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Cefalea a grappolo, quando il dolore alla testa diventa una tortura

La cefalea a grappolo è una forma di mal di testa che colpisce soprattutto le persone con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni, con prevalenza nel sesso maschile, di cui non sono ancora del tutto chiare le origini.

«Con il termine “grappoli” – spiega la dottoressa Paola Merlo, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia di Humanitas Gavazzeni Bergamo – si indicano i periodi in cui la cefalea produce i suoi fastidiosi effetti alla testa , che in questa forma si alternano a fasi di non dolore che vengono definite “fasi di remissione».

Come si fa a riconoscere la cefalea a grappolo?

«Il dolore tipico della cefalea a grappolo è molto intenso e violento, di tipo trafittivo, e si sviluppa in una sola parte del capo, in genere partendo dall’occhio ma in alcuni casi, più rari, anche dalla regione temporale. Il dolore può avere una durata che varia dai venti minuti alle tre ore, accompagnato da sintomi come lacrimazione, ostruzione del naso, naso che cola e impossibilità a stare fermi».

Qual è la frequenza dei “grappoli” e quanto può durare ogni manifestazione di cefalea a grappolo?

«Nelle forme episodiche di cefalea a grappolo, le più tipiche, i periodi attivi possono avere una durata che varia da 2 settimane a 1 anno con fasi di remissione superiori anche a 14 giorni. Durante i “grappoli” le crisi di dolore sopraggiungono ogni giorno, con una frequenza che può arrivare anche a 8 crisi al giorno, con comparsa a orari fissi. Diversa è la situazione nel caso in cui la cefalea a grappolo sia cronica, froma caratterizzata da periodi attivi con una durata superiore a un anno senza che vi sia remissione o con periodi di remissione molto brevi».

La cefalea a grappolo può essere prevenuta?

«Alcuni comportamenti sono in grado di diminuire la comparsa della cefalea o, se questa è già in atto, di ridurne gli effetti. Prima di tutto bisogna limitare il consumo di alcool, che può scatenare cefalea anche quando viene assunto in piccole dosi. Poi bisogna evitare il classico sonnellino pomeridiano oltre allo stress dovuto all’allungamento degli orari di lavoro, protratti anche nelle ore che dovrebbero essere dedicate al riposo».