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Cura dell’Alzheimer, l’importanza dell’approccio assistenziale

Il 21 settembre viene celebrata la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, malattia che colpisce il sistema nervoso e che riguarda oltre un milione di pazienti in Italia, coinvolgendo – direttamente o indirettamente – circa 3 milioni di persone per la loro assistenza.

Per questa patologia è fondamentale la cura della condizione clinica ma è altrettanto fondamentale anche l’attenzione ai disturbi psico-comportamentali (BPSD), che sono molto invalidanti sia per il paziente sia per chi lo deve assistere. Perciò la gestione del paziente affetto da demenza deve riguardare, oltre all’aspetto clinico-terapeutico e scientifico, anche quello assistenziale così che ci possa essere un miglioramento della qualità di vita dei pazienti e di chi li assiste.

Questo è l’approccio su cui si fonda l’attività del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze – CDCD di Humanitas Gavazzeni, che fa parte dell’Unità operativa di Neurologia diretta dalla dottoressa Paola Merlo.

Il Centro, oltre all’assistenza clinica, offre un aiuto assistenziale anche attraverso l’Alzheimer Cafè attivo da dieci anni e coadiuvato dalla Fondazione “Insieme per Humanitas” con lo scopo di dare supporto alle famiglie che hanno al loro interno persone affette da demenze, coinvolgendo allo stesso tempo e nello stesso ambito pazienti, famigliari, medici, psicologi e volontari.

 

Il progetto RECAGE finanziato dalla Comunità Europea

Punto di svolta in questo contesto di approccio alla cura è la partecipazione del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze di Humanitas Gavazzeni – insieme ad altri diciotto in Europa – al Progetto RECAGE, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020 e coordinato dal Centro di eccellenza Alzheimer gestito dalla FERB Onlus di Gazzaniga.

«RECAGE è uno studio osservazionale il cui obiettivo primario è quello di valutare l’efficacia a breve e lungo termine delle Unità di Assistenza Speciale, definite SCU-B, per persone con demenza e disturbi psico-comportamentali», spiega la dottoressa Paola Merlo.

La SCU-B è una struttura medica residenziale in cui i pazienti con disturbi psico-comportamentali sono temporaneamente ricoverati quando questi disturbi non sono controllabili a casa, con il fine di migliorarne il comportamento attraverso un approccio multidisciplinare e consentire, in questo modo, il ritorno a casa. Il Centro di Gazzaniga è appunto una SCU-B.

«L’obiettivo di RECAGE – conclude la dottoressa Merlo – è quello di dimostrare l’efficacia delle strutture mediche residenziali nel ridurre i disturbi comportamentali, confrontando nell’arco di tre anni due gruppi di pazienti: un gruppo seguito da centri SCU-B e un altro da centri che non dispongono di queste Unità, come il nostro. Le SCU-B sono già state implementate in alcuni Paesi europei e in Italia, ma non sono molto diffuse. Per questo il progetto RECAGE si propone di diffondere e adattare questo modello definendo le linee guida per la sua implementazione».