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Alcuni formaggi possono essere considerati magri?

Il formaggio è un alimento tanto gradito e radicato nella nostra cultura alimentare da spingerci a volte a mangiarne troppo, portando quindi a una dieta troppo ricca di grassi saturi.

Questo succede anche perché molti formaggi, soprattutto quelli freschi e pratici da consumare, vengono considerati magri e quindi vengono mangiati quasi senza controllo, senza le dovute attenzioni. Ma esistono davvero formaggi che possano essere considerati “magri”? Lo chiediamo alla dottoressa Stefania Setti, medico nutrizionista, responsabile del Servizio di Nutrizione Clinica e Dietetica di Humanitas Gavazzeni Bergamo.

A quali formaggi può essere collegato il concetto di magrezza?

«A nessuno: non esistono formaggi da considerarsi magri in assoluto. Si può distinguere, questo sì, tra formaggi freschi e formaggi stagionati. I primi a parità di peso contengono una maggiore quantità di acqua, per questo la loro porzione può essere leggermente più abbondante».

Quindi anche formaggi come mozzarella, fior di latte e altri ancora non sono così magri come si dice?

«No, non lo sono. Mozzarella, fior di latte, ma anche crescenza, scamorza e stracchino hanno percentuali di grassi che si aggirano attorno al 20-25%. Che vuol dire che ogni 100 g di prodotto, hanno circa 20-25 g di grassi. Per la robiola la percentuale è ancora meno magra: si può arrivare anche al 27%. Il formaggio che contiene la minor percentuali di grassi è la ricotta. Quando è fatta con latte di bufala contiene circa il 17% di grassi, se invece è di latte di mucca, capra o pecora la presenza di grassi può scendere addirittura all’11%».

Detto questo, quale dovrebbe dunque essere la frequenza di consumo di formaggio?

«Deve essere un consumo controllato, limitato a non più di 2-3 volte la settimana. Tenendo ben presente un’ultima importante indicazione: il formaggio dovrebbe sempre essere mangiato come alternativa proteica di carne, pesce, uova, legumi o prosciutti e non in aggiunta a questi. Ooppure può essere consumato nella composizione di piatti unici, cioè come condimento di piatti a base di cereali quali pasta, riso, orzo e farro».