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Quando non riesci a dormire: la tecnologia aiuta a curare l’insonnia

Siamo macchine perfette o quasi. Anche nella regolazione dei nostri ritmi biologici, compreso quelli circadiani che regolano il sonno-veglia.

Garantirsi un buon riposo va ben oltre il ristoro delle fatiche quotidiane; la privazione o la scarsa qualità del sonno riduce le performance fisiche e psichiche: creando un mancato consolidamento dei ricordi e apprendimenti diurni nel corso della notte, una ridotta capacità di attenzione e concentrazione il giorno successivo.

In gran parte dei casi dormire poco o male è una condizione temporanea, legata ad alcune condizioni specifiche del vivere quotidiano, in altri può essere indotto da patologie, non solo in ambito neurologico, che provocano o accentuano l’insonnia. Quest’ultimo il disturbo più diffuso del sonno, anche fra gli italiani.

La sinergia dei professionisti

Qualunque sia la motivazione della privazione del sonno, saltuaria o consolidata nel tempo che altera comunque il rapporto omeostatico sonno-veglia, è meritevole di attenzione e di un’attenta presa in carico del problema, da parte di una pluralità di esperti per evitare la cronicizzazione dell’insonnia.

«Un approccio multidisciplinare – spiega la dottoressa Paola Merlo, responsabile della Neurologia di Humanitas Gavazzeni, sede certificata di Centro Cefalee SISC e IHS, e vicepresidente della Sezione Lombarda della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee – è fondamentale per escludere una possibile organicità del disturbo, ad esempio un danno cerebrale, polmonare, otorinolaringoiatrico, e per non attribuire ogni disturbo del sonno, come spesso accade, solo a fattori di ordine psicologico. Lo specialista neurologo, figura professionale di riferimento, si colloca quindi in un ambito multispecialistico integrato, insieme a pneumologi ed altri specialisti, che collaborano alla corretta gestione dei sintomi d’esordio, delle complicanze e delle sequele a lungo termine. Un buon trattamento dell’insonnia parte dal corretto inquadramento diagnostico che deve avvalersi di anamnesi, diari del sonno, questionari mirati standardizzati secondo le moderne linee guida, eventuali accertamenti neurofisiologici quali la polisonnografia, l’actigrafo, la videoregistrazione Elettronecefalografica ed esami di neuroradiologia se necessario, come RM/TC encefalo».

Individuato e diagnosticato il problema, esistono infinite possibilità farmacologiche e non farmacologici per il trattamento dell’insonnia che possono anche essere combinati e/o differenziati.

Standard e innovazione nel trattamento

La medicina del sonno può contare su un ampio armamentario terapeutico.

«I farmaci approvati per l’insonnia rientrano nella categoria degli agonisti per il recettore delle benzodiazepine – continua la dottoressa – fra questi triazolam, lormetazepam, temazepam, flurazepam, affiancati anche da farmaci non bendodiazepinici (z-drugs), come zolpidem, zaleplon, zopiclone ed eszopiclone. Sebbene le due classi farmacologiche, benché affini per proprietà farmacodinamiche, le z-drugs agiscono con maggiore selettività per le configurazioni del recettore GABA (neurotrasmettitore che incide sull’attività sedativa). Sono, inoltre, un gold standard della terapia dell’insonnia anche alcuni trattamenti non farmacologici come psicoterapia, tecniche di rilassamento, biofeedback, cronoterapia, fototerapia che possono trovare in parte una comune possibilità di utilizzo, in parte peculiari indicazioni terapeutiche, dunque da usare da soli o in associazione ad altri trattamenti».

Dalla terapia comportamentale a quella digitale

Ad oggi, la terapia cognitivo-comportamentale o cognitive behavioral therapy (CBT) è considerata il trattamento di prima linea e, in alcuni casi, prima dell’utilizzo dei farmaci. Le profonde trasformazioni che la medicina sta subendo anche in ambito diagnostico terapeutico, stanno profilando nuovi approcci all’insonnia.

«Si sta lavorando a una differente terapia digitale (Digital Therapeutics) – precisa la dottoressa Merlo – una tecnologia sanitaria con finalità terapeutica, mediata da un software, un algoritmo come principio attivo che al pari di un farmaco agisce modificando i comportamenti disfunzionali del paziente. Sviluppata su ricerche cliniche randomizzata, autorizzata da enti regolatori, la terapia digitale si fonda sugli stessi principi della CBT tradizionale (controllo degli stimoli, restrizione del sonno, rilassamento, consapevolezza) con possibilità di modulare anche consigli nutrizionali e di attività fisica per il miglioramento del benessere generale. I risultati sono promettenti e speriamo che possano dare un ausilio significativo in questo ambito così vasto. Agirebbe sulle cause primarie dell’insonnia cronica con efficacia a breve e lungo termine (i farmaci hanno breve durata di azione); è priva di effetti collaterali e di dipendenza, ha un costo solo iniziale legato all’acquisto dello strumento (una app/piattaforma); ha il vantaggio di accesso in qualsiasi momento e luogo».

Testo tratto dall’articolo dal titolo “L’approccio multidisciplinare all’insonnia” pubblicato da FarmaciaNews nel maggio 2022 di Francesca Morelli

Specialista in Neurologia e in Neurofisiopatologia