ORAHS (Operational research applied to health services) è una comunità internazionale di ingegneri, matematici e medici, fondata dal 1975, che si occupa di problemi di gestione delle strutture sanitarie tramite ottimizzazione matematica e tecnologica.
E, per la prima volta, l’annuale conferenza di ORAHS, dal 18 al 19 luglio 2022, è stata ospite dell’Università degli Studi di Bergamo perché la città è stata individuata come luogo simbolo della pandemia: un luogo dove la sanità locale, lombarda e italiana ha saputo tenere fronte a un’emergenza mondiale, grazie alle sue eccellenze.
Humanitas Gavazzeni è stata e continua ad essere una di queste.
Tema, infatti, del 48° meeting di ORAHS, finalmente svolto in presenza dopo due anni di modalità a distanza, è stata la lezione della pandemia e l’organizzazione e la reazione dei sistemi sanitari quando si confrontano con situazioni di emergenza.
Humanitas Gavazzeni ha avuto un ruolo primario nella conferenza di quest’anno.
L’ospedale bergamasco, infatti, è stato preso come esempio di organizzazione delle risorse durante la pandemia e nell’affrontare momenti d’emergenza: rivoluzionando l’ospedale, riorganizzando i percorsi, il personale sanitario e l’intero reparto di terapia intensiva. Arrivando a costruire, a fine 2020, in sole 15 settimane, il nuovo Emergency Center di Humanitas Gavazzeni.
Per questi motivi, nel pomeriggio di lunedì 18 luglio e martedì 19, circa cento studenti, suddivisi in gruppi nelle due giornate e partecipanti alla conferenza, hanno partecipato ad una “visita guidata” all’interno dell’Emergency Center, per scoprire e vedere dal vivo il nuovo dipartimento di emergenza dell’ospedale bergamasco, nato dall’esperienza vissuta durante la primavera 2020, quando l’ospedale in poche settimane si era dovuto trasformare in un centro totalmente dedicato ai pazienti Covid, arrivando a curare oltre 1.000 persone e a gestire oltre 40 codici rossi al giorno in pronto soccorso.
Gli studenti e le studentesse provenienti da tutto il mondo – dal Brasile alla Norvegia, dall’Inghilterra fino agli Stati Uniti – sono stati guidati dall’ingegnere Gabriele Tunesi, dalla dottoressa Silvia Modora e dalla dottoressa Anna Lorenzi all’interno della struttura di 4000 metri quadrati, completa di Terapia Intensiva, stanze di degenza, blocco operatorio e area diagnostica con TC e Rx all’avanguardia, predisposta per affrontare le emergenze presenti e future.
La risposta da parte dei partecipanti è stata entusiasta, numerose le domande che sono state rivolte ai “ciceroni” dell’ospedale, desiderosi di conoscere come da un punto di vista umano, sanitario, strutturale, organizzativo e di gestione del personale, è stato possibile affrontare un’emergenza senza precedenti.