Mal di schiena, un dolore che molte volte è così intenso da incidere sul normale svolgimento della nostra vita, privata e lavorativa, e tale da spingerci a sottoporci a visite specialistiche e a esami strumentali. Molte possono essere le cause di questo fastidio: da una postura sbagliata all’utilizzo di una sedia scomoda, da un movimento improvviso al sollevamento di un peso eccessivo, fino alle temperature esterne che tendono a essere particolarmente rigide.
Che cosa succede alla nostra schiena in tutte queste circostanze? Come curare il dolore e cosa fare quando i farmaci risultano insufficienti?
Per approfondire il ruolo del terapista del dolore nel trattamento non farmacologico del mal di schiena, Humanitas Gavazzeni ha organizzato in collaborazione con l‘Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Bergamo, nella serata di mercoledì 9 novembre presso la Sala Riunioni OMCeo di Bergamo in via Giacomo Manzù 25, un incontro di formazione dal titolo “Il ruolo dell’algologo nel trattamento non farmacologico del mal di schiena: quando richiedere l’intervento dello specialista in terapia del dolore”.
“Il mal di schiena richiede attenzione e non va trascurato. Quando si sviluppa in forma acuta può cronicizzare. Quindi risulta importante intervenire in modo tempestivo. Chi soffre di mal di schiena si deve rivolgere al proprio medico di famiglia che, se i sintomi indicano la necessità dell’attenzione di uno specialista, potrebbe indirizzare a un terapista del dolore ancora prima del neurochirurgo”, dichiara il dottor Giambattista Villa, responsabile della Terapia del dolore in Humanitas Gavazzeni e responsabile scientifico dell’incontro.
Dall’imaging neuroradiologico al trattamento del dolore lombare, dell’ernia del disco e della lombalgia, i relatori presenti all’incontro (riservato a medici di medicina generale e specialisti, e accreditato ECM) hanno spiegato le peculiarità delle modalità di cura del dolore senza il ricorso ai farmaci.
“Se i trattamenti farmacologici non sono sufficienti il terapista del dolore, è in grado di mettere a disposizione del paziente procedure antalgiche mininvasive, la maggior parte eseguite in anestesia locale, che consentono di alleviare il sintomo e restituire una buona qualità di vita – spiega il dottor Villa – Piccoli aghi, cateteri o elettrodi vengono posizionati fino a raggiungere e trattare i punti da cui origina il dolore, così da alleviarlo. In alcuni casi, come ad esempio nella decompressione discale meccanica, utilizziamo anche un piccolo ago rotante che ci permette di asportare piccole quantità di disco invertebrale così da alleviare la pressione all’origine del dolore. L’utilizzo di queste diverse procedure percutanee permette spesso di non arrivare e all’intervento chirurgico”.
Per informazioni: https://www.humanitasedu.it/