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L’Alzheimer Cafè compie 10 anni!

L’Alzheimer Cafè di Humanitas Gavazzeni festeggia i suoi primi 10 anni di vita.

L’appuntamento fisso del giovedì pomeriggio, organizzato dall’équipe di Neurologia diretta dalla dottoressa Paola Merlo e che si basa sul modello scientifico ideato dal neurogeriatra olandese Bère Miesen, si ripete infatti senza sosta da un decennio, prima nei locali di Villa Elios e da due anni in quelli della Casa del Giovane di via Gavazzeni.

 

Scienza e assistenza in un unico contesto

La squadra dell’Alzheimer Cafè, in particolare, è composta, oltre che dalla dottoressa Merlo, dagli psicologi Raquel Taddeucci e Andrea Algeri e dai volontari di “Insieme con Humanitas” coordinati da Maura Gavazzeni e Maria Bellati.

I gruppi dell’Alzheimer Cafè sono composti da 12-15 persone affette da patologie delle demenze, ognuna di loro con un accompagnatore, che può essere un parente, un volontario o un assistente privato

«Si tratta di un’iniziativa che riunisce in un unico contesto scienza e assistenza – spiega la dottoressa Merlo – e che coinvolge pazienti, famigliari, medici, psicologi e volontari. Il nostro scopo è donare supporto alle famiglie che hanno al loro interno persone affette da demenze, aiutarle a vivere la nuova condizione imposta dalla malattia e, soprattutto, farle sentire meno sole nel difficile compito di gestione della persona cara ammalata».

All’interno del Cafè vengono svolte varie attività, che vanno da laboratori sensoriali a progetti di stimolazione cognitiva, dal coinvolgimento nel racconto di storie personali a partire da vecchie foto di famiglia alla musica, dalla ginnastica dolce alla visione di video. Non sono mancate, in tutti questi anni, nemmeno gite “fuori sede” come ad esempio quella al Museo Accademia Carrara di Bergamo.

 

L’Alzheimer Cafè e l’emergenza coronavirus

Al momento di incontro del giovedì non si è rinunciato nemmeno in questi mesi contraddistinti dall’emergenza per il covid-19. Per sopperire all’impossibilità di incontrarsi, prima l’appuntamento si è trasformato nel Cafè Alzheimer 2.0 organizzato attraverso la creazione di un gruppo WhatsApp, poi è diventato uno spazio virtuale di condivisione e ascolto anche con l’ausilio di video realizzati dai volontari con canzoni, musica, esercizi fisici da fare a casa e anche con chiamate telefoniche di supporto psicologico.

«Nell’Alzheimer Cafè cerchiamo da sempre di privilegiare un canale comunicativo molto fisico – spiega la psicologa Raquel Taddeucci –, con saluti, abbracci, baci. Con l’inizio della quarantena abbiamo dovuto per forza spostarci su relazioni di tipo virtuale. Non è la stesa cosa, ovvio, ma questo cambiamento ci ha permesso di aiutare comunque le famiglie a non sentirsi abbandonate».

Non sono mancati momenti di difficoltà per i famigliari, dovuti al fatto di dover restare costantemente a contatto con il parente malato senza avere nemmeno la possibilità di uscire e avere piccoli ma preziosi momenti di socialità condivisa. «Per questo – aggiunge lo psicologo Andrea Algeri – ci siamo adoperati per aiutare queste persone attraverso consigli e suggerimenti utili a vivere questa nuova quotidianità con il proprio caro malato».

 

La Fase 2 e l’avvento delle visite a domicilio

La riapertura ai contatti sociali, propria della Fase 2 dell’emergenza Covid-19, ovviamente prestata osservando le indicazioni disposte dal Governo per evitare la diffusione del contagio, ha portato all’avvento delle visite domiciliari dei volontari e dei medici e ha offerto così la possibilità di ritrovare un dialogo personale con i malati, anche se solo attraverso gli sguardi che spuntano dalle mascherine.

Si è dunque presentata l’occasione di ripercorrere insieme le vicende personali di questi ultimi mesi ma soprattutto la possibilità di ristabilire un’ora di condivisione e di monitoraggio, prima dei saluti e dell’arrivederci alla prossima visita.

«Com’è nostra tradizione – conclude la dottoressa Merlo – festeggeremo anche questo nostro importante compleanno, anche se lo dovremo fare a distanza. Nell’attesa di ritrovarci tutti per, come diciamo sempre, “ritrovare il sorriso davanti a un caffè e a una fetta di torta”».