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Prostata, la chirurgia robotica riduce i rischi operatori e assicura un recupero più veloce

Il tumore alla prostata – la ghiandola che fa parte dell’apparato riproduttivo maschile e in cui viene prodotto e immagazzinato il liquido seminale – è una delle patologie più subìte e temute dagli uomini. La buona notizia è che oggi gli interventi chirurgici che interessano la prostata sono sempre più conservativi, prevedono cioè la sola asportazione del tumore, salvaguardando quanto più possibile la struttura e la funzionalità dell’organo.

Ne parliamo con il professor Francesco Greco, responsabile dell’Unità Operativa di Urologia di Humanitas Gavazzeni Bergamo.

Professor Greco, qual è l’intervento con cui si interviene su una prostata malata?

«È la prostatectomia, intervento che può prevedere sia l’asportazione totale della prostata sia la conservazione dei nervi dell’erezione (definita nerve-sparing), a seconda dell’estensione e dell’aggressività del tumore».

Oggi si procede sempre più con interventi di prostatectomia nerve-sparing. A che cosa è dovuto questo cambiamento rispetto al passato?

«Anzitutto aiuta molto l’aumentata sensibilizzazione presso la popolazione maschile, che ha come conseguenza una diagnosi più precoce rispetto al passato e che permette quindi di intervenire quando il tumore è ancora nella sua fase iniziale. In secondo luogo, un aiuto sostanziale ci arriva dalle nuove tecniche chirurgiche e dagli strumenti sempre più tecnologici che abbiamo a disposizione, che consentono di eseguire interventi più mirati e precisi».

Quali sono e quali vantaggi comportano le nuove tecniche chirurgiche?

«Gli interventi di prostatectomia vengono oggi effettuati utilizzando tecniche mininvasive, nello specifico in laparoscopia o in robotica. Entrambe queste tecniche permettono di asportare con precisione la prostata preservando le strutture nervose che la circondano, assicurando ottimi risultati funzionali. E, soprattutto, prevedono un impatto minimo sul corpo del paziente e riducono il rischio di complicanze intra e postoperatorie».

L’ultima frontiera della chirurgia urologica è rappresentata dalla robotica, ce ne può parlare?

«In Humanitas Gavazzeni utilizziamo già da tempo il Robot Da Vinci che, in Urologia, rappresenta la naturale evoluzione della tecnica laparoscopica. Rispetto a quest’ultima, l’utilizzo del robot permette una maggiore precisione del gesto, dal momento che il chirurgo ha la possibilità di ingrandire l’area di intervento grazie alla proiezione di quest’ultima su uno schermo full HD, con immagini ad altissima risoluzione 3D ingrandite di 10 volte rispetto all’occhio umano. Le conseguenze sono la possibilità, per chi esegue l’intervento, di individuare e distinguere anche le strutture anatomiche più piccole preservando i nervi e le strutture coinvolte nel recupero precoce della continenza urinaria».

Quali sono i vantaggi per i pazienti?

«La chirurgia robotica, che richiede solo alcune piccole incisioni cutanee (grandi non più di 5-10 millimetri) per l’inserimento delle braccia robotiche, riduce significativamente il trauma sui tessuti e il sanguinamento durante l’intervento. Anche il dolore post operatorio, la degenza e la convalescenza si riducono di molto e il paziente può tornare in tempi brevi a vivere la sua vita quotidiana. Inoltre, aspetto di certo non secondario, la chirurgia robotica consente di ridurre i rischi di incontinenza urinaria e di disfunzione erettile che possono sorgere a seguito di un intervento di prostatectomia per carcinoma prostatico. Questo significa che i nostri pazienti possono godere oggi di un’aspettativa di qualità della vita post operatoria ben maggiore rispetto a prima».