Il controllo dei livelli di glicemia (lo zucchero nel sangue) entro valori normali è affidato a un’azione efficiente dell’insulina; nell’obesità questa azione è deficitaria, dal momento che l’eccesso di tessuto adiposo determina insulino-resistenza, cioè una minore efficacia nell’azione dell’insulina nei tessuti periferici. La resistenza periferica all’insulina è a sua volta responsabile di iperinsulinemia (cioè elevati livelli di insulina nel sangue), spesso inefficace nel controllare la glicemia ma causa di molte gravi malattie collegate all’obesità. Oltre il 20% dei soggetti obesi è affetto da diabete di tipo 2, e sono percentualmente pochi i soggetti affetti da diabete di tipo 2 non obesi.
In tutto il mondo obesità e diabete di tipo 2 sono in aumento e rientrano a pieno titolo tra le malattie cronico-degenerative che maggiormente influenzano la salute dei cittadini. Le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prevedono per il 2015 circa 2,3 miliardi di individui in sovrappeso, più di 700 milioni di obesi e più di 300 milioni di diabetici. In Italia sono almeno 3 milioni le persone che hanno problemi di diabete e circa 1 milione che non sanno di essere malati. Un tema quindi di grande attualità che è oggetto anche dell’ultima pubblicazione dei “Quaderni del Ministero della Salute”, dedicata alla prevenzione, diagnosi e terapia di obesità e diabete.
«Si tratta di un tema di grande attualità tanto che sulla prestigiosa rivista “Lancet” – spiega Giuseppe Marinari, responsabile della sezione di chirurgia bariatrica di Humanitas Gavazzeni – è stato pubblicato mesi addietro uno statement dell’IDF, International Diabetes Federation, che stabilisce dei criteri di trattamento per la diabesità in cui la chirurgia sopra il BMI 35 (l’indice di massa corporea superiore a 35) è il cardine della terapia».
Dopo un intervento di chirurgia bariatrica infatti la vita di un malato obeso affetto da diabete 2 cambia radicalmente: per tutti c’è una forte riduzione della terapia per il diabete e in più del 50% dei casi si possono eliminare completamente i farmaci.
«Il diabete di tipo 2 incide molto sulla salute di una persona – aggiunge il dottor Marinari –: sulla qualità di vita per il continuo uso della terapia, e perché comporta una serie di complicazioni a carico degli occhi, dei reni, del cuore e degli arti inferiori che possono invalidare in modo molto grave la persona malata. Sicuramente i danni già intervenuti a causa del diabete non possono essere eliminati però si può fermare la progressione di queste malattie».
In Humanitas Gavazzeni la condivisione e la gestione del malato affetto da diabesità è un dato di fatto ma è l’indicazione di lavoro sancita dalle linee guida che necessita a livello nazionale di essere maggiormente diffusa. «Per diversi motivi, la terapia chirurgica non è proponibile a tutti i teorici candidati, e manca comunque ancora una scelta terapeutica profondamente condivisa da tutte le diverse specialità – conclude Giuseppe Marinari -. L’ideale sarebbe che a questo lavoro di ammodernamento delle linee guida partecipassero le stesse specialità che ogni giorno affrontano nei loro ambulatori la malattia diabesità (endocrinologi, psicologi ed esperti di nutrizione in genere)».