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Stenosi aortica, con la Tavi oggi la cura è sempre più mininvasiva

Il nostro cuore ha quattro valvole, elementi che consentono il flusso del sangue tra le varie camere in cui il nostro organo è suddiviso – atri e ventricoli – e tra queste e l’esterno. Una di queste è la valvola aortica che, posta tra il ventricolo sinistro e l’aorta, impedisce che il sangue ricco di ossigeno diretto verso l’esterno del cuore torni indietro nel suo percorso.

Questa valvola, come del resto le altre, può a volte presentare dei malfunzionamenti. In molti casi si tratta di stenosi aortica, problema che in Italia colpisce circa il 4-6% della popolazione (circa 280mila persone) e che coincide con una non perfetta apertura della valvola, situazione che impedisce che vi sia un fluido passaggio del sangue verso l’aorta. Un difetto che comporta un aumento della “fatica” del cuore e un sovraccarico di pressione che possono provocare dolore al petto o affanno anche quando si è a riposo.

Oggi sulla stenosi aortica si può intervenire in modo efficace, utilizzando tecniche chirurgiche sempre più affinate e mininvasive, come spiega il dottor Alberto Cremonesi, responsabile del Dipartimento Cardiovascolare di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Dottor Cremonesi, quali persone sono più esposte al pericolo di stenosi aortica?

«Le più colpite sono le persone con un’età compresa tra i 60 e i 70 anni, con qualche eccezione che riguarda i pazienti più giovani colpiti da stenosi perché affetti anche da altre patologie cardiache, come malformazioni congenite, presenti fin dalla nascita. Visto l’invecchiamento della popolazione e considerando il fatto che la prima causa della stenosi aortica è il naturale invecchiamento dell’organismo, dobbiamo sottolineare che si tratta di una patologia che si presenta oggi con una frequenza maggiore rispetto al passato».

Con quali sintomi si presenta la stenosi aortica?

«Quando si presenta sotto una forma moderata non si manifesta. In fase avanzata, invece, i sintomi sono evidenti e vanno dal dolore al torace all’affanno, dalla sensazione di vertigini allo stordimento e allo svenimento. Sintomi, questi, che nella fase più acuta i possono presentare anche quando si è a riposo».

Con quali esami possiamo verificare la presenza di stenosi aortica?

«L’esame strumentale più indicato, sotto questo punto di vista, è l’ecocardiografia, grazie a cui è possibile valutare la gravità della stenosi aortica, stabilirne la portata che può avere sulla salute del cuore e confermare una giusta diagnosi attraverso cui arrivare a un’efficace cura».

Appunto, la cura. Come si può intervenire su una stenosi aortica?

«Oggi lo scenario di cura è radicalmente cambiato rispetto al passato, grazie alla Tavi, cioè all’impianto percutaneo transcatetere della protesi valvolare aortica. Si tratta di una terapia mininvasiva con cui si può trattare la stenosi aortica di grado severo senza che vi sia bisogno di fermare il cuore per sostituire la valvola, come invece avveniva in passato. È un trattamento che viene scelto sempre a seguito di un confronto multidisciplinare tra cardiologhi, cardiochirurghi e anestesisti e che può interessare anche situazioni patologiche meno complesse e pazienti meno anziani. Bisogna sottolineare la tecnica Tavi è ancora poco utilizzata, al momento si calcola che interessi solo il 32% dei pazienti che, in base alle caratteristiche richieste, potrebbero usufruirne. Nel prossimo futuro sarà dunque importante colmare sempre più quel gap che è presente tra la medicina del territorio e i Centri che sono in grado di eseguire interventi di questo tipo, così che si possa costruire un solido percorso diagnostico-terapeutico».

Ispirato all’articolo “Per la stenosi aortica oggi si usa la mininvasiva”, pubblicato il 2 ottobre 2022 sul quotidiano “L’Eco di Bergamo”.

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