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Cura dei tumori, la scienza allunga e migliora la vita

di Emilio Bombardieri, Direttore clinico-scientifico U.O. Medicina Nucleare di Humanitas Gavazzeni

 

A dispetto del diffuso allarmismo che spesso mette sotto processo le conquiste del progresso, gli strumenti tecnologici e le molte sorprendenti conquiste dell’intelletto umano, oggi sono disponibili dati oggettivi che, nell’ambito della cura dei tumori, incoraggiano a un certo ottimismo.

È noto che una corrente di pensiero attribuisce ai “tempi moderni” la colpa di esporre la specie umana, le specie animali nonché l’ambiente a rischi terribili, generando diffuse preoccupazioni. È indubbio che esistono pericoli reali, di cui è bene prendere atto, ma il catastrofismo è del tutto fuori luogo.

Se è vero che le nuove conoscenze e una politica di maggiore attenzione ai fattori di rischio fanno sì che in molte circostanze siano identificabili alcuni agenti nocivi e diversi fattori che possono provocare patologie e anche eventi fatali, è altresì vero che la qualità della vita dei tempi odierni è di gran lunga migliorata rispetto al passato, e grazie allo sviluppo di opportuni interventi e campagne di prevenzione la vita media si è allungata raggiungendo risultati assolutamente sorprendenti.

Il cancro, cellule anarchiche

Un tema che spaventa i cittadini, ed è da sempre oggetto di allarme, è il cancro. Il cancro, ormai è risaputo, è la risultante di danni ripetuti e molteplici che interessano la “centrale operativa della cellula “, il DNA, e se la cellula non è in grado di riparare il danno (con i suoi sistemi enzimatici di DNA-repair) oppure non si autoelimina perché non in grado di sopravvivere, può assumere caratteristiche aggressive dando luogo all’ insorgere di un tumore maligno.

Questo non è altro che una proliferazione incontrollata di cellule “anarchiche” che crescono senza controllo. Il cancro deriva da un’interazione complessa tra diversi attori: gli agenti cancerogeni, la suscettibilità individuale e l’eventuale diminuzione delle difese. Per un 5-10 % i tumori derivano da un danno ereditario, vale a dire che il “danno genetico della malignità” viene trasmesso dai genitori al soggetto destinato ad ammalarsi.

A parte questo, tutti i tumori riconoscono fattori di rischio e/o scatenanti che possono essere identificati in numerose cause e cofattori quali errori dietetici, eccesso ponderale, malattie pre-disponenti, eccessiva assunzione di alcool, abitudine al fumo, sostanze cancerogene presenti nell’ambiente per inquinamento ambientale, dosi eccessive di radiazioni ionizzanti, esposizioni professionali. Gli studi epidemiologici sono molto attenti oggi alla rilevazione di fattori di rischio, e spesso vengono messe in risalto convincenti correlazioni tra particolari stili di vita, oppure esposizione a fattori ambientali, tossici industriali e incidenza di tumore.

Si aggiunga che è sacrosanto e assolutamente importante, quando vengono riconosciute le cause oppure i rischi correlati al cancro, che le autorità politiche e sanitarie e gli operatori mettano in atto tutto il necessario per eliminare il pericolo o per prevenire le situazioni di rischio e/o di danno.

I dati dei tumori in Italia

In un recente convegno organizzato da Humanitas Gavazzeni per Bergamo Scienza, il dottor Giordano Beretta, segretario AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e responsabile dell’Oncologia Medica di Humanitas Gavazzeni, ha presentato i dati dei tumori in Italia aggiornati e pubblicati recentemente dall’AIRTUM (Associazione Italiana Registro Tumori).

La stima dei tumori in Italia parla di 363.000 nuovi casi per anno, di cui 169.900 nelle donne e 194.400 negli uomini. Questo significa che registriamo nel Paese 5 nuovi casi ogni anno ogni 1.000 donne, e 6-7 nuovi casi ogni 1.000 uomini. Considerando tutta la popolazione, in Italia ogni giorno vengono effettuate 1.000 nuove diagnosi di cancro.

Tumori, diagnosi e patologie

La diagnosi più frequente di tumore nei maschi vede al primo posto il tumore della prostata, al secondo posto il tumore del polmone, al terzo il tumore del colon-retto, al quarto il tumore delle vescica e al quinto il tumore dello stomaco.

Nelle donne il primo posto tra i tumori diagnosticati viene occupato dal tumore della mammella, al secondo posto il tumore del colon-retto, al terzo il tumore del polmone, al quarto il tumore della tiroide e al quinto posto il tumore dell’utero.

Se parliamo di numeri in assoluto, sommando i tumori diagnosticati nei maschi e nelle femmine, i tumori più numerosi sono quelli del colon-retto (circa 52.000), seguiti da quelli della mammella (48.000), del polmone (41.100), della prostata (35.200) e della vescica (26.000). Tutti gli altri tumori seguono con numeri inferiori.

Se invece consideriamo la mortalità per tumore, osserviamo che ogni anno si registrano 177.351 decessi, di cui 77.559 nelle donne e 99.792 negli uomini. Il dato è importante perché il cancro conta il 29% di tutte le cause di morte, rappresentando la seconda causa di morte; si tenga conto che la prima causa di morte è rappresentata dalle malattie cardiovascolari che da sole equivalgono al 38%.

Va detto che nella popolazione maschile la mortalità per cancro eguaglia in percentuale quella per malattie cardiovascolari, mentre tra le femmine la mortalità per cause cardiovascolari (41%) è doppia di quella per tumore (24%). Dalla statistica si può derivare che tra le donne in Italia si registrano 2,5 decessi per cancro ogni 1.000 persone, mentre tra gli uomini 3,5 decessi ogni 1.000 persone. In tutto il nostro Paese ogni giorno per tumore si registrano 485 decessi. Le cause di morte più frequente tra i tumori nelle donne sono il cancro della mammella seguito dal cancro del colon retto e del polmone. Negli uomini la prima causa di morte per tumori è il tumore del polmone, seguito dal colon-retto e dalla neoplasia prostatica.

Se si osserva l’andamento dell’incidenza e della mortalità per tutti tumori negli ultimi 15 anni, si può osservare che negli uomini a partire dal 1999 a oggi l’incidenza si è ridotta del 2.8% e la mortalità dell’1.3%, mentre nelle donne si è registrato un lievissimo aumento di incidenza (probabilmente dovuto all’incremento delle neoplasie polmonari per il fumo) e un lieve decremento della mortalità (0.8%).

Tumori, i fattori che impattano su incidenza e mortalità

I numeri sono ovviamente diversi per tipologia di tumori, ma sarebbe troppo lunga un’analisi in dettaglio. Certo è che i fattori che impattano sull’incidenza e sulla mortalità sono:

a) la prevenzione primaria

b) il programmi di screening

c) i miglioramento diagnostici

d) i miglioramenti dei programmi terapeutici.

Ciò che è certo è che negli ultimi 15 anni si è assistito a un miglioramento della sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi. Negli uomini si è avuto un miglioramento del 18% (si è passati dal 39% al 57%) e nelle donne un aumento del 10% (si è passati dal 53 al 63%).

Sono stati pubblicati alcuni studi importanti che riportano come in Italia la sopravvivenza a 5 anni dei malati per alcuni tumori sia superiore alla sopravvivenza registrata in diversi Paesi Europei, a testimonianza della buona qualità delle cure.

Può essere interessante conoscere la percentuale di pazienti guariti da neoplasia maligna in Italia. Sono disponibili dati aggiornati al 2010 e su un numero di 2 milioni e mezzo di diagnosi, la percentuale totale di guarigione per tutti i tumori è pari al 27%, ovvero circa 700.000 pazienti, e i sopravviventi a 10 anni (che probabilmente ricadranno tra i “guariti”) è pari al 35%. Questi numeri sono del tutto incoraggianti, e sottendono il fatto che la Sanità in Italia è solida e, certamente, all’altezza della qualità della Sanità di Paesi che vengono considerati al top.

Ottimismo e fiducia nella scienza

Ma la mia conclusione vuole essere ancora più incoraggiante, me lo si lasci dire, a dispetto dei “catastrofisti”. I dati più importanti riguardano la “vita media”. Le statistiche ISTAT della durata della vita nella popolazione documentano che oggi la vita media nelle donne risulta essere di 84,6 anni mentre negli uomini 79,8 anni, dato che è in assoluto il più elevato in Europa. Si pensi soltanto che negli anni ‘50, la corrispondenti cifre erano 74,7 per le donne e 71.5 per gli uomini.

All’inizio di un nuovo anno questo è un argomento di riflessione e di conforto. In primo luogo possiamo dire, che, a dispetto di tutto, l’Italia è il miglior Paese per viverci. In secondo luogo possiamo concludere che il progresso e le conquiste della scienza e delle tecnologia contribuiscono nel tempo non solo a migliorare la qualità della vita, ma anche la sopravvivenza e la sua lunghezza. Credo che da tutto questo ne possa derivare ottimismo e fiducia nell’ingegno e nell’intelligenza umana.