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Fibromialgia – Trattamento medico


Quali sono i trattamenti a disposizione per la cura della fibromialgia?

Le terapie per la fibromialgia oggi disponibili non sono risolutive, permettono solo di controllare parzialmente il dolore e gli altri sintomi.

Questo perché non si conosce ancora esattamente che cosa stia alla base della malattia. Si pensa che siano amplificate le sensazioni dolorose, vi sia cioè un’alterazione del modo in cui il cervello elabora i segnali di dolore. Questo sembra dovuto a una alterazione delle sostanze che regolano la percezione del dolore a livello del sistema nervoso centrale, i cosiddetti neurotrasmettitori, in particolare serotonina e noradrenalina.

Per questa ragione, uno degli approcci terapeutici spesso si indirizza a quei farmaci che regolano questi neurotrasmettitori. La maggior parte di questi farmaci sono classificati tra gli antidepressivi.

Perché gli antidepressivi nella cura della fibromialgia?

Gli antidepressivi sono spesso utilizzati nella cura del dolore cronico per la loro capacità di regolare quei neurotrasmettitori che nel cervello sono coinvolti nei meccanismi della regolazione dell’umore, che spesso sono gli stessi che regolano il dolore.

È dimostrato inoltre un collegamento tra fibromialgia e alcune forme di ansia e depressione: le persone con patologie dolorose croniche di qualsiasi natura si sentono depresse e in ansia proprio a causa dei loro sintomi difficili da gestire. La convivenza cronica con dolore e stanchezza è causa di depressione e a sua volta la depressione aggrava la fibromialgia.

Fra i circa 30 tipi diversi di antidepressivi, attualmente i farmaci di scelta per la fibromialgia sono i cosiddetti antidepressivi non triciclici, e fra questi sembrano più efficaci quelli che agiscono sulla serotonina.

Molti pazienti inoltre possono trarre notevole beneficio col ricorso a miorilassanti, meglio se a basso dosaggio e a cicli.

Vengono talvolta usati come antidolorifici, inoltre, alcuni farmaci classificati come anti-epilettici.

Perché non usare il cortisone?

La fibromialgia non è una malattia infiammatoria né autoimmune, quindi non vi è indicazione al cortisone. Risultano di pochissimo aiuto anche i cosiddetti FANS (farmaci antiinfiammatori non steroidei), mentre gli analgesici maggiori, come la morfina, sono eventualmente da utilizzare solo come ultima risorsa, quando tutti gli altri trattamenti si sono dimostrati inefficaci.

Che cosa fare se il paziente continua ad avere dolore?

Il solo approccio farmacologico dà risultati, come detto, solo parziali. Viene dunque sempre più raccomandato di associare ai farmaci una terapia non farmacologica, che comprenda sia un programma educativo – finalizzato a potenziare le capacità di gestire il dolore e lo stress –, sia l’esercizio fisico.

Il programma educativo di scelta è la cosiddetta terapia cognitivo comportamentale o «talking therapy», che consiste in una serie di sedute, da soli o in piccoli gruppi, in cui paziente e terapeuta lavorano assieme per capire e sviluppare strategie per riuscire a controllare e gestire la propria condizione.

L’attività fisica è importantissima. Sicuramente efficaci sono il camminare, l’andare in bicicletta, nuotare; ma particolarmente raccomandati sono il Tai Chi e lo Yoga, pratiche che combinano meditazione, movimenti lenti, respirazione profonda e rilassamento.

Fibromialgia e terapie alternative

Le terapie fisiche, anche se spesso consigliate ai pazienti fibromialgici, sono deludenti; qualche risultato è riportato con la TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulator, “stimolatore elettrico transcutaneo dei nervi”).

La ricerca medica sta facendo enormi progressi, e, proprio per la fibromialgia, stanno emergendo nuove terapie, assolutamente non invasive, il cui effetto resta per ora ancora da definire; queste sono:

  • la stimolazione magnetica transcranica,
  • la stimolazione elettrica dei rami auricolari del nervo vago
  • l’ossigeno-terapia iperbarica.

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