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“Mosche volanti” nel campo visivo? Ne soffrono 2 anziani su 3

Si contempla il cielo limpido nelle giornate di inzio estate e si notano dei piccoli puntini neri che in realtà non ci sono. In teoria, nulla di preoccupante. Si tratta delle “miodesospsie”, dette anche “mosche volanti”, e appaiono come piccoli cerchi, filamenti o ragnatele, più o meno piccoli e più o meno numerosi all’interno del campo visivo.

Con l’avanzare dell’età è normale che si presenti questo leggero disturbo: sopra i 70 anni, infatti, ne soffrono due persone su tre.

Le cause? In primo luogo una scarsa idratazione del vitreo, il gel che riempe la parte posteriore dell’occhio.

«Più passano gli anni – ci spiega il professor Mario Romano, responsabile dell’Unità Operativa di Oculistica di Humanitas Gavazzeni Bergamo – e più è fisiologico che il vitreo si disidrati: la componente liquida si separa da quella fibrillare che a sua volta tende ad aggregarsi. Quelli che vediamo quando osserviamo una superficie chiara, luminosa o retroilluminata sono proprio i corpi mobili formatisi con l’aggregazione delle particelle fibrillari mentre passano davanti all’asse visivo. Non bisogna focalizzare l’attenzione su queste ombre, ma piuttosto concentrarsi sull’immagine. Un’alimentazione sana ed equilibrata può aiutare a prevenire questo disturbo; più di ogni altra terapia, è indicato bere molto ed evitare disidratazioni soprattutto nei periodi caldi. Come sempre, è inoltre importante consumare molta frutta e verdura, in particolare quelle ricche di flavonoidi e vitamina C (come agrumi, frutti di bosco, uva, pomodori, broccoli, spinaci), e mangiare pesce almeno un paio di volte a settimana».

Ma possono esserci anche altre cause: stress, traumi contusivi, momentanei cali di pressione, infiammazioni oculari, patologie cardiovascolari (aterosclerosi e ipertensione) e interventi chirurgici pregressi (come la cataratta).

Tre i casi in cui bisogna rivolgersi al medico: miopia superiore a 3 o 4 diottrie, diabete o miodesopsie associate a flash e lampi.

«La miopia, soprattutto se elevata – continua il dottor Romano – può accelerare la degenerazione del vitreo che nei miopi è già sottoposto a una maggiore tensione per la forma allungata del bulbo oculare. Quindi anche se si è giovani è consigliabile sottoporsi a una visita oculistica e a un esame del fondo oculare qualora di percepiscano disturbi, per controllare che la trazione del vitreo non abbia determinato rotture retiniche e il successivo distacco. Le rotture retiniche nella fase iniziale si presentano proprio tramite miodesopsie associate a flash e lampi (fotopsie e fosfeni), e possono ancora essere trattate con il laser se non associate a distacchi di retina, evitando l’intervento chirurgico. Se si arriva tardi alla diagnosi con formazione del distacco di retina, le tempistiche d’intervento sono comunque molto importanti in quanto la retina che si stacca muore in pochi giorni e non rigenera».

(Articolo pubblicato il 18 giugno 2017 sul quotidiano “L’Eco di Bergamo”)