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Pallavolo, arrampicata… attenzione alla sindrome dell’egresso toracico

La chirurgia toracica si occupa principalmente di patologie oncologiche, che rappresentano circa l’80% dell’attività di un reparto di chirurgia. Ci sono però anche molte altre patologie, piuttosto comuni, di competenza del chirurgo toracico, come l’iperidrosi, il petto escavato e la sindrome dell’egresso toracico.

Parliamo della sindrome dell’egresso toracico con la dottoressa Giovanna Rizzardi, chirurga toracica di Humanitas Gavazzeni.

Dottoressa Rizzardi, cosa si intende, invece, per sindrome dell’egresso toracico?

“Si tratta di una patologia funzionale del torace, della quale il responsabile della chirurgia toracica del nostro ospedale, il dottor Luigi Bortolotti, è un esperto a livello nazionale. È una sindrome non rara e spesso misconosciuta, che consiste nella compressione dell’arteria, della vena o del nervo che dal collo e dal torace vanno al braccio. In base a ciò che viene maggiormente coinvolto si hanno diversi sintomi al braccio: gonfiore, formicolii e dolore. La difficoltà per questa sindrome è la diagnosi: infatti c’è il rischio che venga confusa, per esempio, con patologie del collo e della spalla che possono dare sintomi simili. Per questo per la diagnosi e per la cura è fondamentale un approccio multidisciplinare”.

Quali sono le cause?

“Ci possono essere cause congenite o acquisite. Può essere dovuta a malformazioni o a traumi di coste o della clavicola, o a ipertrofie muscolari acquisite nel caso di sportivi come pallavolisti, arrampicatori o body builder

Come si può curare la sindrome dell’egresso toracico superiore?

“Il trattamento è generalmente di tipo riabilitativo: permette di ottenere buoni risultati a condizione di proporre una fisioterapia dedicata e corretta. Nei casi refrattari della sindrome dell’egresso toracico superiore e, più specificatamente, quando vi sono delle ripercussioni vascolari eventualmente supportate da malformazioni ossee, va considerato il trattamento chirurgico decompressivo“.

In cosa consiste l’intervento?

“In anestesia generale, si effettua essenzialmente mediante due possibili accessi: sovraclaveare (incisione al di sopra e parallela alla clavicola) o trans ascellare (al di sotto dell’ascella). La decompressione può essere effettuata mediante diverse procedure via via associate al caso specifico, come la sezione-asportazione di fasci muscolari, l’asportazione della prima costa e di anomalie ossee e/o fibrose. La presenza di complicanze vascolari richiede ancor più il trattamento multidisciplinare del malato dove, accanto alla decompressione, vanno anche considerati trattamenti farmacologici per prevenire trombo embolie e/o per sciogliere gli eventuali trombi (fibrinolisi), procedure endovascolari e ricostruzioni chirurgiche vascolari”.

Specialista in Chirurgia Toracica