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Scompenso cardiaco, la cura è non chirurgica

Si parla di scompenso cardiaco quando il cuore non riesce a “pompare” il sangue necessario all’organismo per garantirne il corretto funzionamento dei diversi organi. Una patologia comune nelle persone oltre i 65 anni di età e, per trattarla, sono aumentate le possibilità terapeutiche, specialmente di tipo non chirurgico effettuabili in pochi centri specializzati.

Abbiamo approfondito le caratteristiche di questa patologia e lo stato dell’arte delle terapie a disposizione con il dottor Elvis Brscic, responsabile della cardiologia di Humanitas Gavazzeni.

Dottor Brscic cosa si intende per scompenso cardiaco?

“È una situazione patologica per cui il cuore non riesce a mantenere una ‘portata’, cioè ‘pompare’ sangue, adeguata alle necessità dell’organismo per garantire il corretto funzionamento dei vari organi determinando un accumulo di liquidi e una riduzione della pressione”.

Quali sono le cause più comuni dello scompenso?

 “Alla base dello scompenso vi è generalmente un danno del muscolo cardiaco che può dipendere da una malattia coronarica in seguito ad infarto, da disfunzioni a livello delle valvole cardiache, come valvola mitrale, aorta e tricuspide, da patologie cardiache preesistenti ad esempio casi di miocardite e ipertensione non curata o da difetti congeniti”.

Con quali sintomi si manifesta?

“Lo scompenso cardiaco è spesso una condizione progressiva per cui i sintomi si fanno sempre più evidenti gradualmente. La mancanza di fiato è sicuramente la manifestazione più comune dell’insufficienza del cuore sinistro, spesso associata a tosse ed astenia, specialmente durante uno sforzo fisico e, nei casi più gravi, anche a riposo. Nelle forme di scompenso che interessano il cuore ‘destro’ compaiono edemi agli arti inferiori con gonfiore, si prova tensione addominale e perdita di appetito e un’estrema debolezza”.

In cosa consiste la diagnosi?

“La diagnosi precoce è cruciale per definire la cura e migliorare la prognosi del paziente. La visita cardiologica con l’ecocardiogramma è il punto di partenza. Successivamente possono essere utili un AngioTAC, RMN cardiaca e/o Coronarografia”.

Come si può curare lo scompenso?

“Oggi possiamo fare tantissimo per curare i nostri pazienti con scompenso sia da un punto di vista farmacologico che interventistico. Abbiamo a disposizione farmaci che ci permettono di contenere l’evoluzione della patologia che causa la disfunzione cardiaca e anche aumentare l’aspettativa di vita del paziente con scompenso. Ma è soprattutto dal punto di vista interventistico che abbiamo avuto importanti innovazioni”.

In che modo?

“La malattia coronarica, tra le cause dello scompenso, può essere affrontata bene con procedure non chirurgiche come l’angioplastica. Ma è soprattutto la malattia valvolare sia del cuore sinistro (la mitrale e l’aorta) che del cuore destro (la tricuspide) l’ambito in cui è possibile eseguire efficaci correzioni mediante tecniche percutanee mininvasive non chirurgiche. La correzione della stenosi valvolare aortica mediante la tecnica ‘TAVI’, la plastica della mitrale con la ‘Mitraclip’ e la plastica della Tricuspide con ‘Triclip’ sono procedure efficaci e tutte eseguibili con approccio non chirurgico anche in pazienti estremamente complessi e critici. Si tratta di interventi di altissima specialità che effettuiamo in Humanitas Gavazzeni, supportati da esami diagnostici di alta tecnologia”.