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La medicina 4.0? Mano artificiale e orecchio bionico

Il cloud, ovvero la “nuvola” che raccoglie i dati informatici e permette di condividerli su scala globale, e l’auto che si guida da sola, sfida scientifica che costituirà, negli anni a venire, il vero terreno di confronto fra i ricercatori.

Scenari soltanto apparentemente proiettati in un futuro lontano ma in realtà già capaci di delineare la fisionomia del mondo che verrà, anche nel delicato ambito socio-sanitario e di cura, aprendo al tempo stesso complessi interrogativi in termini di etica e di sostenibilità economica.

Sono stati questi i temi centrali della lectio magistralis che, nell’auditorium di Villa Helios presso le cliniche Humanitas Gavazzeni di Bergamo, ha proposto Maria Chiara Carrozza, già ministro dell’Istruzione e della ricerca e ora docente di Bioingegneria industriale alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa.

Arduo il tema della conferenza, “Le frontiere della ricerca in ingegneria biomedica e biorobotica nella quarta rivoluzione industriale”, ma accessibile l’approccio della relatrice che ha ricordato, in primo luogo, l’eccellenza delle attività svolte dalla Scuola stessa, la quale attira finanziamenti europei per oltre 25 milioni di euro all’anno.

«Siamo di fronte – ha spiegato Maria Chiara Carrozza – a un passaggio epocale: il percorso accelerato degli ultimi anni ha permesso l’approdo ad applicazioni, soprattutto nella Sanità, di dimensioni paragonabili all’atomo. Per proseguire, occorre ora individuare nuove tecnologie abilitanti».

Il mutamento, però, è già in atto: «L’auto che si guida da sola – ha osservato – disegna un mondo in cui i robot non solo obbediscono, ma collaborano».

E in medicina? «Qui, più che altrove – è stata la risposta –, la tecnologia verrà presto “indossata” dal paziente, come accade con le protesi: si pensi alla mano artificiale o all’apparecchiatura, simile a uno zainetto, che supporta un’anca sofferente. Poi, addirittura, si “entrerà” dentro il malato: l’orecchio bionico precede gli organi bionici».

La disponibilità di tali soluzioni innovative, non ancora utilizzate al di fuori della sperimentazione, reca con sé però domande cruciali: chi potrà permettersi gli ausili della “rivoluzione 4.0”? E quali saranno i suoi costi sociali?

Dalla Scuola Sant’Anna si guarda all’Europa: «La vorrei – ha detto l’ex ministro – un po’ più capace di fare network». E poi, inevitabilmente, alla politica: «Molte scelte – ha concluso – sono state rimandate. Ma il tempo, adesso, stringe».

Articolo a firma Alessandro Morelli, pubblicato sul quotidiano “L’Eco di Bergamo” il 13 marzo 2017