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Nuoto: dalle Olimpiadi ad oggi. Ma attenzione alla spalla

Lo sport come strumento di pace. Elemento che lega i popoli e che li fa dialogare, facendoli aprire l’uno con l’altro. È con questo spirito che nel 2013 l’assemblea generale delle Nazioni Unite decise di proclamare il 6 aprile Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace

Questo giorno viene celebrato ogni anno in tutto il mondo, in memoria della data di inizio dei primi Giochi Olimpici dell’era moderna, che si tennero ad Atene nel 1896. Lo scopo della celebrazione è contribuire ad accrescere la consapevolezza del ruolo storico svolto dallo sport nel perseguire sviluppo, pace, parità di genere e integrazione sociale in contesti geografici, culturali e politici diversi.

Tra le discipline protagoniste proprio delle prime Olimpiadi, c’era anche il nuoto. Le gare, che si tennero tutte l’11 aprile, nella baia di Zea, nei pressi del Pireo, in mare mosso e gelido (la temperatura era di soli 13 °C), videro partecipare 19 nuotatori, provenienti da quattro paesi diversi.

Dalle prime Olimpiadi ad oggi

E, con la bella stagione alle porte, il nuoto torna ad essere una delle discipline più amate, ma attenzione: nonostante questa disciplina sia riconosciuta come un’attività che in generale ben si adatta alla nostra conformazione fisica, bisogna tenere conto di situazioni in cui il nuotare non è esattamente l’attività da preferire.

Il nuoto infatti, come del resto tutte le altre attività sportive, può essere controindicato in presenza di particolari patologie, come dolori osteoarticolari. Per chi ha una patologia alla spalla, ad esempio, il nuoto a dorso potrebbe rappresentare un pericoloso sovraccarico.

Ne parliamo con il dottor Eugenio Cesari, Responsabile dell’unità operativa di Chirurgia della Spalla di Humanitas Gavazzeni.

Dottore, perché il nuoto può far male alle nostre spalle?

“Perché è una delle discipline “overhead”, letteralmente “sopra la testa” cioè quelle in cui il braccio viene ripetutamente sollevato oltre il capo durante l’attività sportiva. Rientrano in questa categoria il tennis, la pallavolo, il baseball, ma anche il nuoto con lo stile libero e il dorso. Chi patica queste discipline può finire per danneggiare un’articolazione per un sovrautilizzo (overuse), cioè una pratica intensa e continuativa, o per la ripetizione di movimenti non corretti che causano microtraumi. Tra i giovani questo tipo di sport gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di patologie che riguardano la spalla: ne soffrono principalmente i soggetti che utilizzano ripetutamente l’arto in movimenti rotatori compiuti al di sopra della altezza delle spalle”.

Quali sono le patologie che possono colpire la spalla?

“I problemi che la riguardano possono comprendere la lussazione post traumatica, ossia la dislocazione gleno-omerale, e l’usura sino alla rottura dei tendini della cuffia dei rotatori, che formano una sorta di cappellino sulla testa dell’omero e sono coinvolti nei movimenti che le braccia compiono al di sopra dell’altezza delle spalle. Questi tendini, a seguito di gesti ripetuti nel tempo, possono andare incontro da prima a infiammazione, quindi a tendinite, poi a degenerazione, quindi tendinosi, e alla rottura. Se parliamo del nuoto la patologia più comune è la ‘spalla del nuotatore’: una patologia di tipo infiammatorio a carico dei tendini della cuffia dei rotatori“.

Quali sono i sintomi?

“I sintomi delle patologie infiammatorie o degenerative della cuffia dei rotatori sono spesso di difficile interpretazione. Spesso si avverte un dolore notturno  che può partire dalla spalla e arrivare fino alle dita della mano, svegliando il paziente e rendendo il suo sonno difficoltoso. Durante il giorno, dunque, si riescono a svolgere le proprie attività senza avvertire problemi: il dolore si riacutizza solo quando giunge il momento di coricarsi. Quando si è invece in presenza di lesioni post traumatiche o massive con coinvolgimento di più tendini, si può generare uno sbilanciamento dell’articolazione che ha come conseguenza un’impotenza funzionale completa dell’arto superiore interessato, cioè il braccio corrispondente alla spalla danneggiata non può essere né mosso, né utilizzato”.

Che cosa bisogna fare in caso di lesione alla cuffia dei rotatori ?

“Importante è sottoporsi appena possibile a esami strumentali mirati: «Il primo esame da eseguire – spiega lo specialista – è la radiografia, soprattutto nel caso in cui ci sia stato un trauma anche banale, dovuto ad esempio a una scivolata sul ghiaccio, per escludere che vi siano fratture ossee. In secondo luogo è necessario eseguire una risonanza magnetica basale, che offre la possibilità di avere una visione a 360 gradi dell’articolazione e quindi di analizzare lo stato di salute dei tendini, dei legamenti e della cartilagine“.

Specialista in Ortopedia e Traumatologia

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