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Uva

Che cos’è l’uva?

L’uva è il frutto della Vitis vinifera, la specie più coltivata della famiglia delle Vitaceae. Celebrata in ogni dove è un prodotto conosciuto di cui sono presenti un’ampissima varietà.

Quali sono le proprietà nutrizionali dell’uva?

100 g di uva apportano 61 Calorie ripartite come segue:

  • 96% carboidrati
  • 3% proteine
  • 1% lipidi

In particolare, 100 grammi di uva apportano:

  • 80,3 g di acqua
  • 0,5 g di proteine
  • 0,1 g di lipidi
  • circa 15,6 g di zuccheri solubili (quantità variabile a seconda della varietà, del clima e del grado di maturazione)
  • 1,5 g di fibra
  • Fra le vitamine e i minerali, 100 g di uva apportano:
  • 6 mg di vitamina C
  • 0,4 mg di niacina
  • 0,03 mg di tiamina
  • 0,03 mg di riboflavina
  • 4 µg di vitamina A (retinolo equivalente)
  • vitamina K
  • 192 g di potassio
  • 27 mg di calcio
  • 4 mg di fosforo
  • 1 mg di sodio
  • 0,4 mg di ferro
  • 0,27 mg di rame
  • 0,12 g di zinco

L’uva è inoltre una fonte di diversi fitonutrienti, fra cui sono inclusi stilbeni (come il resveratrolo), flavanoli (ad esempio le catechine), favonoli (come quercetina e kempferolo), acidi fenolici (come l’acido caffeico) e carotenoidi (beta-carotene, luteina e zeaxantina).

Possibili interazioni

L’uva potrebbe interferire con l’azione dei farmaci metabolizzati dal citocromo P450, degli anticoagulanti e degli antiaggreganti.

Stagionalità

In Italia la stagione dell’uva inizia ad agosto e termina a dicembre.

Benefici e controindicazioni

I nutrienti presenti nell’uva esercitano un’azione antiossidante e antinfiammatoria. A trarne beneficio può essere innanzitutto il sistema cardiovascolare, ma non solo. Queste molecole potrebbero, infatti, aiutare anche a contrastare l’invecchiamento e i tumori.

L’uva ha un indice glicemico estremamente basso e l’assunzione del suo succo, di suoi estratti o di suoi singoli fitonutrienti è stata associata a un miglior controllo dell’insulina e a una maggiore sensibilità all’azione di questo ormone. Infine, sembra che questo frutto possa esercitare benefici a livello cognitivo e alcuni suoi componenti sono dotati di proprietà antimicrobiche.

Purtroppo, però, l’uva è uno dei frutti più spesso contaminati da residui di pesticidi. Inoltre può scatenare problemi come fastidi allo stomaco, indigestione e diarrea.

Disclaimer

Le seguenti informazioni rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Osteoporosi: cause, sintomi e prevenzione

Osteoporosi, che cos’è?

Nel corso della vita di una persona, tutto il suo scheletro è soggetto a quello che viene definito rimodellamento osseo.

Il tessuto osseo, costituito perlopiù da collagene e da fosfato di calcio si rinnova continuamente distruggendo la parte vecchia e fabbricandone di nuova.

Finché si è giovani, l’organismo produce più tessuto osseo nuovo di quanto ne distrugga e perciò fino ai trent’anni la massa ossea aumenta.

Successivamente, invece, la produzione di nuovo tessuto osseo diminuisce, non arrivando più a pareggiare la quantità di quello distrutto.

La probabilità di ammalarsi di osteoporosi dipende dalla massa ossea raggiunta tra i venti e i trent’anni e dalla velocità con cui viene distrutta in seguito.

Ne abbiamo parlato con il dottor Matteo Libroia, medico dell’Unità Operativa di Ortopedia Protesica e Ricostruttiva Anca e Ginocchio.

Quali sono le possibili cause?

“La densità ossea, ossia ciò che insieme alle dimensioni determina la forza delle ossa, può essere intaccata – spiega il dottor Libroia – da una scarsa presenza di minerali quali calcio e fosforo ma anche da un abbassamento dei livelli di estrogeno (come durante la menopausa).

Una bassa densità ossea porta all’indebolimento delle ossa e quindi al rischio di osteoporosi”.

Altri fattori di rischio correggibili o meno sono:

  • fumo
  • disordini alimentari
  • stile di vita sedentario
  • consumo eccessivo di alcol
  • uso di corticosteroidi
  • sesso femminile
  • invecchiamento
  • razza (bianca o orientale)
  • precedenti famigliari
  • corporatura esile
  • eccesso di ormoni tiroidei
  • altre malattie o interventi che influiscono sulla capacità dell’organismo di assorbire il calcio.

Riconoscere i primi sintomi

“L’osteoporosi – sottolinea il medico – alle prime fasi solitamente non presenta sintomi particolari.

Una volta avvenuto l’indebolimento delle ossa, però, si potrebbe accusare – aggiunge il dottor Libroia – mal di schiena, provocato dalla frattura o dal collasso di una vertebra, diminuzione di statura, postura curva, frattura delle vertebre, del polso, del femore o di altre ossa anche dopo lievi contusioni”.

Quando sottoporsi a visita medica?

È consigliabile richiedere un esame di misurazione della densità delle ossa nelle seguenti situazioni o condizioni:

  • donna di età superiore ai 65 anni, indipendentemente dai fattori di rischio
  • donna in menopausa con almeno un fattore di rischio per l’osteoporosi
  • donna di più di 50 anni con una storia passata di fratture ossee
  • assunzione di farmaci come il prednisone, gli inibitori dell’aromatasi o gli anticonvulsivanti
  • donna in menopausa che ha recentemente interrotto la terapia ormonale sostitutiva
  • donna in menopausa precoce.

Prevenzione

Sia che siate soggette a fattori di rischio per l’osteoporosi sia che non lo siate, vi sono tre fattori essenziali per mantenere le ossa sane per tutta la vita:

  • un adeguato apporto di calcio, che si può ricavare da alimenti come il latte e i latticini, ma anche da mandorle, broccoli, spinaci, cavoli cotti, salmone in scatola, sardine e prodotti derivati dalla soia o da integratori;
  • un adeguato apporto di vitamina D, che si può sintetizzare semplicemente grazie all’esposizione alla luce del sole, ma che si può trovare anche in alimenti come tonno, sardine e tuorlo d’uovo;
  • regolare esercizio fisico, in particolare gli esercizi che allenano la forza e la resistenza (non nuoto, bicicletta e macchine da palestra), rafforzano le ossa e rallentano il processo che porta all’osteoporosi.

“Altre buone abitudini – conclude il dottor Libroia – come non fumare, non esagerare con gli alcolici, fare sempre attenzione alla postura, adottare piccoli accorgimenti per prevenire le cadute, aiuteranno a prevenire o a evitare i danni dovuti all’osteoporosi”.

Farine di grano tenero semi integrale e integrale

Farine di grano tenero semi integrale e integrale

 

Che cosa sono le farine di grano tenero semi-integrale e integrale?

La farina di grano tenero è il prodotto derivato dalla macinazione del frumento (grano) tenero (Triticum aestivum). Questa farina è la più utilizzata e comune a livello commerciale e ne esistono diverse tipologie, più o meno lavorate.

Nella farina integrale sono contenute tutte le parti del chicco, che vengono invece eliminate nelle farine più raffinate. È la farina che veniva impiegata esclusivamente fino ad alcuni decenni fa, prima che si scoprisse che l’estrema lavorazione della farina avesse come conseguenza la realizzazione di un prodotto più sottile con il quale ottenere un pane più soffice e più bianco.

 

Nella farina semi-integrale, chiamata anche “farina tipo 2”, sono contenute quasi tutte le parti del chicco di frumento.

Le altre farine sono: la “farina tipo 00” (la più lavorata, con la grana più fine; è il prodotto derivato dalla macinazione del chicco di grano di cui si eliminano sia il germe – ricco di vitamine e minerali – che la crusca – ricca di fibre); la “farina tipo 0” (meno raffinata della precedente, in cui è presente una piccolissima percentuale di crusca); la “farina tipo 1” (meno raffinata del tipo 0, contiene una maggiore percentuale di crusca).

Che proprietà nutrizionali hanno le farine di grano tenero semi integrale e integrale?

La farina di grano tenero integrale è quella più completa dal punto di vista nutrizionale poiché è l’unica che conserva le fibre e i minerali presenti nel chicco di frumento da cui deriva; anche la farina 2 o semi-integrale, poco più raffinata di quella integrale, mantiene buone caratteristiche nutrizionali.

 

100 grammi di farina di grano tenero integrale sviluppano 319 Calorie e contengono approssimativamente:

13,5 g di acqua

12 g di proteine

1,9 g di lipidi

68 g di carboidrati

60 g di amido

2,1 g di zuccheri

8,4 g di fibre

3 mg di sodio

337 mg di potassio

3 mg di ferro

28 mg di calcio

300 mg di fosforo

0,4 mg di vitamina B1 o Tiamina

0,16 mg di vitamina B2 o Riboflavina

5 mg di vitamina B3 o Niacina

0,4 mg di vitamina E

 

Possibili effetti collaterali delle farine di grano tenero semi-integrale e integrale

A oggi non si ha evidenza di eventuali interazioni tra il consumo di farina di frumento tenero e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. Tuttavia, gli alimenti prodotti con farina di frumento tenero contengono glutine, per cui non possono essere consumati da soggetti celiaci o con intolleranza al glutine.

 

Quando è possibile reperire le farine di grano tenero semi-integrale e integrale

Le farine di frumento semi-integrale e integrale sono disponibili sul mercato tutto l’anno.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Le farine di frumento tenero semi-integrale e integrale sono molto energetiche e forniscono un lento rilascio di glucosio nel sangue assicurando all’organismo energia a lungo termine. Gli alimenti a base di farina integrale e semi-integrale contribuiscono, inoltre, alla regolarizzazione dell’attività intestinale: a differenza delle tipologie di farina di grano tenero più raffinate, infatti, nelle farine integrali e semi-integrali sono presenti quantitativi di fibre decisamente maggiori e la maggior parte sono fibre insolubili, ovvero quelle più adatte a favorire la funzionalità intestinale in quanto riducono il tempo di transito intestinale e aumentano la massa fecale.

Pertanto, dal punto di vista nutrizionale è consigliabile consumare la farina integrale o quella semi-integrale perché contengono percentuali più alte di fibre e minerali.

Non si ha nota di particolari controindicazioni al consumo: è bene ricordare, però, che in queste farine è contenuto il glutine, per cui non possono essere consumate da soggetti con intolleranza al glutine o con celiachia. Se consumate in grandi quantità e/o se la loro assunzione è prolungata nel tempo, queste farine possono risultare lassative: i soggetti con tendenza a disturbi intestinali come la colite, quindi, devono prestare particolare attenzione.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Broncoscopia

Che cos’è la Broncoscopia?

La Broncoscopia si tratta di una procedura diagnostica che consente l’esplorazione della trachea e dei bronchi. Viene eseguita introducendo, attraverso una delle narici o attraverso la bocca, un endoscopio del diametro di pochi millimetri nel cui interno è presente un canale operativo che permette l’introduzione di vari accessori (minuscole pinze, spazzole o aghi) e l’aspirazione delle secrezioni.

A che cosa serve?

La Broncoscopia o Videobroncoscopia (VBS) viene di norma eseguita quando un esame radiografico del torace (radiografia, TC) abbia evidenziato una patologia polmonare rilevante o qualora siano presenti sintomi o segni respiratori (esempio: tosse persistente, sangue nell’escreato, mancanza di respiro). Con la Broncoscopia si cerca di individuare la sede della malattia. Nel corso dell’esame si possono raccogliere campioni di secrezioni bronchiali da esaminare (per ricerca di cellule tumorali o di germi difficili compreso il bacillo tubercolare). È inoltre possibile prelevare campioni di tessuto con l’esecuzione di biopsie bronchiali (tessuto bronchiale) o transbronchiali (tessuto polmonare).

Come si svolge l’esame?

Dopo colloquio con il medico endoscopista, e dopo aver firmato il consenso informato per l’esecuzione dell’esame, il paziente sarà fatto stendere sul lettino endoscopico in posizione supina. Verrà chiesto di togliere occhiali ed eventuali protesi dentarie.

Successivamente, le sarà posizionato un ago in una vena per la somministrazione dei farmaci di preparazione all’esame e, come misura cautelare, nel caso durante l’esame fosse necessario iniettare farmaci d’urgenza.
Verrà fissato, al dito di una mano, un sensore (pulsiossimetro) attraverso il quale vengono controllate la saturazione del sangue e la frequenza cardiaca, predisposto un erogatore di ossigeno nel caso fosse necessario, sarà nebulizzato in gola un anestetico locale spray che riduce il fastidio del passaggio dello strumento. Verrà, quindi, somministrato un farmaco sedativo per mantenere un minimo di rilassamento.

A questo punto inizia l’esame vero e proprio. Dopo che il broncoscopio ha raggiunto le corde vocali viene spruzzato un anestetico liquido attraverso il canale operativo dello strumento e la stessa manovra viene ripetuta in trachea e nei bronchi, man mano che procede l’osservazione. Il medico esaminatore prende visione dell’albero tracheo-bronchiale ed effettua le manovre necessarie alla diagnostica (aspirazioni, lavaggi, biopsie o spazzolati). La durata della Broncoscopia è variabile e dipende dai reperti rinvenuti e dal tipo di prelievi effettuati.

L’esame è doloroso e/o pericoloso?

Quando lo strumento supera le corde vocali e in particolare quando si spruzza l’anestetico liquido si avverte, per pochi secondi, la sensazione di qualcosa che “va di traverso” e di non potere respirare, come quando si è sott’acqua. Il fastidio diminuisce molto rapidamente, nel tempo di pochi secondi.

I prelievi comunque non sono, in modo assoluto, dolorosi in quanto non vengono toccate radici nervose sensitive al dolore.

Follow Up

Il paziente sarà accompagnato fuori dalla sala endoscopica e fatto accomodare su una poltroncina o su un lettino dove rimanere in osservazione per un po’ di tempo, in quanto a termine dell’esame a seguito della sedazione potrebbe esserci una modesta sonnolenza e una lieve imprecisione nei movimenti fini. Perciò non potrà mettersi alla guida di veicoli dopo l’esame per un periodo di almeno 12 ore.

Possibili complicanze

La broncoscopia è generalmente sicura ed ha scarsi effetti collaterali. Si possono verificare a volte: mancanza di respiro, crisi anginose nei coronaropatici, dolore toracico, pneumotorace (aria nel cavo pleurico) ed emorragia dopo biopsia.

Presso il nostro Servizio di Endoscopia sono state eseguite oltre 1.000 broncoscopie senza aver mai osservato alcuna complicanza severa (che abbia richiesto l’ospedalizzazione del Paziente). Vengono comunque prese tutte le precauzioni per ridurre al minimo i rischi e per affrontare eventuali emergenze.

Cisti del polso

Che cos’è la cisti del polso?

La cisti è una tumefazione di natura non tumorale ripiena di liquido sinoviale. Questo liquido è un lubrificante che si trova all’interno delle articolazioni e nelle guaine dei tendini.

Quali sono le cause della cisti del polso?

La causa vera e propria non è attualmente nota. Sforzi ripetuti, traumi distorsivi, predisposizione individuale ed infiammazioni a livello locale possono favorire lo sviluppo di questa patologia.

Quali sono i sintomi della cisti del polso?

Le cisti sono un disturbo comune; nella maggior parte dei casi la neoformazione compare sul dorso del polso, meno frequentemente sul versante palmare o alla base del pollice. Queste tumefazioni possono essere dolorose, specialmente dopo uno sforzo. Le dimensioni variano nel tempo e talvolta, si riducono fino alla transitoria scomparsa della cisti.

Diagnosi

Per la diagnosi è sufficiente la visita dello specialista, anche se in certi casi può essere utile un esame ecografico.

Trattamenti

Se la cisti del polso non provoca dolore o non limita il movimento, è sufficiente controllare che non aumenti di volume. In caso contrario, è possibile aspirare con un ago il contenuto della neoformazione: questa procedura tuttavia non elimina il peduncolo di comunicazione con l’articolazione, che può quindi, prima o poi, ricomparire. Se i sintomi sono frequenti o intensi, è necessario asportare chirurgicamente la cisti. L’intervento, che dura circa 15 minuti, viene effettuato con l’anestesia del solo arto superiore. Nonostante l’intervento sia il metodo più affidabile di trattamento, la ricomparsa della tumefazione è comunque possibile, anche se rara.

cisti del polso

Fasolari

Fasolari

 

Che cosa sono i fasolari?

I fasolari (Callista chione) sono molluschi che appartengono alla famiglia Veneridae. Simili alle vongole, sono caratterizzati da conchiglie color marrone chiaro con venature più scure. Si trovano nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico nord-orientale.

 

Che proprietà nutrizionali hanno i fasolari?

100 g di fasolari apportano:

52 Calorie, circa

8,5 g di proteine

1 g di carboidrati

0,47 g di lipidi, fra cui colesterolo

20,5 mg di magnesio

2,0 mg di ferro

1,25 mg di zinco

 

Possibili effetti collaterali dei fasolari

Non si ha evidenza di interazioni fra il consumo di fasolari e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità dei fasolari

È possibile trovare i fasolari sul mercato tutto l’anno.

 

Possibili benefici e controindicazioni dei fasolari

I fasolari sono considerati alimenti alleati della dieta, grazie al loro limitato apporto di calorie. Tuttavia, come gli altri molluschi, rappresentano una fonte di dosi non trascurabili di colesterolo: una molecola fondamentale per l’organismo, ma che, allo stesso tempo, può mettere in pericolo la salute cardiovascolare se assunta in quantità eccessive. È possibile, infatti, che il colesterolo si depositi nella parete delle arterie, prendendo parte così al fenomeno dell’aterosclerosi. Le placche aterosclerotiche che si possono formare rappresentano un ostacolo per il flusso del sangue e possono determinare la formazione di trombi con il rischio di insorgenza di eventi pericolosi come l’infarto e l’ictus. Per questo motivo è consigliabile non esagerare con il consumo di cibi ricchi di colesterolo, come i molluschi, e ricordare le Linee Guida per la Prevenzione dell’Aterosclerosi del Ministero della Salute secondo cui l’apporto quotidiano di colesterolo non dovrebbe superare i 300 mg nel caso degli adulti sani e i 200 mg nel caso di chi è già affetto da problemi cardiovascolari.

È altresì vero, tuttavia, che l’introduzione dei fasolari nell’alimentazione consente di rifornire l’organismo di proteine di qualità elevata e di minerali importanti per il metabolismo intracellulare ed extracellulare (in special modo magnesio), per il funzionamento della tiroide e la formazione di ossa e muscoli (lo zinco) e per evitare l’anemia (il ferro).

Il consumo di fasolari potrebbe provocare delle allergie.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Lattuga gentile

Lattuga gentile

 

Che cos’è la lattuga gentile?

La lattuga gentile (o gentilina o canasta) è una varietà di lattuga, dal sapore dolce, che può essere consumata sia cruda sia cotta. È caratterizzata da un cespo aperto con foglie a margine increspato di consistenza piuttosto croccante, con colori che variano dal verde chiaro al rosso-viola. Il nome scientifico con cui viene indicata è Lactuca sativa var. secalina.

 

Che proprietà nutrizionali ha la lattuga gentile?

100 grammi di lattuga gentile apportano mediamente 21 Calorie, suddivise in 38% di proteine, 19% di lipidi e 43% di carboidrati

In particolare, 100 grammi di lattuga contengono:

94,3 g di acqua

1,8 g di proteine

0,4 g di lipidi

0 mg di colesterolo

2 g di carboidrati

1,5 g di fibre

9 mg di sodio

240 mg di potassio

0,8 mg di ferro

45 mg di calcio

31 mg di fosforo

0,05 mg di vitamina B1 o Tiamina

0,18 mg di vitamina B2 o Riboflavina

0,7 mg di vitamina B3 o Niacina (o vitamina PP)

229 µg di vitamina A retinolo eq.

6 mg di vitamina C

Acido folico (vitamina B9)

Vitamina K

 

Possibili effetti collaterali della lattuga gentile

Non si ha evidenza a oggi di eventuali interazioni tra il consumo di lattuga gentile e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È consigliabile consultare il medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità della lattuga gentile

La lattuga gentilina è disponibile per gran parte dell’anno; viene raccolta infatti nei mesi primaverili, estivi e autunnali.

Possibili benefici e controindicazioni

L’apporto di fibre (1,5 grammi ogni 100 grammi di prodotto) e acqua (94 grammi ogni 100 grammi di prodotto) rende la lattuga gentilina un alimento ideale per coloro che sono nella condizione di dover migliorare il transito intestinale. Il basso apporto energetico (20 Calorie ogni 100 grammi di prodotto consumato) la rende adatta anche a coloro che devono rispettare un regime alimentare a basso contenuto di calorie. Quando viene consumata cruda si può assaporare la consistenza croccante che la caratterizza e che aumenta, inoltre, il senso di sazietà.

La lattuga gentile è consigliata a chi soffre di ritenzione idrica per le sue proprietà diuretiche. La notevole quantità di acqua e di sali minerali la rendono un alimento rinfrescante e rimineralizzante (contiene soprattutto calcio, potassio e fosforo). Le buone quantità di vitamine in essa contenute svolgono molte funzioni importanti: la provitamina A è fondamentale per il benessere della pelle e la protezione della vista, la vitamina K rinforza le ossa e protegge il sistema nervoso perché partecipa allo sviluppo della guaina mielinica che ricopre i nervi, le vitamine del gruppo B di cui particolarmente buono è il contenuto di acido folico o vitamina B9 che è essenziale per il benessere dell’apparato cardiovascolare e molto importante in gravidanza per uno sviluppo ottimale del nascituro, e la vitamina C, che è un antiossidante in grado di contrastare l’invecchiamento delle cellule e l’aumento del colesterolo nel sangue.

Non si ha nota di controindicazioni al consumo di lattuga gentilina, a meno che non si soffra di allergia a questo ortaggio.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Luccio

Luccio

 

Che cos’è il luccio?

Il luccio (Esox lucius) è un pesce che appartiene alla famiglia delle Esocidae. Si tratta di una specie autoctona, diffusa nella maggior parte dell’Europa (in particolare nelle regioni settentrionali e nord-orientali).

 

Che proprietà nutrizionali ha il luccio?

100 g di luccio (parte edibile, a crudo) apportano 81 Calorie suddivise all’incirca in 93% di proteine e 7% di lipidi

In particolare, in 100 grammi di luccio sono presenti circa:

18,7 g di proteine

0,6 g di lipidi

0,1 g di zuccheri disponibili

39 mg di colesterolo

tracce di vitamina C

1,7 mg di niacina

0,09 mg di tiamina

0,07 mg di riboflavina

6 µg di vitamina A (retinolo equivalente)

250 mg di potassio

220 mg di fosforo

20 mg di calcio

63 mg di sodio

1,1 mg di ferro

 

Possibili effetti collaterali del luccio

Non si ha evidenza di possibili interferenze tra il consumo di luccio e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Possibili benefici e controindicazioni del luccio

Il luccio è un pesce che contiene una piccola quantità di acidi grassi saturi, un tipo di lipidi considerato pericoloso per la salute cardiovascolare: secondo le Linee Guida per la Prevenzione dell’Aterosclerosi del Ministero della Salute, infatti, non dovrebbe essere assunto in quantità superiori al 10% delle calorie introdotte quotidianamente con il cibo. Il luccio, inoltre, è una buona fonte di proteine di qualità elevata, di niacina e di minerali. Fra i minerali contenuti in questo pesce ci sono il potassio, che aiuta a controllare la frequenza cardiaca e la pressione, e il fosforo, che è molto importante per la salute di ossa e denti, ma anche di reni, muscoli e cuore, del metabolismo e della trasmissione dell’impulso nervoso.

Purtroppo, però, il consumo di luccio comporta anche un’assunzione di colesterolo non trascurabile, per cui è necessario tenerne conto per rispettare il limite di assunzione massima indicato dalle Linee Guida per la Prevenzione dell’Aterosclerosi (300 mg/die per gli adulti sani o 200 mg/die in presenza di problemi cardiovascolari).

 

Periodo di reperibilità del luccio

A seconda della Regione, i periodi in cui la pesca del luccio viene consentita sono diversi. In Lombardia è vietata dall’1 febbraio al 31 marzo, in Piemonte dal 15 febbraio al 15 marzo, in Veneto dall’1 gennaio al 31 marzo, in Trentino Alto Adige dal 15 febbraio al 15 marzo e in Emilia-Romagna dal 15 dicembre al 15 maggio.

 

Disclaimer

Le seguenti informazioni rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.