e diagnosi precoci. Un fattore di rischio è l’alimentazione povera di fibre e ricca di proteine e grassi di origine animale.

Il tumore del colon-retto è uno dei cosiddetti «big killer»: in classifica si pone infatti in terza posizione tra gli uomini, dopo polmone e prostata, e in seconda tra le donne, dopo quello della mammella.

Oggi però, grazie allo screening e alla diagnosi precoce, si può intervenire prima che la situazione diventi drammatica. E anche quando è troppo tardi per inter venire in maniera preventiva, esistono terapie farmacologiche e interventi chirurgici in grado di aumentare la sopravvivenza dei pazienti. I dati innanzi tutto: ogni anno ci sono 52.000 casi, con un’incidenza in aumento dai 60 anni e un picco massimo attorno agli 80. Però si muore sempre meno; la mortalità per questa neoplasia si è ridotta del 40% negli ultimi 40 anni.

 È guaribile se individuato precocemente

«Di tumore al colon-retto – afferma il dottor Giordano Beretta, responsabile dell’Unità Operativa di Oncologia medica di Humanitas Gavazzeni Bergamo e coordinatore delle linee guida Aiom sul carcinoma del colon retto – si può guarire se individuato nella sua fase precoce e, quindi, lo screening è fondamentale. Altro fattore importante è la disponibilità di tanti nuovi farmaci per le recenti scoperte nel campo della biologia molecolare, che danno buoni risultati come, anche, poter contare su trattamenti successivi che consentono di cronicizzare e controllare la malattia. È importante inoltre anche il miglioramento delle tecniche chirurgiche e la possibilità di associare altri tipi di trattamento come le terapie loco-regionali».

 Nella maggior parte dei casi questo tumore origina dall’iniziale formazione di polipi adenomatosi, lesioni benigne dovute a una proliferazione cellulare alterata che, con il passar del tempo, possono trasformarsi in maligne e quindi in cellule cancerose. L’esecuzione di un accertamento di screening può quindi consentire di rimuovere le lesioni pre-cancerose prima che si trasformino in tumori. In questo la colonscopia è un esame dirimente. Un esame diagnostico di secondo livello, capace di fornire risposte chiare e esaurienti sul tipo di patologia e che permette anche di intervenire direttamente se, nel corso della seduta, vengono individuati dei polipi, tumori benigni che si formano per il proliferare delle cellule nella mucosa intestinale.

Frutta e verdura, grandi nemiche del tumore del colon-retto

«Un fattore di rischio per questo tumore è anche il tipo di alimentazione – aggiunge il dottor Beretta –. Il rischio di contrarre questa patologia è infatti accresciuto da una dieta con alto contenuto di proteine e grassi di origine animale e con basso contenuto di fibre.
L’alimentazione giusta – conclude – deve prevedere invece portate ricche di frutta, verdura e cereali e povere di carni rosse. Senza dimenticare alcuni piccoli accorgimenti: limitare il vino a un bicchiere a pasto, evitare abuso di sale, contenere il consumo di cibi affumicati o con conservanti».

Articolo pubblicato il 7 giugno 2015 sul quotidiano “Eco di Bergamo”.