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Praticate sport? Attenti a mani e polsi!

La pratica degli sport – soprattutto se si tratta di attività caratterizzate da un certo dinamismo, come il basket, la pallavolo, il calcio e, nei mesi invernali, lo sci – deve essere eseguita in modo graduale e responsabile, cercando di non spingere il proprio corpo al di là di quelli che sono i limiti naturali.

Le parti del corpo che sono esposte al rischio di traumi o distorsioni per sport sono molte e tra queste ci sono anche le mani. Gli arti superiori sono molto vulnerabili e possono subire danni per situazioni dirette, come ad esempio una palla che arriva con violenza contro le dita, o indirette, come quando ci si fa male a un polso a seguito di una caduta sugli sci.

Quali lesioni relative alle mani possono derivare dalla pratica dello sport?

Risponde il dottor Davide Smarrelli, Responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia della Mano di Humanitas Gavazzeni Bergamo.

«Prime fra tutte sono le distorsioni ai polsi, che possono essere banali, in caso di semplici stiramenti alle strutture capsulo-legamentose o fratture non complicate, ma anche serie, quando c’è lacerazione completa di queste strutture e viene compromessa la stabilità articolare oppure l’entità delle fratture risulti più complessa».

Al primo posto gli infortuni ai polsi, dunque. E poi?

«Poi vengono le dita. Le lesioni più frequenti si verificano soprattutto durante sport che prevedono contatti fisici o alta velocità, come il basket, la pallavolo, lo sci. Il dito che risulta essere più colpito è in genere il pollice, perché nelle situazioni limite è quello che si viene a trovare più facilmente in posizioni, diciamo così, innaturali. Ma numerosi traumi riguardano anche i tendini, che non sono in grado di resistere alle sollecitazioni traumatiche e possono rompersi o creare essi stessi delle fratture da strappamento delle porzioni ossee su cui si inseriscono».

Passiamo ale fratture. Quali parti delle mani sono a maggior rischio?

«Anche qui primeggia il polso, con le fratture del radio distale o del tanto temuto e subdolo scafoide, sino a lussazione del polso in trauma ad alta energia assimilabili ai traumi della strada. Per quanto riguarda le dita, invece, le fratture riguardano spesso le falangi e i metacarpi».

Qual è l’età media di coloro che si infortunano durante lo sport?

«C’è una trasversalità nell’incidenza e nell’età dei pazienti vittime di traumi a mani e polsi. Quando si cade si tende ad attutire l’impatto col suolo con gli arti superiori, che spesso per questo hanno la peggio. L’incidenza è alta negli anziani, specialmente nel caso delle fratture di polso, a causa della fragilità delle loro ossa. Ma molti sono anche i giovani che subiscono danni a questi arti, a causa della loro maggiore irruenza e anche della loro minore percezione del rischio, che li porta a spingersi oltre il dovuto. Per loro, specialmente in giovanissima età, in genere bisogna ricorrere meno a interventi chirurgici e in ogni caso i tempi di recupero sono molto più brevi, grazie alla plasticità e capacità di rimodellamento e crescita delle ossa».