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“Sorrisi in rosa”. Autopalpazione, l’autocontrollo che aiuta a prevenire il tumore al seno

L’autopalpazione è per le donne l’azione di autocontrollo più efficace per combattere il tumore al seno.

Nella cura di questo specifico tumore – come degli altri, ma in questo caso ancora di più – è infatti molto importante pervenire a una diagnosi precoce.

Se diagnosticata in fase precoce, sottolinea il dottor Massimo Grassi, responsabile dell’Unità Operativa di Senologia/Breast Unit di Humanitas Gavazzeni Bergamo, una neoplasia alla mammella con caratteristiche buone può essere guarita nel 95% dei casi.

Quanto è importante l’autopalpazione e ogni quanto tempo deve essere eseguita?

«L’autopalpazione è molto importante per permettere di diagnosticare precocemente le malattie al seno. È un esame conoscitivo, non diagnostico: serve a scoprire situazioni che ci appaiono dubbie e che devono comunque essere sottoposte all’attenzione di un medico specialista. L’azione di autopalpazione deve essere eseguita ogni due-tre mesi, in modo attento e codificato».

Come bisogna eseguire l’autopalpazione?

«Per prima cosa si deve eseguire un esame visivo di fronte a uno specchio, per vedere se la forma del seno non presenta strane malformazioni. Poi si comincia l’autopalpazione vera e propria restando sdraiate e tenendo le braccia dietro la testa. La mano destra, posta a piatto, deve ispezionare il seno sinistro, quella sinistra il seno destro. L’obiettivo è verificare se vi siano anomalie nella ghiandola mammaria e riscontrare eventuali differenze rispetto all’autopalpazione eseguita due o tre mesi prima».

C’è un’età a partire dalla quale bisogna cominciare a controllare il proprio seno?

«È importante che questa azione sia svolta il prima possibile, perché questo tumore purtroppo riesce a coinvolgere anche donne molto giovani. Tutte le donne dovrebbero per questo sottoporsi a una visita specialistica (non solo ginecologica) già a partire dai 20 anni. Alla visita potranno seguire, se ritenuti necessari dallo specialista, esami strumentali che possono variare a seconda delle caratteristiche di ogni caso specifico».

Quali situazioni devono “allertare” chi esegue un’autopalpazione?

«Tutte quelle che portano a pensare che vi sia una lesione della ghiandola mammaria. Anzitutto la presenza di noduli, che possono presentarsi in vari modi: duri, molto duri, irregolari, poco mobili nel contesto della ghiandola mammaria, fissi sia sui piani profondi sia a livello superficiale. Poi le retrazioni della cute e quelle del complesso areola/capezzolo. Infine le secrezioni dal capezzolo di sangue, simil ematiche o limpide “ad acqua di roccia”».

Che cosa è necessario fare in presenza di uno di questi segnali?

«In questi casi, così come quando ci si accorge della presenza di variazioni rispetto alla precedente autopalpazione, bisogna rivolgersi a uno specialista senologo, che possa verificare natura e causa degli “indicatori” e, se necessario, fissare il percorso di cura più adatto alla situazione in atto».