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Lo sport al tempo del Covid, dopo il lungo stop è importante riavvicinarsi con la giusta gradualità

È indubbio che questi ultimi anni siano stati problematici dal punto di vista della pratica delle attività sportive, interrotte a lungo nel rispetto delle dovute misure preventive anti Covid 19.

Per questo oggi, con il ritorno della stagione più calda, molti di noi rischiano di pagare ancor più lo scotto dovuto ai lunghi mesi di inattività. Di questo e di come ci si deve preparare al ritorno all’attività fisica ne parliamo con il dottor Luca Usai, specialista dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Gavazzeni a Bergamo.

Dottor Usai, quali sono i consigli da dare a chi, grazie al ritorno della bella stagione, torna a fare sport in modo più continuo?

«Quando si riprende a praticare sport bisogna anzitutto considerare se l’attività che decidiamo di praticare è completamente nuova o se l’abbiamo già svolta in precedenza a un certo livello. In ogni caso, la regola principale da seguire è quella della gradualità della ripresa. Se c’è stato un lungo periodo di stop è meglio riprendere per gradi, dimenticando magari imprese svolte in giovane età e riprendere da zer, soprattutto per evitare di incorrere in infortuni anche gravi».

Che cosa significa riprendere per gradi? Come si può quantificare questa regola?

«A livello di sport, nello specifico, l’Organizzazione Mondiale della Salute per mantenere un metabolismo sano e l’apparato cardiovascolare in salute consiglia lo svolgimento di un’attività fisica media di 150 minuti alla settimana, quindi due ore e mezza ogni sette giorni. Quest’attività deve poi essere distinta tra media-moderata e intensa. L’attività intensa, se uno svolge solo quella, può anche corrispondere a soli 75 minuti alla settimana, di cui almeno 10 dedicati all’attività aerobica».

Di quale tipo di attività fisica parliamo?

«Il concetto di “intensità” aria da situazione a situazione, da persona a persona. Dipende molto dall’età e dalle caratteristiche fisiche dell’individuo. Non ci si deve far guidare dalla sola passione e bisogna saper scegliere l’attività sportiva più adatta al proprio corpo: si può ad esempio amare alla follia la corsa e non avere però un fisico adatto agli sport di resistenza. Sono aspetti, questi, che devono essere tenuti in considerazione quando si sceglie lo sport da praticare».

Quali sono i segnali che ci avvisano che lo sport che stiamo frequentando non è il più adatto alla nostra condizione fisica?

«In questi casi l’organismo attiva dei campanelli d’allarme che possono manifestarsi sotto forma di fatica, fiato corto o dolore diffuso o concentrato in un dato settore del corpo. Per questo è importante prevenire eventuali disturbi sottoponendosi a un controllo medico, che prima di tutto deve essere di tipo cardiologico. Quando si decide di fare sport in maniera continuativa e intensa, anche se non agonistica, il consiglio è di sottoporsi a una valutazione presso un medico dello sport in cui sia presente un test di valutazione del respiro e magari anche un test da sforzo per vedere come si comporta il cuore quando stiamo eseguendo un’attività che comporta una fatica superiore a quella propria della vita di tutti i giorni. Una serie di esami che deve essere fatta ancor più da chi manifesta i sintomi di cui ho parlato prima. In questo caso la regola deve essere: se pratichi uno sport amatoriale e hai un problema, una sintomatologia di tipo cardiorespiratoria, è meglio fare un controllo in più. Non è tempo perso, è la giusta attenzione che deve essere prestata per prevenire eventuali problemi futuri».

Testo tratto dall’intervento del dottor Luca Usai alla trasmissione televisiva “ll medico risponde” di Telelombardia.

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